Anima raccogliere capitali, ma non i favori del mercato. Il gruppo finanziario attivo nel settore della gestione del risparmio ha registrato un altro trimestre con numeri molti interessanti. Il suo titolo, tuttavia, continua a essere scambiato sui livelli dell’Ipo. Il nostro fair value, pari a 4,27 euro (la valutazione si basa sulla metodologia Morningstar del rating quantitativo, che ricava l’obiettivo di prezzo, i giudizi sul posizionamento settoriale dell’azienda e sulla volatilità dall’utilizzo di un modello statistico), è di poco superiore alle attuali quotazioni di mercato e la nostra raccomandazione è dunque di mantenere un atteggiamento prudente.
I dati dei primi 9 mesi
Anima, tra i principali attori nel settore del risparmio gestito in Italia, ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con una crescita dell’attivo gestito del 19% (anno su anno). Il risultato è stato frutto non solo dell’incremento dei flussi nel segmento retail (pari al 60% del totale asset under management), che ha raccolto più di quattro miliardi di euro, ma anche alle buone performance realizzate dalle sue gestioni (più del 2% da inizio anno). Questi risultati si sono tradotti in un progresso del fatturato del 21% per effetto dei maggiori incassi ottenuti tramite le commissioni di gestione e d’incentivo. La crescita del 31% dell’utile operativo (Ebit), nonostante il gruppo abbia visto raddoppiare gli oneri straordinari in seguito alla quotazione in Borsa e abbia registrato un incremento dei costi del personale, evidenzia inoltre una grande efficienza operativa.
Il management è riuscito a ridurre in maniera significativa l’ammontare del debito in bilancio, rafforzando la stabilità finanziaria del gruppo, e a migliorare negli ultimi anni la profittabilità. Come testimonia il progresso del margine operativo e degli indici di redditività. In base a queste considerazioni riteniamo che Anima abbia una posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore (Economic Moat).
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