Etf europei: flussi netti per 47,9 miliardi nel 2016

Il patrimonio ha raggiunto i 546 miliardi. Bene gli obbligazionari, che però subiscono una battuta d’arresto nel quarto trimestre.

Jose Garcia Zarate 16/01/2017 | 11:14
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L’industria europea degli Exchange traded fund (Etf) ha attratto 11,5 miliardi di euro di nuovi flussi nel quarto trimestre, portando il saldo del 2016 a +47,9 miliardi. Il patrimonio è passato dai 466 miliardi del 2015 a 546 miliardi.

Flussi netti ETF per asset class - quarto trimestre 2016

Per gli azionari, l’ultimo periodo dell’anno ha segnato un punto di svolta, permettendogli di chiudere con una raccolta netta positiva di 13,6 miliardi (365 miliardi di asset under management), grazie in particolare ai fondi indicizzati al mercato americano, mentre gli emergenti hanno subito una battuta di arresto dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Gli obbligazionari hanno subito deflussi netti pari a 2,5 miliardi nel quarto trimestre. Nonostante questo risultato, il 2016 è di successo per questa asset class che ha raccolto 20,6 miliardi, accrescendo la quota di mercato al 24,1% dal 22,6% del 2015.

Gli Etc (Exchange traded commodity) hanno segnato flussi netti per 0,9 miliardi nel quarto trimestre, portando il totale da inizio anno a +12 miliardi. Gli asset in gestione ammontano a 43 miliardi (+28 miliardi a fine 2015).

Gli Etf strategic beta, che replicano indici non tradizionali, hanno chiuso il 2016 con un saldo positivo di 9 miliardi, pari al 19% dei nuovi flussi totali, in crescita dal 10% del 2015. Il patrimonio in gestione è salito a 43 miliardi (31 miliardi nel 2015).

Elezioni Usa e Fed
Nel dettaglio delle singole asset class, il cosiddetto “Trump rally” ha favorito gli Etf specializzati su Wall Street nell’ultima parte dell’anno. Anche gli azionari Europa ed Eurozona sono stati popolari nel quarto trimestre, in controtendenza rispetto al resto del 2016. Per contro i paesi emergenti hanno sofferto a fine 2016, ma hanno comunque chiuso con un saldo positivo (+5,3 miliardi).

Sempre gli Stati Uniti, hanno condizionato il reddito fisso nel quarto trimestre, a causa delle attese poi confermate di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. I più penalizzati sono stati gli Etf sui governativi Usa e sui mercati emergenti. Hanno continuato a soffrire in termini di raccolta anche i fondi sui titoli di stato in euro, mentre quelli sui corporate investment grade e high yield sono stati tra i preferiti nel 2016.

Al di là delle singole categorie, tuttavia, gli Etf hanno fatto grandi passi in avanti per essere accettati come veicoli per investire nel reddito fisso. Resta comunque la necessità di informare i sottoscrittori sulle caratteristiche di negoziazione e liquidità di questi strumenti. In ogni caso, gli emittenti hanno identificato nell’obbligazionario una delle aree di maggior sviluppo nei prossimi anni.

Chi sale e chi scende
Tra gli emittenti di Etf, al primo posto per flussi netti nel 2016 si colloca iShares (+26,4 miliardi), la cui quota di mercato è stabile intorno al 46% da tre anni. La competizione è stata intensa tra gli altri provider. Db x-trackers ha conservato il secondo posto, ma ha sofferto deflussi netti nell’ultimo anno e una discesa del market share dall’11,9 al 9,8% (il dato esclude la gamma db-X Etc).

Flussi netti per ETF provider quarto trimestre 2016

Lyxor rimane in terza posizione, ma ha ridotto la distanza da Db x-trackers. Infine, State Street, Amundi, Vanguard e UBS hanno tutti attratto nuovi flussi, guadagnando quote di mercato sui concorrenti.

Non esiste una singola spiegazione di questo successo, ma ragioni specifiche per ciascuna società, quali ad esempio il lancio di una gamma di Etf obbligazionari con replica fisica da parte di State Street e di replicanti coperti dal rischio di cambio o attenti ai fattori ESG (ambientali, sociali e di governance) da parte di UBS.

Leggi il report completo.

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Info autore

Jose Garcia Zarate  is an ETF analyst with Morningstar UK.

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