Il motore Usa ha bisogno di altro carburante

Gli ultimi numeri macro dimostrano che la ripresa americana non riesce a entrare a regime. I mercati, però, ci credono ancora.

Marco Caprotti 13/06/2012 | 16:13
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Gli Stati Uniti cercano di mantenere a tutti i costi le promesse sulla ripresa che avevano fatto all’inizio dell’anno. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese (fino al 12 giugno e calcolato in euro) ha guadagnato l’1,6%, portando a +10,5% la performance da inizio anno. Il tutto, a fronte di un quadro macroeconomico che dimostra come il motore della locomotiva Usa non riesca a viaggiare ancora a pieno regime.

Numeri in bianco e nero
Gli ultimi numeri dicono che le vendite al dettaglio sono scese dello 0,2% a maggio (in linea con le attese) dopo un’analoga discesa ad aprile. Con l’esclusione delle auto il dato è inferiore dello 0,4%. L’indice dei prezzi alla produzione (sempre a maggio) è calato dell’1% (in questo caso la contrazione è stata superiore alle attese). Il mercato del lavoro, intanto, mostra una situazione in chiaroscuro. I dati sulle richieste iniziali di sussidi di disoccupazione (a livello settimanale) sono in calo (il numero dei richiedenti è sotto il tetto dei 400mila). Gli economisti spiegano che numeri inferiori a questo, di solito, indicano un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. La diminuzione degli stipendi vista nei settori non agricoli, tuttavia, ridimensiona le buone notizie e indica che alla locomotiva americana non è ancora arrivata la spinta decisiva. “Le aziende negli ultimi mesi sono state particolarmente caute nelle assunzioni”, spiega un documento preparato dagli economisti del Conference Board, (un’organizzazione indipendente che elabora alcuni degli indicatori macro più importanti d’America). “L’attività economica negli Stati Uniti, tuttavia, al momento ha un ritmo tale da giustificare una crescita modesta della forza lavoro”.

Anche i numeri sulla produzione manifatturiera dell’indice Pmi lasciano perplessi. La lettura di maggio indica 53,5 rispetto al 54,8 di aprile. Le previsioni parlavano di quota 53,9. Nonostante il ritracciamento, comunque, il risultato al di sopra di 50 indica che l’economia americana sta in ogni caso crescendo.

I punti di vista della Fed
Gli occhi adesso sono puntati sulla Federal Reserve. Soprattutto dopo le ultime dichiarazioni dei vertici della Banca centrale Usa. “Sono convinta che il nostro ultimo obiettivo sarà quello di fornire ancora una politica accomodante”, ha spiegato Janet Yellen, vice presidente della Fed, subito corretta dal suo diretto superiore, Ben Bernanke, che, davanti al Congressional Joint Economic Committee, ha affermato come “la crescita congiunturale appaia sulla strada giusta per continuare nei prossimi trimestri anche se a passo moderato”.

L’agenzia di rating Standard & Poor’s, intanto, ha confermato i giudizi di AA+ sul debito americano di lungo termine e di A-1+ su quello di breve. Nel documento che accompagna la decisione, gli analisti specificano di attendersi una crescita annuale del Pil compresa fra il 2% e il 3,5% fino al 2016 e, nello stesso periodo, un’inflazione di circa il 2%. Indicazioni in linea con quelle fornite dalla Fed.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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