Gli Usa aspettano gli effetti del QE2

La mossa di allentamento della Fed e le elezioni di medio termine hanno caratterizzato l'ultimo mese del mercato americano. Occhi sull'inflazione.

Marco Caprotti 19/11/2010 | 09:39
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Mentre gli analisti studiano per capire se gli Stati Uniti si siano avviati sulla strada delle ripresa o stiano per rientrare in recessione, Wall Street cerca di tenere la barra dritta. I rendimenti del Tbond decennale (intorno al 2,5%, complice anche la bassa inflazione che comprime gli yield) sembrerebbero indicare un livello di brusca frenata. Al contrario, gli indicatori economici mostrano che il tanto temuto double dip è ancora lontano.

L’indice Msci North America, intanto, nell’ultimo mese (fino al 17 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato più del 3,7%, portando a +12,6% la performance da inizio anno. I fatti più rilevanti delle settimane scorse sono state le elezioni di medio termine e il secondo piano di stimolo economico (il cosiddetto QE2 o allentamento quantitativo) lanciato dalla Federal Reserve.

Elezioni e QE2
Per quanto riguarda la chiamata alle urne il risultato ha visto la vittoria dei repubblicani che conquistano il controllo della Camera dei rappresentanti con un’ampia maggioranza, e registrano una forte avanzata al Senato anche se non sufficiente per assumerne la guida. Insomma, non è stato il trionfo sperato. Il successo è stato condizionato anche dalla forza dell’ala destra dei conservatori, formata dai candidati del Tea Party, che ha visto l’elezione di due senatori in Kentucky e Florida. E anche per quanto riguarda i governatori, i repubblicani ne hanno strappati dieci ai liberal, ma hanno perso la California

Sul fronte del rilancio economico, la Fed dopo settimane di attesa e speculazioni ha annunciato il piano di acquisto di Tbond per un totale di 600 miliardi di dollari fino a giugno del prossimo anno. Il piano si aggiunge a quello da 1.700 miliardi lanciato a fine 2008 per far fronte alla crisi finanziaria internazionale dei subprime. L’intenzione è quella di dare una nuova spinta a un’economia americana che, nel terzo trimestre, ha segnato un progresso del 2% dopo il +1,7% fatto segnare nei tre mesi precedenti. Numeri considerati troppo bassi, spiegano gli economisti, per sperare di abbassare il livello di disoccupazione in tempi brevi.

I radar sull’inflazione
Sempre dal fronte congiunturale sono arrivati anche gli ultimi numeri sull’inflazione Usa che mostrano una crescita (+0,2%) minore delle attese. Questo indicatore, viene monitorato con molta attenzione dagli operatori. “La crescita dei mercati emergenti porterà a una maggiore richiesta di materie con una conseguente crescita dei prezzi delle materie prime e, a seguire dell’inflazione”, spiega uno studio di Morningstar. “E’ un’eventualità con la quale gli americani possono sopravvivere anche adesso che la Fed è intervenuta.

Gli elementi di preoccupazione tuttavia non mancano. Un’accelerazione dei prezzi al consumo non solo a livello americano ma globale è possibile, soprattutto a causa dell’incremento dei valori delle commodity alimentari. A quel punto, sarebbero necessari dei rialzi dei tassi di interesse che porterebbero a rallentamenti della crescita congiunturale”.

Nuove mosse della Fed?
Sul mercato, intanto si ricomincia a parlare di nuovi piani di stimolo all’economia. Il consensus degli analisti dice che nel 2011 ci sarà un rallentamento rispetto a quest’anno. Per vedere il quadro di nuovo a fuoco bisognerà aspettare almeno il 2013. “Negli Usa ci si sta già chiedendo se saranno necessari altri QE”, spiega Massimo Jakelich, direttore degli investimenti di Vontobel Europe. “La risposta che alcuni danno è che ce ne vorrebbero almeno altri tre o quattro, dello stesso ammontare dell’ultimo. In ogni caso, ad ottobre c’è stata una leggera diminuzione della percezione del rischio: la mossa della Fed ha attenuato i pericoli economici e ha reso più facile la riduzione del debito privato”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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