Etf, flussi da record nel trimestre

Nei primi tre mesi del 2015 si sono registrate sottoscrizioni pari al 70% della raccolta dell’intero 2014. I prodotti azionari sul Vecchio continente i più ricercati.

Jose Garcia Zarate 13/04/2015 | 14:02
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Secondo i dati (preliminari) di Morningstar, nei primi tre mesi dell’anno il mercato europeo degli Etf ha incassato flussi netti per 30,8 miliardi di euro, il risultato trimestrale più alto di sempre. Il record precedente era di 17 miliardi raccolti nell’ultimo trimestre del 2008. In effetti, un tale risultato è più simile alle cifre finora segnate a livello annuale. Basti pensare che nel corso dell’intero 2014, etichetatto da tutti (e anche da me) come un anno fantastico per gli Etf, la raccolta netta totale in Europa è stata di 43,5 miliardi.

Guardando il risultato del primo trimestre del 2015, forse siamo stati tutti eccessivi nel giudizio sull’anno scorso. Tuttavia, questo trimestre potrebbe anche rivelarsi un singolo exploit difficile da ripetere. Eppure, dando uno sguardo anche alle nuove attitudini d’investimento negli Stati Uniti, dove molti investitori stanno stabilmente preferendo la replica passiva ai gestori attivi, ci si può legittimamente chiedere se questo possa essere solo il primo passo di una “nuova normalità” anche da questo lato dell’oceano.

Il patrimonio gestito dai replicanti europei a fine marzo ammonta a 462 miliardi di euro, il 21% in più rispetto ai 381 miliardi di fine 2014. Gli 80,7 miliardi in più sono il risultato combinato della raccolta netta (come detto 30,8 miliardi) e dell’effetto mercato (49,9 miliardi).

Azionario europeo in cima alla lista
Il dettaglio dei dati mostra che 16,2 miliardi di euro di flussi netti sono stati attratti da replicanti azionari e 11,9 miliardi da strumenti obbligazionari.

Il primo trimestre dell’anno, infatti, è stato segnato dall’attivismo monetario della Banca centrale europea, che ha spinto gli investitori a posizionarsi sia sulle azioni che sui bond. Il Quantitative easing potrebbe anche aver influito sulla raccolta eccezionale degli Etf.

In effetti, scavando più a fondo nei dati, diventa piuttosto chiaro che il Qe è stato il fattore che maggiormente ha trainato le decisioni d’investimento nel primo trimestre. Se nel 2014 c’era una chiara preferenza per l’equity Usa (i replicanti dello S&P 500 erano stabili tra i più richiesti), quest’anno c’è stato una chiara virata verso l’azionario europeo (Msci Europe o Msci Emu) e verso i bond societari denominati in euro, sia investment grade che high yield.

Secondo i nostri calcoli, la raccolta netta degli Etf azionari esposti al mercato europeo o dell’Eurozona ammonta nel trimestre a 12,75 miliardi di euro. Anche gli strumenti dedicati all’equity giapponese sono stati decisamente popolari. I replicanti di indici obbligazionari in euro, invece, hanno raccolto 6,5 miliardi. Dall’altro lato, si sono registrati deflussi netti dagli Etf dedicati al mercato azionario Usa per 2,3 miliardi.

Tutto ciò ha senso in un periodo in cui il valore sia dell’azionario che dell’obbligazionario europeo, in particolare della zona euro, era previsto in crescita grazie alla spinta del Qe. Nei prossimi mesi, i movimenti di mercato dipenderanno soprattutto dalla aspettative generate dagli effetti reali del Qe sull’economia dell’Eurozona e sulla soluzione della situazione greca.

E gli Strategic beta?
Secondo i nostri dati, nel primo trimestre sono stati investiti 3,9 miliardi di euro negli strumenti di tipo “strategic beta”, il 13% dei flussi totali europei. All’interno di questo universo, la famiglia di strumenti che ha avuto più successo è quella orientata al reddito, lo yield, con circa 3 miliardi di sottoscrizioni nette.   

Nel complesso, il patrimonio gestito dai prodotti strategic beta in Europa si attesta a fine marzo a circa 30 miliardi di euro, contro i 22,5 di fine 2014, il che significa che nel trimestre questi strumenti hanno segnato un “effetto mercato” di 7,4 miliardi.

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Info autore

Jose Garcia Zarate  is an ETF analyst with Morningstar UK.

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