Ma in Italia, qual è la situazione? Il mercato è frammentato in circa 190 operatori tra italiani ed esteri. I primi tre gruppi, Sanpaolo Imi, Banca Intesa e Unicredito Italiano, rappresentano circa il 50% del patrimonio in mano ad operatori domestici, che ammonta complessivamente a 510 miliardi di euro, secondo le ultime rilevazioni di Assogestioni. Un livello di concentrazione che è inferiore
ad altri Paesi europei come Benelux, Germania e Spagna.
Flessibilità, dinamicità, focalizzazione e motivazione sono i principali fattori del successo. Un fondo con un patrimonio esiguo può muoversi agevolmente sul mercato e cogliere le opportunità che nascono in periodi volatili, come quelli che hanno caratterizzato le Borse negli ultimi anni. Inoltre, la struttura organizzativa è meno gerarchica, per cui il singolo gestore è responsabile in modo più diretto delle decisioni di investimento. Infine, una boutique si concentra su “ciò che sa veramente fare”, preferendo alla quantità la qualità ed è governata meno dalle logiche di marketing, che spingono a seguire le mode più che a valorizzare competenze e professionalità aziendali.
Secondo un’analisi pubblicata da Funds Europe, i grandi team di gestione tendono a seguire il consensus, finendo per replicare gli indici. Per altro, una gestione passiva necessita di masse elevate (almeno 100 miliardi di euro) per essere redditizia. Di qui l’ipotesi che il mercato vada verso una polarizzazione tra grandi gruppi e boutique, i primi mossi dall’esigenza di realizzare economie di scala, i secondi dalla specializzazione e dalla gestione attiva.
Nell’ultimo triennio (1999-2003), il mercato italiano retail dei fondi ha registrato una crescita annua negativa del 7,1%, la peggior performance a livello europeo, a dispetto delle previsioni che consideravano il nostro Paese come uno dei più dinamici. Sul banco degli imputati sono le performance deludenti, soprattutto dei fondi azionari che avevano registrato una raccolta record negli anni di boom delle Borse. Datamonitor si attende un’inversione nei prossimi anni, con un incremento medio del 5,9%, che porterà la massa oltre i 530 miliardi nel 2008. Passaggio obbligato è la riconquista della fiducia degli investitori, attraverso una maggior attenzione alle loro esigenze e una gestione di qualità. Potrebbe essere davvero la volta dei piccoli.
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