Asia, dopo il rally vince la prudenza

La regione è troppo dipendente dalle notizie che arrivano dal resto del mondo.

Marco Caprotti 29/09/2009 | 11:40
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Dopo il rally, in Asia è meglio usare un po’ di prudenza. E’ questo, in sintesi, l’atteggiamento degli investitori dopo che l’indice Msci della regione (Giappone escluso) nell’ultimo mese (fino al 29 settembre) ha guadagnato il 2,85%, portando a +47% la performance da inizio anno. Nell’ultima settimana, tuttavia, il paniere è sceso del 2%. Il tutto condito da una forte volatilità.

“La colpa di questi movimenti è soprattutto degli Stati Uniti”, spiega una nota di Morningstar. “I dati contradditori che arrivano da quel Paese, un giorno mandano alle stelle i mercati asiatici, mentre nella seduta seguente li affossano”. Sotto la lente ci sono soprattutto le notizie (buone) arrivate dal comparto retail a stelle e strisce che, per un momento, hanno fatto pensare a una frenata decisa de

lla crisi nel principale mercato di sbocco per le merci asiatiche. Ma anche i numeri sulla disoccupazione, cresciuta al 10%, superando pure le previsioni degli economisti più pessimisti.

Tutto questo porta gli operatori a versare liquidità sugli asset asiatici, per poi correre a spostarla. In questa situazione c’è poi da considerare l’elemento Cina. Alla Borsa di Pechino nelle prossime settimane sono attesi una raffica di debutti che stanno spingendo gli investitori a trattenere liquidità (solo questa settimana circa 10 miliardi di dollari, secondo le stime di Morningstar) per utilizzarla nelle Ipo. L’altra buona notizia per le imprese cinesi è che le banche del Paese non hanno stretto i rubinetti dei prestiti.

I dati macro che arrivano dalla regione, intanto, per il momento rassicurano. Il Pil della Corea del Sud nel secondo trimestre è salito del 2,6%, un risultato che ha superato le attese e che sta spingendo il listino del Paese. Cresce anche l’Australia che, sempre nel secondo trimestre, ha mostrato un miglioramento dello 0,6%.

Un risultato che non ha sorpreso gli economisti alla luce dei tassi di interesse del Paese ai minimi degli ultimi 49 anni e della ripresa dei consumi grazie ai piani di sgravi fiscali e stimolo economico promossi dal governo che ha portato nelle tasche delle famiglie aussie 20 miliardi di dollari australiani (circa 11,4 miliardi di euro), mentre altri 22 miliardi sono stati utilizzati per la costruzione di infrastrutture.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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