Gestito fino allo scorso febbraio da Andrea Maccadori, Zeta Swiss è passato dal settembre 2003 sotto la guida di Alfonso Maglio, già responsabile di un prodotto azionario europeo e di uno specializzato sul mercato inglese. “Sono gli unici due mercati in Europa sui quali ha senso avere un fondo puro” sottolinea Maglio, che rintraccia nella dinamica valutaria, oltre che nelle caratteristiche difensive e nelle peculiarità dei due listini, uno dei fattori che giocano a favore di
un investimento di questo tipo.
Nel portafoglio trovano posto soprattutto aziende dalle buone valutazioni, che hanno attraversato periodi difficili e le cui quotazioni hanno raggiunto prezzi interessanti. “Le scommesse su società minori ci sono, ma costituiscono parte residua del fondo” spiega il gestore che definisce la sua filosofia di gestione poco votata al trading e quindi valutabile in un’ottica di medio-lungo periodo.
L’approccio tipicamente value ben si sposa con una strategia difensiva che ha permesso al fondo di limitare la volatilità (è la più bassa della categoria) e contenere le perdite rispetto alla media negli anni 2001-2002, quando i mercati erano in discesa. Lo stesso approccio ha però frenato i rendimenti quando i mercati hanno ripreso a correre e, sia nel 2003 che da inizio anno, il fondo non brilla quanto a guadagni rispetto agli altri prodotti venduti in Italia che investono sullo stesso mercato.
Un risultato che il gestore spiega con il fatto di non aver puntato sulle cosiddette “distressed company”, società sull’orlo del fallimento, ma che grazie alla migliorata congiuntura economica sono riuscite a risollevarsi e a mettere a segno rialzi spesso superiori alle tre cifre.
Dal punto di vista commissionale il fondo risulta però penalizzante: oltre al 5% in sede di sottoscrizione (a discrezione del collocatore), Zeta Swiss prevede la commissione di gestione annua più alta della categoria, pari al 2%, contro una media dell'1,28%.
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