L’altra via alla gestione

In Italia dominano le sgr di emanazione bancaria e per gli indipendenti è difficile farsi strada. Parla Alessandro Ceccaroni, presidente di Agora Investments, società la cui maggioranza azionaria è in mano al proprio management.

Sara Silano 06/11/2003 | 10:11
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L’industria del risparmio italiana è caratterizzata da società appartenenti a gruppi bancari. Quali sono i limiti di questo sistema?

Indubbiamente questa delle sgr possedute da banche, per le sue dimensioni, è una anomalia tutta italiana. Nei paesi anglo-sassoni i gestori indipendenti, che nulla hanno a che vedere con banche e assicurazioni, sono il punto di riferimento per gli investitori. Dati precisi non ce ne sono, ma sono numerosi gli episodi che testimoniano una crescente disaffezione verso le banche e le loro sgr.

In questo contesto, quali sono i punti di forza

e di debolezza di una sgr indipendente?

Le sgr indipendenti non soffrono dei conflitti di interesse che derivano dall’appartenenza ad un gruppo bancario o assicurativo. Tutto ciò si traduce in una maggiore indipendenza di giudizio, una scelta delle controparti più competitive e una gestione finanziaria non influenzata da politiche di vendita più attente alle esigenze del venditore che dell’investitore.

Per quanto riguarda i punti di debolezza, essi non incidono sull’investitore e le performance. In un mercato del risparmio gestito ancora banco-centrico, la raccolta rappresenta la vera sfida per gli indipendenti.

Come si caratterizza il rapporto tra una sgr indipendente e i canali distributivi?

Per farsi accettare dai canali distributivi di terzi, alle sgr indipendenti è richiesto un servizio di maggior grado qualitativo ed in ultima analisi performance superiori alla media. Finché gli investitori al dettaglio continueranno ad essere ‘controllati’ dalle reti bancarie, tramite sportello o promotore finanziario, il costo della raccolta per le società di gestione indipendenti continuerà ad avere un’alta incidenza sulla redditività.

Negli Stati Uniti, l’industria dei fondi è finita sotto inchiesta e gli investitori sono sfiduciati. In Italia non ci sono stati scandali analoghi, ma i risparmiatori danno segnali di stanchezza per le perdite subite...

L’America in questo momento è la patria di tutti gli eccessi e i fondi comuni non fanno eccezione. E’ però degna di plauso la reazione degli investitori istituzionali, che in alcune occasioni hanno disinvestito dai fondi ritenuti colpevoli di aver messo in atto pratiche scorrette. In Italia in situazioni analoghe non si è vista la stessa prontezza di reazione.

Pensa che gli incentivi fiscali, come quelli previsti per i fondi small e mid cap, possano servire a rilanciare l’industria?

L’unico incentivo fiscale determinante sarebbe l’abolizione della ritenuta del 12,5% sui fondi. Sarebbe un modo per disincentivare il collocamento di prodotti lussemburghesi o irlandesi, con molto guadagno in termini di trasparenza e probabilmente di costi per l’investitore.

I fondi sono tra i prodotti finanziari più trasparenti. Ciò non ha impedito alcuni casi di mala-gestione. Si può fare qualcosa in più?

Sarei soddisfatto se gli standard di regolamentazione e trasparenza dei fondi comuni italiani fossero estesi anche agli altri prodotti di investimento, in particolare a quelli assicurativi. Probabilmente il modello inglese, con un regolatore unico come l’FSA (Financial Service Authority), è da preferirsi al modello italiano, ove la regolamentazione è parcellizzata tra più soggetti a seconda del tipo di intermediario finanziario. Inoltre, sarebbe auspicabile che la Consob avesse anche poteri repressivi, come la Securities and exchange commission (Sec) americana.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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