Quale diversificazione con i fondi Gold

Morningstar ha analizzato le correlazioni dei principali indici negli ultimi dieci anni e il comportamento dei comparti con il massimo Analyst rating.  

Francesco Paganelli 22/05/2014 | 10:20
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Si fa presto a dire “diversifica gli investimenti”. Per molti non è facile costruire un portafoglio che continui a crescere di valore in maniera stabile nel tempo riducendo i rischi.

Per prima cosa va detto che è quasi impossibile ottenere una buona diversificazione senza un ingrediente fondamentale: una bassa correlazione. Con questo termine si indica una misura statistica che evidenzia la relazione tra due variabili (come una coppia di titoli finanziari), di modo che a ciascun valore della prima variabile corrisponda “con una certa regolarità" un valore della seconda (per un approfondimento vedila nota in fondo).

E’ importante ricordare che una correlazione tra due variabili non implica una relazione di causa-effetto. Uno studente della Harvard Law School ha creato un sito (http://www.tylervigen.com/ ) che riporta alcuni casi curiosi di correlazioni puramente casuali, come ad esempio quella di 0,90 tra il numero di persone annegate in una piscina e l’energia prodotta dalle centrali nucleari in Usa tra il 1999 e il 2009. A complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che, in finanza, non sempre le correlazioni restano stabili nel tempo, ma variano a seconda delle condizioni di mercato. Di conseguenza, un portafoglio può risultare meno diversificato durante fasi di crisi (chiamate anche risk-off), quando solo pochi titoli forniranno una protezione adeguata.

Quali sono le correlazioni stabili che possono proteggere il portafoglio?
Abbiamo analizzato i rendimenti di 12 indici in valuta base (scelti in maniera volutamente arbitraria): cinque panieri azionari (S&P 500, Msci Europe, Msci World, Msci Japan e Msci Emerging Markets), cinque obbligazionari (Citi Us Government Bond Index, Citi Emu Government Bond Index, Citi Japanese Government Bond Index e Jpm Emerging Markets Bond Index) e due benchmark su materie prime (Dj Ubs Commodity e Morningstar Gold Commodity). Solitamente correlazioni al di sotto di 0,30 sono ritenute interessanti dal punto di vista della  diversificazione di portafoglio.

Di seguito ne riportiamo la correlazione degli ultimi 10 anni:

 

Osserviamo che gli indici sui bond governativi americani (#6) e giapponesi (#8) hanno fornito storicamente una buona diversificazione rispetto agli indici azionari (correlazione negativa). Allo stesso modo, gli indici su commodity hanno un basso coefficiente di correlazione con azioni e obbligazioni. Al contrario, gli high yield (#10) sono correlati positivamente con gli indici azionari e i bond dei paesi emergenti (correlazione pari a 0,82); stesso discorso per le coppie Obbligazionari/Azionari Paesi emergenti (0,69) e Azionari Paesi emergenti e Commodities (0,63). Piuttosto alta la correlazione tra l’Msci World da una parte e l’S&P 500 (0,97) e Msci Emerging Markets (0,88) dall’altra, mentre può essere interessante il dato relativo alle combinazioni tra indici azionari e Msci Japan, che è più basso di altre coppie di indici.

Quanto sono state stabili queste correlazioni in passato?
Come detto in precedenza, alcune correlazioni tendono ad aumentare durante fasi di risk-off. E’ il caso di quella tra l’S&P 500 e l’Msci Europe nel 2008 e alla fine del 2011 (qui mostriamo il dato degli ultimi 10 anni per periodi rolling di 12 mesi). Avere acquistato un fondo esposto sul mercato americano e uno sul mercato europeo non ha dato molta protezione all’investitore.

Succede l’opposto quando invece osserviamo la correlazione tra S&P 500 e bond governativi americani. Durante le fasi di risk-off gli investitori comprano Treasury e vendono azioni, portando la correlazione in territorio fortemente negativo e proteggendo efficacemente i portafogli costruiti attorno a questa combinazione.

 

Per gli investitori europei, questo importante meccanismo si è in qualche modo interrotto negli anni della crisi del debito sovrano. Come vediamo qui sotto, nel 2010-2011 la correlazione tra Msci Europe e governativi area euro è rimasta relativamente alta, impedendo una efficace diversificazione tra azioni e obbligazioni europee.

 

Come si sono comportati i fondi in questo scenario?
Per rispondere a questa domanda, abbiamo analizzato i rendimenti dei fondi con Analyst Rating Gold vendibili in Italia. Per semplicità ci siamo limitati a prendere in considerazione i 15 fondi più grandi per attivi in gestione.

I risultati degli ultimi dieci anni sono osservabili nella seguente figura:

Questi invece i dati a tre anni:

Abbiamo evidenziato due relazioni interessanti all’interno dell’ultimo grafico.

  • Quella tra il PIMCO Total Return (#2), gestito da Bill Gross, e il fondo Franklin Mutual European (#10), appartenente alla Categoria Morningstar Azionari Europa large cap value. Il primo si fa notare per aver avuto una correlazione nulla o negativa praticamente con tutti gli altri fondi analizzati e su entrambi gli orizzonti temporali presi in esame.

  • Quella tra GLG Japan Core Alpha (#12, Categoria Azionari Giappone large cap) e BGF World Gold (#14, fondo settoriale che investe prevalentemente in azioni di società aurifere). Il primo, partito nel 2010, ha avuto negli ultimi tre anni una correlazione bassa con tutti gli altri fondi presi in esame. Il secondo, come abbiamo visto in precedenza per l’indice, è una proposta interessante, decorrelata dall’andamento di azioni e obbligazioni. Tuttavia, essendo un fondo settoriale, è anche molto volatile e rischioso, come dimostrano i risultati del 2013 (-50% di rendimento in euro).

Infine, un fondo che risulta esposto a diversi mercati (anche a causa della sua natura di Bilanciato Moderato) è il BGF Global Allocation (#1), positivamente correlato con altri comparti appartenenti a diverse categorie, come  l’M&G Recovery (Azionari UK Flex-Cap) e i fondi Azionari Asia e Azionari Paesi emergenti.

Approfondimento
La correlazione è una misura statistica che cattura la relazione tra due variabili (come una coppia di titoli finanziari), di modo che a ciascun valore della prima variabile corrisponda “con una certa regolarità" un valore della seconda. La correlazione cattura direzione e dispersione dei dati attorno ad una retta (ma non la sua pendenza), caratterizzando, almeno in parte, la forza di una relazione. E’ un dato importante e soprattutto utile, perché può indicare e predire una relazione che può essere sfruttata in futuro.

Il suo coefficiente è sempre un numero compreso tra -1 e +1: se pari a +1, ad esempio, tutti i punti di un grafico a dispersione cadranno su una linea retta con pendenza positiva (perfetta correlazione). In generale, una correlazione positiva tra due variabili ci dice che al crescere della prima si associa la crescita della seconda, mentre una correlazione negativa che al crescere dell’una, l’altra diminuisce.

Il dato sulla correlazione di due titoli è fondamentale per ottenere una diversificazione efficace e diminuire i rischi. Immaginiamo un portafoglio composto da due fondi, ciascuno con peso al 50%: se i rendimenti del portafoglio saranno pari alla media dei rendimenti dei fondi,  la volatilità del portafoglio non sarà pari alla media della volatilità dei fondi, bensì minore, e tanto minore quanto più bassa sarà la correlazione tra i titoli.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Francesco Paganelli

Francesco Paganelli  è Fund Analyst di Morningstar in Italia

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