L’auto del futuro entra nei fondi

Sono pochi gli operatori puri dell’industria della mobilità sostenibile, ma il tema è trasversale a diversi settori dalle energie alternative, alla tecnologia e all’ecologia.

Sara Silano 07/07/2016 | 15:43
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Dopo il dieselgate, Volkswagen ha annunciato che l’auto elettrica sarà centrale nella nuova strategia e che ha l’intenzione di metterne sul mercato 30 nuovi modelli entro il 2025, con l’obiettivo di venderne 2-3 milioni l’anno. Dal canto suo, Sergio Marchionne ha dichiarato che anche Fca studia un’alternativa al motore a combustione.

Il dato più sorprendente, tuttavia, riguarda Tesla Motors che ha l’auto elettrica come obiettivo di business. Lo scorso 31 marzo ha annunciato il lancio della berlina Model 3 a un prezzo base di 35 mila dollari, ricevendo nella prima settimana 325 mila prenotazioni, nonostante avesse richiesto un deposito cauzionale di mille dollari. Il successo è ancor più rilevante se si considera che la macchina sarà disponibile verso la fine del 2017. Non c’è dubbio che il carisma e la fama di Elon Musk abbiano contribuito a questo risultato, ma scavando un po’ in profondità si vede come il settore della mobilità stia attraversando una fase di cambiamento e alcuni fattori potrebbero accelerarlo.

Asia protagonista
Innanzitutto, le dinamiche del consumo in Asia e più in generale nei paesi emergenti avranno un ruolo determinante sull’industria dell’auto, perché si stima che quelle regioni rappresenteranno circa il 70% delle vendite entro il 2025 (contro il 58% di oggi). India e Cina hanno già fatto sapere le loro intenzioni. Il governo di Mumbai ha presentato un piano per arrivare al 100% di veicoli elettrici di qui al 2030, mentre Pechino punta a 5 milioni entro il 2020. Secondo le stime di Symphonia Sgr, che ha un fondo dedicato, Electric Vehicles revolution, nel giro di pochi anni il 40% delle vendite di auto sarà nei due paesi asiatici.

Focus sull’ambiente
Il secondo “acceleratore” del cambiamento è la maggiore sensibilità ai temi ambientali, soprattutto dopo COP21 di Parigi, la conferenza sul clima che ha portato alla firma da parte di 196 nazioni di un accordo (non vincolante) per contenere l’aumento della temperatura globale sotto i due gradi nei prossimi cinque anni, con uno sforzo di non superare l’1,5. I combustibili fossili sono i maggiori responsabili delle emissioni di anidride carbonica, principale causa dell’alterazione dell’equilibrio tra i raggi solari e l’atmosfera, e il settore dei trasporti, insieme all’energetico, è quello che più emette CO2 nell’atmosfera.

“Un gruppo di paesi, tra cui Regno Uniti e Germania, si è impegnato a eliminare le auto tradizionali entro il 2050”, ha spiegato Massimo Baggiani, responsabile mercati azionari internazionali di Symphonia Sgr nell’ambito di un incontro organizzato dal Forum per la finanza sostenibile lo scorso 15 giugno. “Altre nazioni, come Olanda e Norvegia, vogliono proibire le macchine a combustione interna entro il 2025”.

Secondo i dati Acea (l’associazione europea dei produttori di auto), nel primo trimestre 2016, c’è stato un incremento del 6,4% delle vendite di veicoli ad alimentazione alternativa nell’Unione europea rispetto allo stesso periodo del 2015, aumento ancor più significativo per quelle elettriche (+26,8%). I mercati più dinamici sono quelli dove ci sono incentivi e forti politiche in favore della mobilità sostenibile, come Francia, Germania e il nord Europa.

Più infrastrutture
Il terzo “acceleratore” è di tipo infrastrutturale. Secondo la società di ricerca Ihs, i punti di ricarica passeranno dal milione del 2014 a 12,7 milioni nel 2020. Sono in aumento anche i rapid chargers, che consentono un ricarico dell’80% della batteria in 30 minuti e la tecnologia è in evoluzione per abbassare questi tempi e aumentare l’autonomia. Si stima che anche i prezzi siano destinati a scendere a fronte di migliori prestazioni.

Gli ostacoli
Se da un lato l’industria dell’auto ha avviato il nuovo corso, dall’altro la strada da percorrere sembra ancora lunga e non mancano le incertezze. Secondo David Whiston, equity strategist di Morningstar, “l’auto elettrica ha infrastrutture, costi, problemi di ricarica e altre criticità che potrebbero rallentare o ostacolare la diffusione di massa”. “Prevediamo una crescita della popolarità di questi modelli, ma non sottovalutiamo i sistemi ibridi, che sono meno costosi per i produttori, ad eccezione di Tesla”.

Dove investire
A parte il fondo Symphonia Electric Vehicles revolution, non sono disponibili in Italia prodotti specializzati sul segmento della mobilità “sostenibile”, che, per altro, racchiude pochi operatori puri, ma l’universo investibile è ampio, perché comprende la componentistica, le energie alternative, l’industria per il controllo delle emissioni di CO2 e i sistemi di assistenza alla guida e di sicurezza.

L’analisi dei fondi che hanno in portafoglio Tesla, ad esempio, mostra che essi appartengono a diverse categorie, dal settore delle energie alternative, alla tecnologia, all’ecologia. Guardando, invece, ai comparti con una più alta esposizione all’industria automobilistica, notiamo che molti appartengono alla categoria azionari beni di consumo, ma non mancano i prodotti con focus su particolari regioni o paesi.

I fondi più esposti al settore auto

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Stellantis NV23,31 EUR0,73Rating
Symphonia Electric Vehicles Rev Acc17,05 EUR1,13Rating
Tesla Inc144,68 USD1,85Rating
Volkswagen AG Vorz-Inhaber-Akt ohne Stimmrecht121,35 EUR0,04Rating

Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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