Le trimestrali Usa non cancellano i dubbi

Mentre Wall Street sale, gli investitori fanno i conti con i contraddittori dati macro.

Marco Caprotti 28/10/2009 | 13:59
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Gli Stati Uniti si prendono una pausa per consultare la bussola dei dati e capire in che direzione stanno andando. Nell’ultimo mese (fino al 28 ottobre e calcolato in euro), l’indice Msci North America ha guadagnato lo 0,77% portando la performance da inizio anno a +12,6%. Un po’ poco per sperare di recuperare, entro la fine dell’anno, il -36% perso nel 2008.

“Le notizie macroeconomiche contraddittorie e i massicci acquisti che si registrano in Borsa sembrano aver disorientato gli operatori”, spiega Mike Schwager, responsabile degli strategist azionari di Morningstar. “Sembrano non capire bene quali elementi sono già incorporati nei prezzi dei titoli e che cosa succederà in futuro. Questa preoccupazione sta oscurando i risultati trimestrali che, in generale, sono stati migliori d

elle attese”. I dati di bilancio pubblicati nella penultima tornata di risultati aziendali sembrano dare ragione ai supporter del Toro borsistico. Ad oggi quasi 200 società raccolte nell’indice S&P500 hanno comunicato i numeri del terzo trimestre: l’80,1% ha avuto numeri superiori alle stime degli analisti, il 7,7% li ha confermati, mentre il 12,2% ha deluso le attese. “Questo andamento ha spinto gli operatori a rivedere al rialzo le proprie previsioni sul trimestre chiuso a settembre”, continua Schwager. “Se prima si attendevano un calo degli utili del 20% circa, ora parlano di un -17,7%”.

Resta da capire qual è lo scenario congiunturale e se veramente la corporate America stia beneficiando di una ripresa delle condizioni macro. Gli ultimi dati comunicati dal Conference Board sembrano indicare che a fine giugno la recessione si sia fermata. L’indice CCCI (che raggruppa l’andamento degli stipendi, della produzione, dei guadagni delle famiglie e delle vendite aziendali e che viene utilizzato per indicare i momenti di frenata o di accelerazione) a settembre ha toccato 99,90. A giugno la lettura dava 99,70. “Il problema è che la recessione è finita solo dal punto di vista tecnico e statistico” dice lo strategist. “Il cittadino medio ha ancora la sensazione che le cose vadano male. E continuerà ad averla anche per i prossimi mesi. Un atteggiamento comprensibile, se si considerano l’alto livello di disoccupazione e la discesa delle entrate delle famiglie negli ultimi due anni”.

A fare un po’ di chiarezza non contribuiscono nemmeno i dati sul comparto immobiliare, storicamente un indicatore dell’andamento degli Usa. In base alle ultime comunicazioni del Dipartimento del commercio sia la costruzione di nuove case che la richiesta di permessi di edificazione sono al di sotto delle attese del mercato. La notizia, unita al pessimo segnale arrivato dal fronte della fiducia dei costruttori, fa crescere la preoccupazione che i segnali di recupero del mattone stiano per interrompersi. Di positivo c’è che la vendita delle case esistenti, a settembre, è salita del 9,4% (annualizzato). Il dato è decisamente superiore alle attese degli economisti (+4,9%) ed è il migliore degli ultimi due anni. “Un recupero del comparto immobiliare è il requisito essenziale per una crescita duratura dell’economia in generale”, commenta Schwager. “E’ vero che una serie di dati periodici non danno indicazioni sulla tendenza generale. Ma gli ultimi numeri sono comunque un segno che la strada per la ripresa è ancora tortuosa”.

In mezzo a questo scenario, le prospettive degli Usa per lo strategist di Morningstar restano positive. “La mia opinione è che il mercato abbia imboccato una traiettoria in salita, almeno nel medio termine”, conclude Schwager. “Inevitabilmente, tuttavia, ci saranno momenti di pausa e altri di arretramento. In ogni caso, saranno periodi di consolidamento che prepareranno il trampolino per nuovi movimenti al rialzo”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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