Gli spettri che da due anni spaventano gli operatori, del resto, si aggirano ancora sui mercati. In America, gli ultimi dati della National Association of Realtors (l’organismo che raccoglie i proprietari di casa) mostrano che a dicembre le compravendite di case già esistenti sono calate del 16,7%, a 5,45 milioni, mentre in media gli analisti si attendevano un calo del 9,8%. C’è poi il pericolo degli immobili ad uso commerciale. Secondo l’associazione bancaria americana, circa 1.500 miliard
i di dollari di mutui sottoscritti dagli imprenditori per acquistare magazzini e uffici, infatti, nel 2010 andranno in scadenza. Ma molti debitori hanno già fatto sapere che non saranno in grado di onorare gli impegni.
La situazione è preoccupante anche in Cina, dove gli operatori parlano di un possibile rischio bolla. In base agli ultimi dati forniti da Pechino i prezzi del real estate a dicembre hanno toccato il livello massimo degli ultimi 18 mesi. Merito, ha spiegato il governo dei piani di ripresa economica varati nei mesi scorsi dal Paese del Drago.
Per Ardo Hansson, capo economista della Banca mondiale responsabile per la Cina, la ripresa dei prezzi è dovuto quasi esclusivamente a manovre speculative che, nel giro di qualche mese, potrebbero portare a una situazione di crisi. Soprattutto, aggiunge, se dovessero verificarsi degli intoppi nella crescita economica del Paese. Se questa eventualità si verificasse, dice ancora la World Bank, ci sarebbero effetti pesanti anche nei comparti delle materie prime, fondamentali per la crescita del mattone.
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