Gestori ed Etf ora amici

Gli indicizzati non sono più considerati concorrenti. Al contrario entrano in portafoglio.

Sara Silano 05/11/2009 | 15:02
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La barriera tra gestori ed Etf si sta frantumando. Sempre più fondi comuni tradizionali, fondi di fondi, gestioni patrimoniali e altri strumenti del risparmio gestito mettono nei loro portafogli gli Exchange traded fund. Anche il mondo della previdenza integrativa, inizialmente molto scettico, li guarda con maggior interesse.

In Europa, le masse totali dei fondi indicizzati quotati hanno toccato a fine settembre i 150 miliardi di euro e dei 41 miliardi raccolti negli ultimi dodici mesi una larga parte è riconducibile a investitori istituzionali (dati Barclays Global Investors).

Cosa ha provocato questo interesse dei gestori per

l’universo degli indicizzati prima considerato un temibile concorrente?

Innanzitutto è cresciuto il numero di società di gestione tradizionali che sono entrate nel business degli Etf o che, pur essendoci già, hanno deciso di farne un prodotto di punta nella strategia commerciale. E’ il caso, ad esempio, di Credit Suisse che ha lanciato recentemente in Italia la gamma Xmtch, già collocata in Svizzera. Bnp Paribas, invece, ha trasferito sotto il suo controllo l’intera offerta EasyETF, prima gestita insieme ad Axa Im e Crédit Agricole ha annunciato a inizio ottobre il lancio di 10 nuovi Etf di Casam (Crédit Agricole structured Am).

Il mercato degli indicizzati ha fatto venire l’acquolina in bocca a un’industria, quella dei fondi, che ha vissuto anni bui. La ragione è semplice: una percentuale sempre maggiore degli asset in gestione a livello mondiale è oggi allocata sul mercato degli Etf (933 miliardi di dollari). Ma sarebbe un errore pensare che questi strumenti abbiano tolto quote primariamente ai fondi. Le statistiche mostrano che è il mercato dei derivati (certificates e future) il più colpito, in quanto i volumi sono calati perché i gestori stanno progressivamente sostituendoli con gli Etf, più trasparenti, liquidi e con costi competitivi.

Non tutti gli Etf, però, riscontrano lo stesso interesse. Gli investitori istituzionali sono orientati verso gli strumenti cosiddetti cash-based, ossia quelli che replicano l’indice di riferimento con i titoli che lo compongono anziché utilizzando swap (contratti con i quali due parti concordano di scambiarsi futuri pagamenti). Questi ultimi, spesso, sono più efficienti, ma anche più complessi e comportano un rischio di controparte.

I gestori, dunque, stanno imparando a convivere con gli Etf, sia perché se li trovano in casa, in quanto le sgr stanno affiancando al business tradizionale quello degli indicizzati attratte dal forte sviluppo di questo mercato, sia perché li inseriscono nei portafogli al posto di future e altri derivati meno liquidi.

Per l’industria degli Etf questo significa un aumento della concorrenza. In Europa ci sono circa 750 Exchange traded fund, di cui oltre 300 quotati su Borsa italiana, un numero superiore rispetto agli Stati Uniti, che riflette la maggior frammentazione del mercato del Vecchio continente (gli asset under management dei singoli fondi, infatti, sono minori). Per gli operatori significa anche un aumento delle opportunità in un segmento, quello istituzionale, che è capace di muovere grandi masse, purché i gestori non rimangano imbrigliati nelle logiche di profitto che fanno preferire i prodotti della casa a quelli di terzi. Infine, per gli investitori finali l’impiego di Etf all’interno di fondi di fondi e gestioni patrimoniali può rappresentare un vantaggio nel momento in cui si riducono i costi di questi prodotti e aumenta l’efficienza, intesa come un miglior profilo di rischio/rendimento.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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