Piccolo è bello

E’ in declino il fascino delle grandi dimensioni. Più agili, le boutique finanziarie hanno offerto i migliori rendimenti negli ultimi anni. La ripresa dell’industria dei fondi passa da loro.

Sara Silano 27/08/2004 | 10:26
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Grandi fondi ingessati dalle dimensioni e big del risparmio oberati dalla burocrazia e assillati dal marketing: il problema non è solo italiano, così torna di moda la boutique. Secondo un’indagine condotta in Germania nell’ambito del Fonds Symposium, gli asset manager sono convinti che nei prossimi anni le società di gestione di piccole dimensioni avranno le migliori opportunità di crescita.

Ma in Italia, qual è la situazione? Il mercato è frammentato in circa 190 operatori tra italiani ed esteri. I primi tre gruppi, Sanpaolo Imi, Banca Intesa e Unicredito Italiano, rappresentano circa il 50% del patrimonio in mano ad operatori domestici, che ammonta complessivamente a 510 miliardi di euro, secondo le ultime rilevazioni di Assogestioni. Un livello di concentrazione che è inferiore

ad altri Paesi europei come Benelux, Germania e Spagna.

In base a uno studio di Datamonitor, nel 2003, le migliori società di gestione per performance medie sono state Anima (+22,5%), Kairos Partners (+18,4%), MC Gestioni (+17,7%), Epsilon Associati (+14%) e Grifogest (11,9%). Questi cinque asset manager sono accomunati da una gamma limitata di fondi (7,6 in media) e un patrimonio complessivo pari ad appena il 2,2% del totale. Non solo, il rating Morningstar di queste società, che tiene conto di rendimenti, rischio e costi, è in media di quattro stelle, collocandole ai vertici delle classifiche. Andando indietro negli anni, il quadro non varia molto: nel 2002, il miglior rendimento medio è stato messo a segno da Agora Investments (+5,75), che offre solo due fondi e nel 2001 da Credit Suisse asset management funds sgr (+3,5%), che ha in batteria cinque prodotti.

Flessibilità, dinamicità, focalizzazione e motivazione sono i principali fattori del successo. Un fondo con un patrimonio esiguo può muoversi agevolmente sul mercato e cogliere le opportunità che nascono in periodi volatili, come quelli che hanno caratterizzato le Borse negli ultimi anni. Inoltre, la struttura organizzativa è meno gerarchica, per cui il singolo gestore è responsabile in modo più diretto delle decisioni di investimento. Infine, una boutique si concentra su “ciò che sa veramente fare”, preferendo alla quantità la qualità ed è governata meno dalle logiche di marketing, che spingono a seguire le mode più che a valorizzare competenze e professionalità aziendali.

Secondo un’analisi pubblicata da Funds Europe, i grandi team di gestione tendono a seguire il consensus, finendo per replicare gli indici. Per altro, una gestione passiva necessita di masse elevate (almeno 100 miliardi di euro) per essere redditizia. Di qui l’ipotesi che il mercato vada verso una polarizzazione tra grandi gruppi e boutique, i primi mossi dall’esigenza di realizzare economie di scala, i secondi dalla specializzazione e dalla gestione attiva.

Nell’ultimo triennio (1999-2003), il mercato italiano retail dei fondi ha registrato una crescita annua negativa del 7,1%, la peggior performance a livello europeo, a dispetto delle previsioni che consideravano il nostro Paese come uno dei più dinamici. Sul banco degli imputati sono le performance deludenti, soprattutto dei fondi azionari che avevano registrato una raccolta record negli anni di boom delle Borse. Datamonitor si attende un’inversione nei prossimi anni, con un incremento medio del 5,9%, che porterà la massa oltre i 530 miliardi nel 2008. Passaggio obbligato è la riconquista della fiducia degli investitori, attraverso una maggior attenzione alle loro esigenze e una gestione di qualità. Potrebbe essere davvero la volta dei piccoli.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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