Il metallo giallo scolorisce

In un solo giorno, l’oro ha perso l’8% e dall’inizio dell’anno il calo è a due cifre. Diverse le ragioni dietro questo crollo.

Valerio Baselli 24/04/2013 | 10:32
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Il lingotto affonda. Dopo aver battuto tanti record, la settimana scorsa l’oro ne ha segnato uno in negativo: lunedì 15 aprile il metallo giallo ha perso l’8% (dopo il -5% segnato il venerdì precendete) , equivalente a 150 dollari l’oncia bruciati in una sola seduta, il maggior ribasso giornaliero dal 1983.

Il 2013 non sembra essere un anno felice per i metalli preziosi. Il black monday, infatti, non è un caso isolato, ma il punto più basso di un trend in atto già da qualche mese. Da inizio anno, infatti, l’oro è passato da poco meno di 1.700 dollari l’oncia agli attuali 1.420 (lasciando per strada il 15% del proprio valore, mentre l’argento ha perso il 23%; dati in dollari al 22 aprile). Numeri che spingono alcuni operatori, come l’esperto di commodity Jim Rogers, a prevedere un’ulteriore discesa verso i 1.200 dollari.

Una lunga corsa
Bene rifugio, porto sicuro, safe haven. Ecco come da anni viene definito l’investimento in oro. Una specie di mantra ripetuto forse nel tentativo di infondere agli investitori una qualche certezza in un mondo (finanziario) che ne ha lasciate ben poche. Occorre però non dimenticarsi che in finanza non esistono asset privi di rischio, ne tanto meno porti al riparo delle tempeste, e chi ha puntato sul metallo giallo a inizio anno se ne sta rendendo conto.

Tuttavia, a prescindere dalle definizioni più da marketing da che analisi finanziaria, una cosa è certa: il prezzo dell’oro (in dollari) è cresciuto per 12 anni di fila (dal 2001 al 2012), per di più nel bel mezzo di due crisi finanziarie. Pochissime asset class possono vantare un track record simile. Ma se le politiche monetarie espansive sono ancora in atto e la crisi non è finita, quali ragioni ci sono dietro a questo crollo?

Appetito per il rischio
“Dopo oltre un decennio di rialzi puntali, il crollo dell’oro sembra essere un risultato del tutto naturale e in nessun modo ciò significa che l’oro perda il suo valore di bene rifugio”. A dirlo è una nota a firma di Adrian Ash, responsabile della ricerca di BullionVault, società inglese che offre servizi per la compravendita di metalli preziosi.  “I mercati azionari sono positivi e aspettarsi che anche l’oro, che si può considerare come un’assicurazione contro le crisi, vada contemporaneamente in rialzo sarebbe illogico. Se questo crollo non indica che la crisi è finita, dice per lo meno che stia prendendo respiro”.

Insomma, il rinnovato appetito per il rischio spinge gli investitori verso l’equity. Inoltre, la timida ripresa economica in Europa frena l’inflazione, che potrebbe essere un’altra ragione per non acquistare oro.

Un rifugio volatile
Un’altra cosa da tenere a mente è che discese del genere non sono così rare. Sia a metà del 2006 che alla fine del 2008, il prezzo  è sceso rispettivamente del 25% e del 33% prima di ricominciare il trend rialzista. “Tra gennaio del 1975 e settembre del 1976, il prezzo dell’oro in dollari scese fino quasi a dimezzarsi. Molti investitori privati vendettero, subendo grosse perdite mentre l’inflazione negli Stati Uniti si riduceva. La crisi però non era finita, e il valore del metallo giallo in seguito salì di otto volte, fino al picco massimo del gennaio 1980”, ricorda Ash nella nota.

Pur sempre un ombrello
Il metallo giallo, tuttavia, non sembra aver perso il ruolo di “assicurazione” che può giocare in un portafoglio diversificato. “Gli investitori devono pensare nel lungo periodo e non dimenticare le qualità dell’oro”, commenta in una nota Mike Turner, responsabile della strategia globale di Aberdeen Am. “Nessuno può sapere quali saranno gli effetti degli enormi e prolungati stimoli monetari messi in atto per risollevare l’economia. In questo senso, l’oro non ha perso la sua funzione di ombrello”.

 

Exchange traded product dedicati all’oro quotati su Borsa Italiana per rendimento da inizio anno


Dati in euro al 19 aprile, al lordo dell’imposta sul Capital gain
Sono stati esclusi gli strumenti a leva o short
Fonte: Morningstar Direct 

 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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