Allarme rosso per i conti dell’Inps

La fusione con l’Inpdap e i mancati pagamenti della Pubblica amministrazione hanno fatto crollare il patrimonio netto dell’istituto previdenziale da 41 a 15 miliardi di euro.

Valerio Baselli 05/04/2013 | 10:36
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L’hanno chiamato il “Super Inps”, come un eroe dei fumetti. Peccato che l’organismo nato l’anno scorso dalla fusione tra Inps, Inpdap ed Enpals, di “super” abbia soprattutto il buco di bilancio. L’ente previdenziale italiano, quello che dovrebbe garantire la pensione pubblica ai cittadini, si è letteralmente mangiato 26 miliardi di euro in 24 mesi. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell'Inps ha infatti approvato il bilancio di previsione dell'istituto per quest’anno, certificando un patrimonio netto a fine 2013 pari a 15 miliardi, contro i 41 miliardi di fine 2011.

I motivi
Essenzialmente, questa situazione riflette due eventi. In primis, la già citata fusione avvenuta nel 2012, che ha portato in dote il buco di 10 miliardi di euro dell’Inpdap. A questo occorre poi aggiungere circa 30 miliardi di mancati nuovi contributi da parte della Pubblica amministrazione.

Inoltre, nonostante la riforma Fornero, nei risultati principali indicati nel bilancio di previsione si segnala un aumento anche del disavanzo economico e un calo del patrimonio netto dell'istituto: le entrate contributive crescono (+0,9%), ma non quanto la spesa per pensioni (+1,7%).

Nella sua relazione, il Civ ribadisce la necessità di sottoporre a un attento monitoraggio tutti i fondi amministrati dall'Inps che presentano consistenti disavanzi economici con effetti negativi sul saldo generale del bilancio. Occorre valutarne la futura evoluzione, si legge nella relazione, aggiornando al più presto i bilanci tecnici, nonché la sostenibilità dell'intero sistema, per poi portare i risultati di tali valutazioni all'attenzione dei ministeri vigilanti, quello del Lavoro, delle Politiche sociali e dell'Economia, per gli eventuali e opportuni interventi correttivi.

Niente panico, ma occorre riflettere
I numeri non sono certo dei migliori, ma forse non è ancora tempo di dire addio alla pensione pubblica. In attesa di capire quali mosse verranno prese per rimediare a una situazione oggettivamente difficile, potrebbe essere una buona mossa capire cosa si può fare per diversificare i propri investimenti previdenziali. È un parodosso non da poco il fatto che in un paese in cui l’istituto pensionistico pubblico mostri problemi del genere, ci sia allo stesso tempo uno dei tassi di adesione alla previdenza complementare più bassi d’Europa. 

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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