Wall Street ha già raggiunto il picco di ottimismo sui dazi?

Secondo gli esperti degli investimenti, il mercato americano ha già scontato le buone notizie sulle tariffe, mentre la guerra commerciale continua.

Sarah Hansen 05/06/2025 | 13:55
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Illustrazione a collage di un grafico a torta con un investitore che tiene un binocolo, una pila di monete e un grafico a baffi.

Punti chiave

  • Il mercato azionario americano ha recuperato le perdite primaverili e non solo, grazie all’ottimismo degli investitori che ritengono che gli effetti peggiori dei dazi di Trump possano essere evitati.
  • L’ipotesi prevalente che Trump ritratti i suoi annunci tariffari potrebbe nascondere vulnerabilità più profonde del mercato azionario.
  • Lo slancio del mercato potrebbe essere più limitato quest’estate, poiché le azioni hanno già scontato molte potenziali buone notizie relative ai dazi.

Le azioni hanno nuovamente sfidato la gravità, con il mercato USA che ha guadagnato oltre il 6% a maggio, grazie all’ottimismo per la possibilità di evitare una catastrofe economica indotta dai dazi e nonostante i rischi persistenti di un rallentamento della crescita economica, di un’inflazione vischiosa e di un aumento delle valutazioni azionarie.

L’equity USA è ora in attivo da inizio anno, con il Morningstar US Market Index in rialzo dell’1,25% dall’inizio di gennaio. Da quando hanno toccato il fondo l’8 aprile, dopo l’annuncio dei dazi da parte del Presidente Donald Trump, le azioni USA sono salite di oltre il 19%.

Gli strategist avvertono che i guadagni potrebbero essere più contenuti per il resto dell’estate, dal momento che il potenziale di buone notizie sulle tariffe (rollback, ritardi o vere e proprie inversioni) si riflette già negli attuali corsi azionari. “I mercati hanno ampiamente scontato l’idea che le tariffe non sarebbero state così negative come si temeva”, afferma Steve Sosnick, chief strategist di Interactive Brokers. Nel breve termine, “è più probabile che il mercato si muova e i rischi sono probabilmente più al ribasso a causa di quanto siamo arrivati lontano e della velocità con cui si sono mossi i listini”.

Nessun rimbalzo dei listini dopo la sentenza sui dazi

Forse controintuitivamente, la notizia secondo cui la Court of International Trade (CIT) aveva stabilito che la maggior parte dei dazi di Trump erano illegali non ha fatto impennare le azioni. Il mercato statunitense è salito solo dello 0,4% nel giorno di contrattazione successivo alla sentenza, un guadagno modesto rispetto a oltre il 2,0% di cui gli investitori hanno goduto nei “giorni delle buone notizie” all’inizio della primavera. “La reazione poco brillante mi dice che l’ottimismo era già stato prezzato dal mercato”, afferma Sosnick.

Michael Reynolds, vice president of investment strategy di Glenmede, afferma di essere rimasto sorpreso dal fatto che le azioni abbiano fatto un piccolo balzo dopo questa notizia. “Per un momento, gli investitori potrebbero aver pensato a uno scenario super ottimistico, e irrealistico, in cui i tribunali avrebbero ritirato i dazi e l’amministrazione si fosse arresa”, afferma Reynolds.

La scorsa settimana i titoli hanno comunque guadagnato l’1,9%, anche dopo che la sentenza iniziale del tribunale è stata sospesa da una corte d’appello. Altri fattori, come gli utili migliori del previsto di Nvidia NVDA, hanno probabilmente contribuito a questo guadagno.

Rischi commerciali: il TACO

Il tira e molla sui dazi della scorsa settimana è avvenuto mentre gli osservatori del mercato continuavano a digerire i discorsi sul commercio sintetizzati nel TACO, acronimo ironico di “Trump Always Chickens Out” (Trump si tira sempre indietro). Il termine, coniato da un giornalista del Financial Times, si riferisce al fenomeno per cui i mercati crollano in seguito all’annuncio di nuove tariffe, per poi riprendersi una o due settimane dopo quando Trump le ritira o le ritarda.

“Sembra che gli investitori siano sempre più indifferenti agli annunci commerciali della Casa Bianca, nella convinzione che saranno successivamente ritirati in caso di calo dei prezzi degli asset”, ha scritto questa settimana Dan Kemp, chief research and investment officer di Morningstar.

Secondo gli strategist, questo andamento potrebbe nascondere vulnerabilità più profonde all’interno del mercato azionario. Jason Draho, head of asset allocation Americas di UBS Global Wealth Management, lo paragona al ragazzo che gridava al lupo: “Il rischio che crea è che il mercato stia scoprendo il bluff di Trump (sulle tariffe)”. Ma cosa accadrebbe se Trump andasse fino in fondo e venissero applicati dei dazi importanti? “C’è una discreta possibilità che durante l’estate si verifichi una flessione del mercato, forse a causa di questa dinamica”, afferma.

L’amministrazione Trump potrebbe comunque imporre dazi significativi (anche se più mirati) anche se la sentenza iniziale del tribunale venisse confermata. Le tariffe sull’acciaio e sull’alluminio sono salite al 50% mercoledì, ad esempio.

Lisa Shalett, chief investment officer di Morgan Stanley’s wealth management, afferma che la “compiacenza azionaria” rimane il rischio maggiore che vede nei mercati. “Gli investitori azionari statunitensi continuano a comportarsi come se il bicchiere fosse mezzo pieno, nonostante l’incertezza delle politiche tariffarie e fiscali e gli avvertimenti provenienti da altri mercati”, ha scritto in una nota ai clienti lunedì 2 giugno.

I listini possono salire ancora?

Con le oscillazioni della politica commerciale che fanno notizia ogni giorno, gli strategist avvertono che il rally del mercato potrebbe perdere vigore durante l’estate, almeno fino a quando gli investitori non avranno maggiore chiarezza sulle tariffe.

Sosnick sottolinea come le valutazioni siano tornate a livelli paragonabili a quelli precedenti l’annuncio di Trump del 2 aprile, mentre le aspettative sugli utili sono diminuite, quelle sull’inflazione sono aumentate e il sentiment dei consumatori si è inasprito.

Anche se il mercato potrebbe salire, Draho prevede che l’indice di riferimento S&P 500 rimarrà in una fascia di oscillazione tra i 5.500 e i 6.000 punti per circa un mese. L’indice ha chiuso lunedì 2 giungo a 5.936 punti. “A breve termine, non c’è molto rialzo” perché i mercati stanno già valutando le buone notizie, afferma Draho. La prova che l’economia può resistere alle tariffe potrebbe essere un catalizzatore per ulteriori guadagni.

Reynolds aggiunge che, sebbene sia possibile un calo nel breve termine delle azioni, non si aspetta che il mercato si riporti ai minimi di inizio aprile.


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Sarah Hansen  è markets reporter di Morningstar.com

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