Col dividendo meglio non giocare in difesa

La probabile risalita dei tassi d’interesse nel 2014 avrà ripercussioni sui replicanti high dividend, ma ciò non significa che devono essere abbandonati. In prospettiva, è bene stare alla larga da quelli troppo difensivi.

Valerio Baselli 28/10/2013 | 11:35
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Nel medio periodo, occhio alle strategie ad alto dividendo. Nonostante la marcia indietro della Fed sul cosiddetto tapering e la volontà espressa dalla Bce di non alzare il costo del denaro, gli investitori restano infatti timorosi di fronte alla prospettiva di un aumento dei tassi d’interesse nei prossimi mesi. I detentori di titoli a reddito fisso non sono gli unici a essere interessati. Anche i prodotti high dividend, in particolar modo quelli molto diffusi come gli Exchange traded fund, sono piuttosto sensibili a oscillazioni nei tassi d’interesse. Gli Etf high dividend, comunque, non sono tutti uguali. Il loro portafoglio può variare sensibilmente così come la loro reazione a un’eventuale salita dei tassi. Prendiamo i due maggiori Etf di questa categoria: il Vanguard Dividend Appreciation Etf e l’iShares Select Dividend hanno strategie talmente diverse che solo il 17% del loro portafoglio è in comune.

Tassi in salita, ma non nel breve periodo
“Il successore di Ben Bernanke alla guida della Federal Reserve, Janet Yellen, è una sostenitrice del programma di acquisto bond, il quantitative easing”, afferma in una nota Abby Woodham, analista Etf di Morningstar negli Stati Uniti. “È quantomeno improbabile che la politica monetaria espansiva della Fed cambi rotta prima del 2014. Inoltre, anche la crescita economica che prosegue a rilento suggerisce che il tapering difficilmente partità entro la fine dell’anno. In un’ottica più di lungo periodo, tuttavia, i tassi sono destinati per forza a salire. Anche Vanguard, in una nota pubblicata di recente, prevede una progressiva riduzione del quantitative easing a partire da gennaio, e il suo definitivo abbandono nel 2015”. Un discorso analogo si potrebbe fare per la Banca centrale europea, che non potrà tenere il costo del denaro ai minimi per sempre. Con l’auspicabile ritorno alla crescita economica nei prossimi anni, anche in Europa i tassi saliranno.

Insomma, nel complesso gli investitori dovrebbero essere meno preoccupati per gli aumenti dei tassi nel breve termine, ma più concentrati sulla loro asset allocation di lungo periodo, in quanto il costo del denaro salirà gradualmente nel corso dei prossimi tre-cinque anni. Cosa comporterebbe una tale prospettiva per i detentori di Etf ad alto dividendo?

Titoli più stabili, ma non cavalcano il boom
I tassi d’interesse tendono ad aumentare quando l’economia vive una fase espansiva, di crescita accelerata. Nel corso di tale situazione, l’aumento dei tassi può essere un vento contrario per le azioni ad alto dividendo, perché soffrono la concorrenza dei titoli a reddito fisso (che offrono rendimenti maggiori) e dei titoli azionari di tipo growth. “Anche se le aziende che offrono buoni dividendi di solito tendono ad avere una maggiore stabilità nei flussi di cassa, hanno anche un minore potenziale di crescita rispetto ai titoli che non pagano dividendi ma che fanno parte di settori ciclici, come i beni di consumo o i manufatturieri”, prosegue l’analisi di Woodham. “Se l’economia è in piena espansione, le azioni high dividend (spesso titoli difensivi), generano una domanda inferiore rispetto ai settori che cavalcano la fase di crescita”. Insomma, durante le fasi di espansione economica, i settori difensivi perdono fascino. Storicamente, infatti, hanno sottoperformato il mercato azionario in periodi di tassi crescenti, in particolare i settori delle utility e delle telecomunicazioni, ma anche il segmento sanitario e finanziario.Al contrario,le azioni ad alto dividendo tendono a sovraperformare con i tassi stabili o in discesa.

“Nonostante questo rischio di sottoperformance, gli investitori non dovrebbero disfarsi dei propri investimenti ad alto dividendo in attesa di migliori rendimenti sui bond”, afferma l’analista Morningstar. “Chi è preoccupato dalla salita dei tassi dovrebbe invece cercare Etf high dividend che offrano diversi punti di forza in termini di asset allocation, crescita dei dividendi e qualità”.

Non chiudersi in difesa
“Gli investitori non dovrebbero ignorare completamente i titoli difensivi. La loro stabilità su interi cicli di mercato è interessante, nonostante i periodici momenti di sottoperformance”, prosegue Woodham. “Certo, coloro che investono in azioni ad alto dividendo con un obiettivo di total return (ottenimento di un rendimento costante indipendente dall’andamento dei mercati, Ndr) dovrebbero evitare quelle strategie pesantemente esposte ai settori difensivi”. Per questo è opportuno conoscere la composizione settoriale degli Etf high dividend.

Secondo i dati Morningstar, gli Etf ad alto dividendo disponibili in Europa hanno un’esposizone media ai settori difensivi pari al 24,3%, ma con ampie differenze tra un prodotto e l’altro. Così, si passa dal 47,4% dell’iShares DJ US Select Dividend all’8,35% dell’ETFX Dow Jones Global Select Dividend. È quindi opportuno sapere che un replicante molto esposto a questi titoli sarà più stabile in fasi economiche difficili, ma che probabilmente sottoperformerà in momenti di crescita, con tassi d’interesse in salita.

Quello che conta è la crescita dei dividendi
A prescindere dai tassi d’interesse, comunque, quello che bisogna davvero ricercare in un prodotto high dividend è l’incremento costante della cedola, piuttosto che il dividendo più alto. Una crescita stabile e continua nei dividendi suggerisce, infatti, una gestione aziendale responsabile. Ad esempio, un’azienda che paga l’1,5% di dividendo con una crescita pari al 10% annuo, è in grado di generare in sei anni un reddito maggiore di quello prodotto da un’azienda che paga ogni anno il 3%. È importante quindi capire anche in che modo l’indice replicato dall’Etf sceglie i propri titoli (per approfondire, clicca qui).

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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