Il destino dell’oro non parla americano

Il metallo giallo è un’asset class complessa e collegarla solo alle fortune del dollaro o alle decisioni della Fed è un errore. Secondo il Wgc sono ben sette i fattori che globalmente incidono sulle quotazioni del minerale.

Valerio Baselli 04/09/2013 | 00:01
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Spesso, quando si ragiona sulla quotazione dell’oro si prendono in considerazione fattori quasi esclusivamente americanocentrici, come la politica monetaria della Federal Reserve e la forza del dollaro. La realtà, tuttavia, è molto più complessa e le turbolenze degli ultimi mesi lo dimostrano  (dall’inizio dell’anno il lingotto ha perso il 15%; dati in euro al 31 agosto).

L’oro è stato al centro della scena nell’ultimo decennio per varie ragioni, a partire dal boom degli Exchange traded product che hanno facilitato l’investimento in materie prime. Eppure, è innegabile che il metallo giallo sia una di quelle asset class che si amano o si odiano. Per alcuni non ha senso investire in un  materiale senza valore intrinseco, che semplicemente viene estratto in qualche miniera e poi immagazzinato in qualche caveau. Per altri, invece, l’oro è l’unica vera assicurazione contro l’incertezza che ha colpito il mondo finanziario negli ultimi anni. Anche per questo, molti si chiedono cosa guidi davvero il corso del valore aurifero.

Il World gold council (Wgc) (un’organizzazione che si occupa delleo sviluppo e delle problematiche legate al mercato dell’oro) ha cercato di rispondere a questa domanda in uno studio pubblicato recentemente, individuando ben sette fattori che incidono sul valore del metallo giallo. È fondamentale sottolineare come questi fattori possano influenzare le quotazioni aurifere in maniera diversa a seconda dei momenti e che comunque sono legati anche tra di loro.

Valute
Nel 1971 finì la convertibilità diretta del dollaro in oro e nacque il sistema di cambio fluttuante tra le varie divise. Tuttavia, l’oro mantiene anche oggi alcune delle sue caratteristiche monetarie. È innegabile che il metallo giallo presenti una correlazione negativa con il dollaro e altre valute di paesi sviluppati.

Inflazione
Una variabile come l’inflazione (anche quella attesa) condiziona il potere di acquisto delle persone e quindi la loro visione sul proprio consumo e risparmio; ciò ha un forte impatto sulla domanda aurifera. Tuttavia va sottolineato che la protezione  offerta dall’oro deve essere analizzata in un contesto globale e non solo locale.

Tassi d’interesse
I tassi d’interesse sono una componente fondamentale nella valutazione di qualsiasi investimento, perché misurano il costo-opportunità di tenere il proprio capitale liquido invece che investirlo. Tassi d’interesse elevati aumentano il costo-opportunità legato all’investimento aurifero, mentre tassi contenuti lo favoriscono. Anche qui, è importante considerare la visione globale, non solo statunitense.

In questo momento, ad esempio, ragionare solo in considerazione del tanto chiacchierato Tapering della Federal Reserve (ovvero il ridimensionamento del programma di acquisto bond), potrebbe essere un errore, in quanto ci sono altri paesi che proseguono una politca monetaria espansiva, a partire dal Giappone.

Reddito e consumi
Gioielli, lingotti, monete e applicazioni tecnologiche formano la maggior parte della domanda di oro fisico. Maggiore ricchezza porta a maggiori consumi di questi bene e quindi a una richiesta crescente di metallo giallo, soprattutto nei paesi emergenti, che pesano sempre di più all’interno della domanda aurifera.

Rischio di coda
Il rischio di coda (o Tail risk) è in genere causato da una grave crisi economica o finanziaria, imprevista, creando uno shock sistemico che porta in poco tempo panico sui mercati, innescando una spirale ribassista che colpisce numerose categorie d’investimenti. I primi dieci anni del duemila hanno dimostrato che questi eventi possono verificarsi anche a pochi anni di distanza l’uno dall’altro (l’ultimo in ordine cronologico è stata la crisi del debito sovrano europeo nell’estate 2011, periodo in cui l’oro toccò il proprio massimo storico a oltre 1.900 dollari all’oncia). Situazioni del genere portano gli investitori verso assset class molto liquide e meno esposte a questi rischi. Il lingotto ha dimostrato statisticamente di resistere durante queste fasi di turbolenza.

Flussi a breve termine
All’interno delle dinamiche dei mercati finanziari, il prezzo dell’oro può essere fortemente influenzato anche dai flussi in entrata o in uscita che sfruttano il cosiddetto momentum, ovvero un breve periodo di tempo in cui il valore aurifero viene trascinato più dai movimenti di capitale piuttosto che dalle dinamiche di domanda e offerta.

L’attualità offre in questo senso un esempio calzante. Nelle ultime settimane le tensioni in Siria hanno giocato un ruolo fondamentale sotto diversi punti di vista. I timori di un conflitto armato hanno gettato nel panico gli investitori, determinando una vera e propria corsa verso porti più sicuri e la contestuale fuga dagli asset più rischiosi. Non a caso, ad agosto il metallo giallo è salito del 12%.

L’offerta di oro fisico
I fattori precedenti riguardano tutti la domanda di oro da acquistare, ma anche il lato dell’offerta può influenzare il prezzo del metallo giallo. Ad esempio, una diminuzione della capacità estrattiva delle aziende del settore potrebbe spingere al rialzo le quotazioni. 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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