Il Giappone è nelle mani della BoJ

Il Pil del Sol levante cala. La Borsa soffre. Gli operatori sperano in nuove misure di stimolo da parte dell'istituto centrale. 

Marco Caprotti 13/11/2012 | 14:59
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Il Giappone arranca. L’indice Msci del Sol levante nell’ultimo mese (fino al 9 novembre e calcolato in euro) ha guadagnato lo 0,3%, portando a +1,5% soltanto la performance da inizio anno.

Guardando il paese da un punto di vista macroeconomico, del resto, non sembrano esserci molti motivi per correre ad acquistare asset finanziari made in Japan. Il Pil giapponese nel terzo trimestre 2012 ha registrato una flessione dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 3,5% in confronto allo stesso periodo di un anno fa. A livello annuale si tratta della peggior performance dal disastro del marzo 2011 e della prima flessione dal trimestre ottobre-dicembre 2011. Il dato annuale è comunque migliore delle attese degli analisti, che si aspettavano un ribasso del 3,9%. Il calo è imputabile soprattutto alla contrazione delle esportazioni verso l’Europa (a causa della crisi del debito) e verso la Cina, paese con il quale il Giappone vive una fase di tensione diplomatica che si ripercuote sulle attività commerciali bilaterali.

Le mosse della BoJ
Ora tutti guardano verso la Bank of Japan. La Banca centrale nipponica dovrebbe lasciare invariate le sue politiche monetarie nel board della prossima settimana, ma è possibile che adotti nuove misure di stimolo per l’economia nella riunione del 19-20 dicembre (dopo quella che ha in agenda la Federal Reserve). “Non c’é dubbio che la BoJ debba fare ogni sforzo allo scopo di migliorare gli effetti dell'azione di allentamento nel tentativo di centrare i suoi obiettivi usando tutti gli strumenti a disposizione”, ha detto il governatore Masaaki Shirakawa poco dopo la pubblicazione dei dati sul Pil, aggiungendo che il Giappone sta viaggiando verso la recessione.

Nel board di politica monetaria del 30 ottobre, la BoJ ha deciso di espandere il piano d’acquisto di asset, il principale strumento per l’allentamento monetario, a 91mila miliardi di yen (910 miliardi di euro), includendo anche titoli di debito pubblico e le attività più rischiose. Shirakawa, ha ribadito il target di inflazione all’1%, per uscire dalla ultradecennale deflazione, e rimarcato i rischi per l’economia, incluso il contenzioso con la Cina sulle Senkaku/Diaoyu, che si riflette, ad esempio, su commercio e turismo. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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