Il gestore non piange per Telecom

Il taglio dei dividendi non preoccupa i fondi. Il titolo è presente, in maniera minima, quasi esclusivamente nei portafogli dedicati all'Italia e in qualche Etf. 

Marco Caprotti 12/02/2013 | 17:19 Francesco Lavecchia
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Se qualcuno piange per la decisione di Telecom Italia di tagliare il dividendo, non è un gestore. I fondi specializzati sull’Italia sono i soli che hanno una presenza del titolo di una qualche rilevanza e non si strapperanno i capelli, vista la magra percentuale delle azioni nei loro portafogli. Qualche problema in più potrebbero averli gli Etf. In generale, comunque, secondo i dati di Morningstar chi ha un orizzonte di ampio respiro sembra considerare poco l’ex monopolista.

Il gruppo telefonico ha praticamente dimezzato la cedola, annunciando per il 2013-2015 un monte dividendi di 450 milioni di euro l’anno, rispetto agli 888 milioni distribuiti nel 2012 (1,2 miliardi nel 2011).  Il mercato non ha reagito bene. Il titolo Telecom dall’8 febbraio, quando è stato annunciato il taglio, fino all’11 dello stesso mese ha perso il 4,75%.

Il piano triennale
L’uso delle forbici è stato comunicato con l’aggiornamento del piano triennale 2013-2015. Il gruppo prevede per quest’anno ricavi stabili, una riduzione percentuale dell’Ebitda – l’utile lordo – “low-single digit” (un’espressione, peraltro vaga, con cui alcuni operatori finanziari indicano un andamento compreso fra l’1% e il 4%) e una posizione finanziaria netta rettificata inferiore a 27 miliardi di euro. Per il 2015 la società si attende ricavi ed Ebitda in crescita media annua (quello che gli analisti chiamano Cagr, acronimo di Compound annual growth rate) “low-single digit”, investimenti industriali cumulati per circa 16 miliardi di euro in tre anni e un rapporto fra il debito e l’Ebitda inferiore a due volte nel 2015. Il gruppo ha anche annunciato l’avvio di un programma di emissioni fino a 3 miliardi di euro di titoli di debito subordinati ibridi nell’arco di un periodo di 18-24 mesi. Si tratta di titoli con scadenza di solito ultradecennale a metà fra il debito puro e l’azione che hanno determinate caratteristiche come la possibilità di essere rimborsati solo se tutti gli altri obbligazionisti hanno già ricevuto ciò che spetta loro, ma prima degli azionisti, o la facoltà dell’emittente di rinviare il pagamento di una o più cedole al verificarsi di determinati accadimenti. L’emittente ha la possibilità di rimborsare in anticipo il prestito. Solitamente se non viene esercitato questo diritto è previsto un aumento della cedola (la clausola cosiddetta step-up).

Cosa dicono in Borsa
Gli analisti specializzati sul titolo, intanto, hanno iniziato a rimettere mano ai loro report. E se i giudizi non sono cambiati (si va dal buy e overweight rispettivamente di Kepler e Ubs all’underperform di Chevreux, passando per l’hold di Equita Sim), quello che si nota è invece un ritocco al ribasso per gli obiettivi di prezzo. Anche gli analisti di Morningstar non hanno cambiato il rating (cinque stelle) anche se mostrano qualche perplessità. “Abbassare il rapporto fra i debiti e l’utile lordo è uno sforzo che merita un applauso, ma riteniamo che sia un tentativo che pecca di eccessivo ottimismo, spiega Allan Nichols. “Bisogna considerare il contesto nel quale si muove il gruppo. Alla fine del 2008, Telecom aveva una quota di mercato del 40,3%, una delle più alte nel mondo. Con l’avvento della recessione molti clienti, che avevano più di un’utenza hanno tagliato le spese e la società ha perso 4 milioni di contratti, un dato formato anche dalla cancellazione delle sottoscrizioni inattive. Da allora, sia il mercato che il gruppo hanno dato segnali di recupero, ma ormai sono rimaste poche posizioni da guadagnare”. Il giudizio di acquisto del titolo, semmai, si giustifica con la crescita del gruppo in Sudamerica. “Telecom in Brasile sta recuperando le quote di mercato che aveva perso nel segmento della telefonia mobile. Un settore che è in grado di sostenere la crescita nel medio e lungo periodo”, continua l’analista di Morningstar. “Un discorso del genere si può fare anche per l’Argentina”.

Outlook negativo
Moody’s, intanto ha tagliato il rating sull’emittente Telecom Italia e sulle sue emissioni senior non garantite, portandolo da “Baa2” a “Baa3”. L’agenzia ha anche detto che su questa valutazione c’è l’outlook negativo (rischia cioè di essere ritoccata ancora al ribasso). La decisione è direttamente collegata ai risultati dell’esercizio 2012. In particolare, spiega la nota, “riflette gli accresciuti rischi derivanti al suo business dal difficile contesto operativo nel mercato chiave, quello domestico”.

Inoltre, secondo l’agenzia di valutazione, le azioni intraprese dalla compagnia (come il taglio del dividendo e il piano di emissioni obbligazionarie ibride) per mitigare gli effetti del deterioramento della performance in Italia “non sono sufficienti a compensare pienamente l’accresciuto rischio per il gruppo”. L’agenzia di rating Fitch, da parte sua, ha confermato il giudizio sul merito di credito di lungo termine di Telecom Italia a “BBB” con outlook, anche qui, negativo. La decisione, hanno spiegato gli analisti statunitensi, riflette l’intenzione del gruppo di rafforzare il bilancio attraverso il dimezzamento del dividendo e il lancio di bond ibridi da 3 miliardi di euro nei prossimi 24 mesi per compensare, in parte, la maggiore debolezza attesa nel mercato domestico.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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