Zeta Swiss

Noto per le sue caratteristiche difensive, il mercato svizzero resta un investimento attraente in un’ottica di diversificazione valutaria. Alfonso Maglio gestisce l’unico fondo italiano a cinque stelle specializzato sul mercato elvetico, con buoni i rendimenti, un profilo di rischio contenuto, ma fee di gestione più elevate della categoria.

Maria Grazia Briganti 06/05/2004 | 10:13
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Mentre sono oltre un centinaio i prodotti di diritto estero, l’unico fondo italiano che investe sul mercato svizzero è Zeta Swiss, di Dws Investment Italy che, dopo l’acquisizione nel 2001 di Zurich, ha mantenuto intatte la strategia e le caratteristiche anagrafiche dei prodotti migliori della società svizzera.

Gestito fino allo scorso febbraio da Andrea Maccadori, Zeta Swiss è passato dal settembre 2003 sotto la guida di Alfonso Maglio, già responsabile di un prodotto azionario europeo e di uno specializzato sul mercato inglese. “Sono gli unici due mercati in Europa sui quali ha senso avere un fondo puro” sottolinea Maglio, che rintraccia nella dinamica valutaria, oltre che nelle caratteristiche difensive e nelle peculiarità dei due listini, uno dei fattori che giocano a favore di

un investimento di questo tipo.

Investire nella confederazione Elvetica significa puntare, in particolare, sulle grandi società del settore farmaceutico, tra le migliori in questo inizio di anno e dopo che i mercati, smaltita l’euforia iniziale sulla crescita economica, sembrano procedere su un sentiero più cauto e restano in attesa della stretta monetaria da parte della Banca Centrale americana. Ma svizzere sono anche diverse grandi banche europee, società minori impegnati in settori di nicchia come le biotech e alcune importanti società dei beni di consumo che Maglio reputa piuttosto interessanti al momento.

Nel portafoglio trovano posto soprattutto aziende dalle buone valutazioni, che hanno attraversato periodi difficili e le cui quotazioni hanno raggiunto prezzi interessanti. “Le scommesse su società minori ci sono, ma costituiscono parte residua del fondo” spiega il gestore che definisce la sua filosofia di gestione poco votata al trading e quindi valutabile in un’ottica di medio-lungo periodo.

L’approccio tipicamente value ben si sposa con una strategia difensiva che ha permesso al fondo di limitare la volatilità (è la più bassa della categoria) e contenere le perdite rispetto alla media negli anni 2001-2002, quando i mercati erano in discesa. Lo stesso approccio ha però frenato i rendimenti quando i mercati hanno ripreso a correre e, sia nel 2003 che da inizio anno, il fondo non brilla quanto a guadagni rispetto agli altri prodotti venduti in Italia che investono sullo stesso mercato.

Un risultato che il gestore spiega con il fatto di non aver puntato sulle cosiddette “distressed company”, società sull’orlo del fallimento, ma che grazie alla migliorata congiuntura economica sono riuscite a risollevarsi e a mettere a segno rialzi spesso superiori alle tre cifre.

Dal punto di vista commissionale il fondo risulta però penalizzante: oltre al 5% in sede di sottoscrizione (a discrezione del collocatore), Zeta Swiss prevede la commissione di gestione annua più alta della categoria, pari al 2%, contro una media dell'1,28%.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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