Il real estate scricchiola sempre più

L’indice Msci di settore ha perso il 6,4% in un mese. La crisi dei subprime affossa i mercati. Gli ultimi dati americani sulla vendite di case deprimo i titoli delle costruzioni; tiene il segmento degli edifici commerciali. Segnali di raffreddamento anche in Europa.

Sara Silano 01/08/2007 | 09:27
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Nel pieno della tempesta estiva dei subprime, (mutui di minor qualità), altri dati sul mercato immobiliare americano hanno fatto tremare i mercati finanziari. A giugno le vendite di nuove case sono scese del 6,6%, portando il ribasso dall’inizio dell’anno al 22,3%, mentre per le abitazioni esistenti la contrazione è stata del 3,8%. Per le prime sono scesi anche i prezzi medi, mentre l’invenduto è rimasto stabile; per le seconde (case esistenti) c’è stato un leggero recupero sul fronte dei prezzi e una diminuzione dell’invenduto.

Hanno accusato il colpo soprattutto le società di costruzioni, come Dr Horton, Blazer Homes Us e Pulte Homes. Ma non tutti piangono. Brookfield properties, proprietaria del World financial center di New York, ha annunciato profitti più che doppi nel second

o trimestre grazie alla vendita di immobili e al rinnovo di affitti a canoni più alti. La società ha strappato contratti record per uffici nell’area di Manhattan, oltre ad aver beneficiato della forte domanda residenziale in città come Calgary e Alberta, in forte espansione economica grazie al record di petrolio e gas.

Il segmento degli edifici commerciali non sembra sentire la crisi. Dopo aver acquisito cinque mesi fa, per 39 miliardi di dollari, Property equity office, leader negli immobili per uffici, il fondo di private equity Blackstone ha rivenduto circa la metà degli asset, spesso a prezzi record, recuperando gran parte dell’investimento. E, mentre gli economisti cercano di calcolare l’impatto della discesa del real estate sull’economia americana, gli ultimi dati sui consumi e sulla disoccupazione appaiono confortanti, a tutto beneficio di aziende come Kimco realty, il più grande proprietario di centri commerciali negli Stati Uniti, che ha visto salire gli utili del 18% nel secondo trimestre.

In Borsa, tuttavia, l’immobiliare fa fatica. Da inizio anno l’indice Msci world di settore ha perso l’8% e nell’ultimo mese il 6,4% (al 31 luglio 2007). Soffre soprattutto negli Stati Uniti. Dopo aver battuto sistematicamente l’S&P 500 negli anni passati, gli indici dei Reit (le società d’investimento immobiliare quotate americane) hanno accusato pesanti perdite da gennaio, tanto che gli analisti hanno cominciato a domandarsi se non sia in atto una fase correttiva.

Ma l’attenzione è rivolta principalmente al settore dei mutui. Il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha previsto perdite potenziali per cento miliardi di dollari nei subprime, tuttavia le stime potrebbero essere riviste al rialzo. Intanto, Amercian Home Mortgage, uno dei colossi del settore, ha detto di non essere più in grado di fornire finanziamenti per i mutui e sta valutando come uscire dalla crisi, non escludendo l’opzione della liquidazione degli asset.

Segnali di raffreddamento del mercato immobiliare si sono registrati anche in Europa, in particolare in Spagna, dove le nuove costruzioni di case sono scese del 6% nel primo semestre, mentre i prezzi sono cresciuti a un ritmo più lento rispetto al 2006. Inoltre, l’indebitamento delle famiglie, in larga parte legato ai mutui, ha superato gli 850 miliardi di euro, pari all’86% del Prodotto interno lordo (Pil), ma il tasso di morosità è basso (0,4% del totale). Rimane positivo il trend nel Regno Unito, dove, secondo il Land Registry, nell’ultimo anno il valore delle transazioni è cresciuto del 9%, anche se non in modo omogeneo nel Paese, dove è Londra ad avere gli incrementi maggiori.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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