Se la paghetta diventa pensione

Per i genitori è possibile versare contributi previdenziali per i figli. Come fare e quali sono i vantaggi.  

Azzurra Zaglio 23/05/2014 | 09:47
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Oggi giorno non è mai troppo presto per pensare al domani. Lo sanno bene i padri di famiglia che, a causa delle varie riforme previdenziali si troveranno con pensioni pubbliche inferiori ai loro genitori e nonni.

Con il senno di poi, l’adulto di oggi avrebbe voluto accantonare qualche risparmio sin da ragazzo. Se è tardi per se stesso, non lo è per pensare ai propri figli e iscrivere loro a un fondo pensione complementare. Una scelta spesso sottovalutata, ma ricca di vantaggi. In seguito alla riforma Dini, tutti coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il primo gennaio 1996, avranno la pensione interamente calcolata secondo il metodo contributivo, ossia basata sui contributi versati durante l’intera vita lavorativa. Con questo meccanismo, in sostanza, è destinato a ridursi drasticamente il tasso di sostituzione, vale a dire il rapporto fra pensione e ultima retribuzione: dall’80% del passato si dovrebbe arrivare al 50-60%.

Fare una forma di previdenza integrativa che affianchi quella obbligatoria è l’unica via per evitare una drastica riduzione del tenore di vita futuro. Guardando alle performance storiche delle diverse  asset class, nel lungo periodo una linea d’investimento di tipo azionario, offre la possibilità di avere rendimenti più elevati, se pure a fronte di un rischio più elevato e di una maggiore volatilità nel breve periodo.  

Inoltre, fare un fondo pensione per i propri figli è vantaggioso fiscalmente. Ogni genitore, infatti, può far rientrare nel limite massimo di 5.164,57 euro annui di deducibilità fiscale anche i versamenti per i familiari a carico (per i dipendenti del settore pubblico iscritti a un fondo chiuso il limite è pari al 12% del proprio reddito). 

Cosa dice la legge
La legge permette di sottrarre al reddito imponibile sia i contributi volontari sia quelli del datore di lavoro (in caso di adesione collettiva) al fondo pensione. E se l’aderente non raggiunge la soglia dei 5.164,57 euro con queste due voci può utilizzare la contribuzione di un familiare a carico. In altre parole, l’iscrizione dei figli consente ai padri (o alle madri) di pagare meno tasse. Un’opportunità che la Covip (Commissione di vigilanza sui fondi) spera che possa servire per incentivare ulteriormente la diffusione di una cultura previdenziale indispensabile in una nazione in cui le pensioni pubbliche sono sempre meno generose. Allo stato attuale sono 22 i fondi negoziali di categoria ad aver introdotto nello statuto la possibilità di iscrivere i familiari a carico. Molto più avanti i fondi pensione aperti e i Pip, grazie all’attività di collocamento e consulenza delle reti di promotori finanziari e degli agenti assicurativi. Ma quanti sono oggi i baby-previdenti? Dall’ultima relazione Covip gli iscritti under 25 sono il 3% del totale, circa 140 mila. Il tasso di partecipazione sale al 18% per i lavoratori con meno di 35 anni.

I vantaggi
Cominciare presto adaccumulare un capitale a fini previdenziali significa poter usufruire di altri vantaggi, temporali ed economici. Infatti, si porta in dote un pacchetto previdenziale che conserva l’anzianità di iscrizione sia ai fini delle anticipazioni sia della tassazione delle prestazione.

Il primo aspetto significa che dopo otto anni dall'adesione è possibile chiedere un anticipo sui capitali versati per finalità differenti (per esempio si potrà disporre del 75% del montante  - somma dei capitali versati e degli interessi maturati - per l'acquisto e/o ristrutturazione della prima casa, o del 30% per finanziare gli studi o avviare un’attività in proprio e, nuovamente sino al 75%, per spese medico-sanitarie). Le anticipazioni possono essere successivamente reintegrate, in modo da ricostituire il montante accumulato, con un incentivo fiscale aggiuntivo.

Il secondo fattore vuole invece dire maggiori privilegi fiscali in fase di erogazione delle prestazioni. La normativa prevede che nel momento in cui si raggiungerà l’età pensionabile, le somme erogate (in forma di rendita o di capitale) verranno tassate con un’aliquota base del 15% che si riduce dello 0,3% per ogni anno di permanenza nel fondo superiore al quindicesimo, fino a un minimo del 9%.  

L’avvio di un programma previdenziale ha anche un’importante valenza educativa: quando comincerà a lavorare, infatti, il figlio potrà proseguire a versare in modo autonomo nello stesso strumento previdenziale selezionato dal genitore o trasferendo  il montante accumulato in un altro fondo, per esempio quello relativo alla propria categoria.

 

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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