La locomotiva Usa va in pressione

La congiuntura americana, fra alti e bassi, continua a mostrare segni di miglioramento, mentre la Fed promette di non toccare i tassi.

Marco Caprotti 01/02/2012 | 13:36
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Il motore della locomotiva americana, nonostante tutto, continua a scaldarsi. L’indice Msci della regione nell’ultimo mese, fino al 31 gennaio e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,82%, anche se non si è trattato di un progresso lineare. I mercati in questo periodo hanno dovuto fare i conti con alcuni dati macro che, seppur positivi sono stati al di sotto delle attese degli economisti e con le notizie non sempre rassicuranti arrivate dal fronte della crisi europea.

I tassi non si toccano
Sul fronte domestico, gli elementi di maggior rilievo sono state le ultime dichiarazioni della Federal Reserve che, a sorpresa, ha annunciato di voler proseguire con la politica dei tassi “quasi a zero”, almeno fino alla seconda metà del 2014. Gli operatori si aspettavano un cambio di politica monetaria a partire da giugno 2013. “La decisione della Fed di tenere basso il costo del denaro è facilitata dalla debole inflazione”, spiga uno studio firmato da Chris Maxey, analista di Fortingent. L’aumento dei prezzi al consumo dovrebbe restare al di sotto del tetto del 2% almeno fino al 2014. “Questa è la prima volta che la Fed dà un esplicito obiettivo di inflazione”, continua Maxey. “E’ un buon segnale, che indica anche una maggiore trasparenza da parte della Banca centrale. Sul fronte delle notizie positive va annoverato anche il dato sugli ordinativi di beni durevoli che, a dicembre, ha fatto segnare +3% dopo il +4,3% di novembre. “Si tratta di un dato molto positivo che dimostra lo stato di buona salute del settore manifatturiero americano”, dice il report. “Una conferma che arriva da diversi segmenti che formano l’indice”.

Una fotografia in chiaroscuro viene dal real estate. A novembre l’indice sui prezzi delle case elaborato dalla Federal Housing Finance Agency ha fatto vedere il miglior progresso mensile degli ultimi sei anni. Sono calate, invece, le vendite di case nuove.

Le spese crescono
Ma la vera delusione, per gli operatori è stata quella della crescita del Pil nel quarto trimestre, migliorato del 2,8% contro un’attesa degli economisti di un più rotondo 3%. “Il dato sugli ultimi tre mesi del 2011 non è piaciuto perché è sembrato contraddire le speranze degli operatori per il 2012”, dice Maxey. “Ci sono tuttavia degli elementi positivi. Il primo è che si vede una crescita delle spese personali. Il secondo è che il risultato sul Pil ha raffreddato un po’ di quell’entusiasmo che cominciava ad essere eccessivo”.

La dinamica delle spese dei privati rappresentano un elemento critico per capire lo stato di salute degli Stati Uniti Nel 2011 questo indicatore è migliorato del 2,2% dopo il +2% fatto segnare nel 2010. Il problema è che quei miglioramenti non derivano dall’aumento degli stipendi, ma dalla riduzione dei risparmi. Non mancano tuttavia, i motivi per essere ottimisti. Per la prima volta da quando la recessione è finita si sta notando una diminuzione costante delle richieste di sussidi di disoccupazione. In questa situazione, con il tempo, dovrebbero arrivare buste paga più pesanti.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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