Molto spesso capita che gli investitori non riescano a battere il benchmark di riferimento. Quali sono le principali cause di questi poveri risultati? Ce ne sono diverse.
Il fascino dei fondi “caldi”
In primo luogo c’è da sottolineare che in generale, gli investitori tendono a focalizzare il proprio portafoglio in quei settori o Paesi più “caldi”, quelli che hanno guadagnato di più nel breve periodo, seguendo i trend del momento; il problema è che spesso lo fanno nel momento sbagliato. L’esperienza ci offre numerosi esempi di questo tipico errore (investire con lo sguardo al passato e non al futuro). Uno su tutti, i fondi tecnologici giusto prima della bolla all’inzio degli anni 2000. La storia potrebbe forse ripetersi oggi, con alcuni fondi emergenti.
Passione per il trading
Esiste anche la tendenza da parte degli investitori di cercare di anticipare i movimenti di mercato. In tanti sono rimasti lontani dai fondi azionari negli ultimi mesi, convinti che il mercato seguisse nella discesa. Oggi, però, potrebbe accadere il contrario: sempre più investitori stanno tornando a interessarsi all’equity, nella speranza di una ripresa futura.
Sovrapposizione di fondi
Un altro possibile motivo per cui i rendimenti ottenuti dagli investitori restano al di sotto dell’indice di riferimento rigurda la sovrapposizione dei fondi presenti in portafoglio. Se si investe in fondi molti simili tra loro, il rendimento complessivo potrebbe infatti soffrire una mancanza di diversificazione.
Il problema della diluizione
Non bisogna però neanche esagerare in senso opposto. Infatti, la troppa diversificazione può portare al problema della “diluizione”, cioè ritrovarsi un portafoglio talmente diversificato da non avere un indice preciso a cui riferirsi e con commissioni che schiacciano il rendimento finale. È piuttosto frequente incontrare investitori che aggiungono fondi al portafoglio senza sapere realmente se essi apportano dei benefici complessivi. Insomma, in finanza come nella vita, è tutta una questione di equilibrio, di trovare la giusta misura tra poca diversificazione e diluizione.
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