Pharma, arriva il momento della verità

Attesa per le decisioni sulla riforma della sanità Usa. Le M&A continueranno nel 2010.

Marco Caprotti 10/12/2009 | 11:04
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Recita un vecchio proverbio cinese: “Che tu possa vivere in tempi interessanti”. E per chi investe nel settore farmaceutico questa espressione contiene più di un elemento di verità. L’indice Msci del comparto nell’ultimo mese ha guadagnato quasi il 5%, portando a +8,3% la performance da inizio anno. Il tutto in mezzo ad accese polemiche sulla riforma sanitaria americana, alla diminuzione delle spese per l’healthcare (che ha disorientato un settore solitamente resistente alle recessioni) e a una serie di fusioni e acquisizioni.

“Per il sistema sanitario Usa si sta avvicinando il momento della verità”, dice uno studio firmato da Bill Buhr, analista di Morningstar. “Il dibattito sulla riforma ha dimostrato quanto sia difficile mettere d’accordo 535 congressman su una question

e di rilevanza nazionale, anche quando un partito ha la netta maggioranza in parlamento”. Ora la questione deve passare in maniera definitiva al Senato il cui voto è atteso nelle prossime settimane. Gli operatori, intanto stanno facendo i conti su quanto potrebbero guadagnarci o perderci le società del settore.

“Il provvedimento che è passato al congresso secondo i nostri calcoli, ha un costo totale di 1.200 miliardi di dollari in 10 anni che saranno pagati per la maggior parte dai contribuenti più ricchi”, dice ancora Buhr. “La versione che uscirà dal Senato probabilmente sarà meno costosa, anche se di poco. Per quanto riguarda le aziende, considerando che i prezzi dei farmaci saranno calmierati, in base alle nostre proiezioni perderanno in un decennio circa 150 miliardi di dollari. L’aumento dei volumi di vendita, tuttavia, dovrebbe compensare in parte la perdita”.

Resta poi la questione della spesa sanitaria delle famiglie. E qui il discorso varca i confini americani per diventare globale. “Nei momenti di crisi le persone, solitamente, non rinunciano a curarsi”, dice l’analista di Morningstar. “Durante questa recessione, invece, sono stati effettuati tagli anche alle spese sulla salute. Se si considerano le diverse fasi economiche degli ultimi 100 anni, è la prima volta che accade. Colpa, soprattutto, dell’elevato tasso di disoccupazione che si è registrato a livello mondiale che ha spinto gli individui a risparmiare anche nelle cure mediche”.

A movimentare il mercato ci hanno pensato le operazioni di fusione e acquisizione che sono state portate a termine nei mesi scorsi. Come l’acquisto da parte di Pfizer di Wyeth (un deal da 68 miliardi di dollari) o l’offerta da 41 miliardi di Merck per Schering-Plough. O ancora, i 47 miliardi spesi da Roche per diventare proprietaria di Genentech. A queste, vanno aggiunte una serie di operazioni minori come quella di Express Scripts su un ramo d’azienda di WellPoint (4,7 miliardi).

La domanda, a questo punto, è se questa ondata di M&A continuerà anche nel 2010. “Molte aziende hanno in cassa una buona dose di liquidità”, risponde Buhr. “Soprattutto i produttori di medicinali. Per questo riteniamo che l’attività di acquisizione l’anno prossimo possa accelerare. Anche perché la situazione macroeconomica si dovrebbe stabilizzare, mentre le società avranno ancora bisogno di crescere per arrivare a una razionalizzazione dei costi. Il tutto in un contesto di minore volatilità delle Borse”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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