Troppi no fanno soffrire l'Ue

Gli investitori restano alla finestra mentre la Germania rifiuta gli Eurobond e l'Inghilterra di sfila dal salva-stati. Si muove solo la Bce.

Marco Caprotti 20/12/2011 | 16:20
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I no della politica hanno condizionato i mercati europei nelle ultime settimane. In un mese (fino al 19 dicembre e calcolato in euro) l’indice Msci della regione ha guadagnato l’8,1% (portando a -15% la performance da inizio anno). Segno che gli investitori hanno preferito restare alla finestra, in attesa che i leader dell’Ue riuscissero a trovare una soluzione alla crisi dei debiti governativi che sta affliggendo la regione.

Progressi, in verità, ne sono stati fatti proprio pochi. Le ultime cronache raccontano che il cancelliere tedesco Angela Merkel ha detto no all’idea degli Eurobond (titoli di debito garantiti da tutti i paesi della moneta unica) e che l’Inghilterra non parteciperà al nuovo fondo salva-stati. I mercati hanno dimostrato di avere poca fiducia nelle possibilità di ripresa di Grecia e Italia, i cui rispettivi governi politici sono stati sostituiti da esecutivi di tecnocrati. Segnali di dinamismo sono arrivati solo dalla Banca centrale guidata dal nuovo presidente Mario Draghi che con due tagli dei tassi di interesse ha portato il costo del denaro all’1%. Gli economisti peraltro non escludono che l’istituto centrale possa tirare fuori le forbici anche nelle prossime settimane.

Congiuntura a rischio recessione
Si tratterebbe di un tentativo più di dare gas a un’economia che, i più ottimisti, definiscono “debole” e che, secondo le analisi dell’Ocse, potrebbe entrare in recessione (l’Italia, secondo il Ministro dello sviluppo economico Corrado Passera, lo è già). Nel terzo trimestre la congiuntura della regione è cresciuta dello 0,2% rispetto al periodo precedente, mentre il tasso di disoccupazione è arrivato al 10,3%. Nel frattempo l’indice dei direttori degli Acquisti delle aziende manifatturiere è calato, mentre c’è stata una tenuta di quello dei servizi. In Germania l’indice Ifo che misura la fiducia degli imprenditori tedeschi è salito da 106,6 di novembre a 107,2 (era atteso un peggioramento). Segno dicono gli operatori che gli industriali della prima economia della regione hanno più fiducia nella ripresa economica. L’Inghilterra, intanto, mentre si sfila dal salvataggio della moneta unica deve fare i conti con un’economia cresciuta dello 0,5% e il crollo dell’attività manifatturiera. Ma gli istituti di politica monetaria sono stati protagonisti anche quando, guidati dalla Federal Reserve, hanno deciso di fornire alle banche europee nuovi prestiti in dollari ad un tasso agevolato.

Momenti di tensione sono stati vissuti sui mercati obbligazionari con la crescita dei rendimenti dei titoli governativi di debito. L’apice si è raggiunto quando lo yield della carta italiana a 10 anni ha superato la soglia del 7% mentre un’asta di Bund, diversamente dal solito, non ha registrato il tutto esaurito. A preoccuparsi per la situazione sono anche le banche che hanno le casse piene di titoli governativi a rischio. Al di là dei pericoli di default degli stati, l’aumento dei rendimenti significa anche un calo del prezzo dell’asset che hanno in carico. A questo la Bce cerca di rispondere con acquisti mirati di obbligazioni statali.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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