Est Europa in frenata, tranne Mosca

Le ripercussioni della crisi subprime rendono nervose le Borse dell’Europa orientale, che accusano la fiammata del prezzo del petrolio. Solo la piazza russa festeggia il rincaro e tocca nuovi massimi storici. Sullo sfondo, la vittoria di Putin alle elezioni parlamentari, garantisce continuità alla strategia politica.

Maria Grazia Briganti 10/12/2007 | 13:16
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Novembre è stato un mese freddo per i listini dell’Europa dell’Est. La bufera invernale che si è abbattuta sulle piazze internazionali è stata ancora più violenta con i mercati emergenti, e l’indice di riferimento della regione, l’Msci Eastern Europe ha chiuso in rosso. Con dicembre, è arrivato anche il recupero e tutti i listini hanno potuto limare le perdite dell’ultimo mese.

Le prese di profitto hanno colpito pesantemente il listino polacco, in flessione di oltre il 7% dal primo novembre all’8 dicembre, seguito dal Px ceco e dal Bux ungherese, entrambi in perdita del 3,4% nello stesso periodo. Il recupero ha invece limitato allo 0,2% il calo della Borsa turca, mentre in controtendenza si è mosso l’Rts moscovita che è riuscito a chiudere il periodo con un progresso del 2%.
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Il mercato azionario russo ha continuato a beneficiare dell'elevato prezzo del petrolio: mentre il brent si avvicinava a quota 100 dollari al barile, l’indice di riferimento toccava nuovi livelli record, fino a raggiungere quota 3.211 punti l’8 novembre scorso. Qualche incertezza è invece arrivata dal settore del nichel. Il prezzo in forte calo e un outlook negativo per il primo trimestre del 2008 ha fatto crollare Norilsk, uno dei maggiori colossi minerari.

Il mercato non ha invece risentito della vittoria del presidente Vladimir Putin e del suo partito di governo alle elezioni parlamentari della Duma (la camera bassa). Il risultato era abbastanza scontato, ma il valore in termini di continuità e di stabilità politica è senza dubbio un elemento importante nelle scelte strategiche degli investitori internazionali.

Anche perché queste elezioni, potrebbero essere il preludio alle presidenziali del 2008, dove Putin non sarà rieleggibile, salvo modifiche della costituzione che la nuova vittoria potrebbe ora non rendere così remote. Inoltre, con questa sconfitta, i comunisti potrebbero forse aver perso il loro candidato al Cremlino Ghennady Zuyganov, lasciando Putin senza avversari temibili.

Se la Russia festeggia anche grazie al greggio, non altrettanto avviene in l’Ungheria e nella Repubblica ceca, che devono fare i conti con l’impennata del tasso d’inflazione, guidato al rialzo proprio dal maggior costo di materie prime, carburante e beni alimentari.

In Ungheria, l’inflazione ha raggiunto il 7,2% su base annua, dal 6,7% precedente, mentre nella repubblica ceca l’aumento su base annua ha raggiunto il 4% (dal 2,8% del mese precedente), la crescita più alta registrata su base annua a partire dal gennaio 2002.

Un duro colpo sia per il Governo ungherese, che è stato costretto a mantenere invariato al 7,5% il tasso di riferimento interno, ma anche per il governo ceco che più volte ha dichiarato alla Comunità europea di essere al limite delle proprie possibilità nel tentativo di rispettare i parametri per l’annessione all’Unione monetaria. Eppure, l'economia della Repubblica Ceca conferma di essere tra le più dinamiche dell'Unione. Il Prodotto interno lordo cresce con una media del 6% annuo, ma secondo le proiezioni dell'OECD e del Fondo Monetario Internazionale è destinato a rallentare intorno al 5% nel 2008.

In generale, le prospettive di crescita economica della regione restano invariate, ma, spiega Peter Elam Håkansson di East Capital, per cogliere le numerose opportunità nascoste in una regione vastissima, che conta 400 milioni di persone e 29 paesi, bisogna selezionare e diversificare.

Nonostante la grande diversità, per tutti, il trend di base resta quello dominato dalla crescita interna, che rende interessanti il comparto bancario, elettrico, delle telecomunicazioni, dei beni di consumo e dell'edilizia. Per lo strategist, occorre investire scegliendo i settori, ma anche all’interno di mercati meno visibili. Una strategia che permette di trovare il valore, frammentando allo stesso tempo il rischio.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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