Monster non fa così paura

I tassi di crescita del fatturato hanno fatto schizzare le quotazioni del titolo, ma la società americana promette di continuare la sua espansione. Al momento i nostri analisti consigliano di rimanere prudenti in attesa di prezzi di mercato più convenienti. 

Francesco Lavecchia 06/08/2013 | 11:00
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Monster Beverage promette una crescita in doppia cifra per i prossimi cinque anni, ma i timori di un rallentamento della domanda di energy drink negli Usa ci spingono a rivedere le nostre previsioni e a considerare il titolo della società americana ancora troppo costoso. I nostri analisti hanno recentemente tagliato la stima del prezzo obiettivo da 55 a 51 dollari e raccomandano di mantenere un atteggiamento prudente, in attesa di quotazioni più convenienti.

Energy drink in crescita negli Usa
Grazie a una politica di marketing estremamente efficace, il fatturato di Monster è passato in circa 10 anni da 50 milioni di dollari a 1,9 miliardi, facendo emergere la società americana come il secondo maggior produttore di bevande energizzanti (dietro  solo a Red Bull). La crescita dell’azienda statunitense, comunque, è tutt’altro che esaurita e promette di espandersi sia sul mercato interno che su quello internazionale.

Al momento, infatti, si stima che ogni americano consumi in media in un anno circa 400 bevande Coca-Cola e solo 10 marchiate Monster Beverage, ma tale rapporto di 40 a 1 a favore di Coca-Cola è destinato a ridursi. I consumatori di bevande energetiche hanno tendenzialmente un'età più giovane, quindi per un semplice effetto demografico questi dovrebbero aumentare con il passare degli anni, se ipotizziamo che ogni anno se ne aggiungano di nuovi.

Margini in salita grazie ai mercati esteri
Fuori dai confini nazionali le potenzialità di crescita sono addirittura superiori. Al momento, infatti, Monster ricava sui mercati esteri il 10% circa di quanto riesce a fatturare il suo principale competitor, e questo può essere spiegato con la sua ancora limitata distribuzione (Red Bull è presente in circa 164 paesi, mentre Monster in solo 80). I nostri analisti sono fiduciosi che grazie a nuovi accordi di distribuzione con società terze, come AB-InBev, Schweppes e la stessa Coca-Cola, l’azienda americana potrà estendere la sua presenza e stimano che nel 2020 il fatturato prodotto sui mercati esteri possa rappresentare il 50% del giro d’affari complessivo.

Grazie a un modello di business molto snello, il gruppo americano riesce a generare rendimenti del capitale molto elevati, se paragonati ad esempio a quelli di Coca-Cola, che sono addirittura destinati ad aumentare per effetto del maggior contributo del segmento estero, che dovrebbe generare profitti a iniziare da questo esercizio. Il margine operativo dovrebbe quindi passare nei prossimi dieci anni dall’attuale 26% al 30% nel 2022, e questo rende Monster una preda molto appetibile per le mire espansionistiche dei colossi del settore del beverage.

Per leggere l'analisi completa su Monster Beverage clicca qui.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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