Emergenti nella lista della spesa

Sono stati colpiti da forti deflussi, ma c’è chi pensa sia il momento di acquistare. Con un po’ di coraggio e guardando ai prossimi sette anni.

Sara Silano 25/07/2013 | 14:59
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La sindrome dei riscatti in fase di ribasso dei mercati ha colpito i fondi azionari paesi emergenti. Dall’inizio dell’anno, quelli disponibili in Italia hanno perso in media il 7,71% e i riscatti sono stati di oltre 2,55 miliardi nel solo mese di giugno. Il fenomeno non è solo italiano, tanto che il Wall Street Journal ha recentemente parlato di “esodo” da questi fondi.

Brutti scherzi
Come spiega Russel Kinnel, direttore della ricerca sui fondi di Morningstar, la categoria degli azionari emergenti è vittima del modello per cui risultati deludenti portano a forti deflussi. Decidere in base alle emozioni, tuttavia, può essere pericoloso. Vendere nelle fasi Orso e comprare in quelle Toro, infatti, è una delle ragioni per cui il rendimento dell’investitore (investor return) è inferiore a quello totale del fondo (total return). La regola vale soprattutto sui mercati più volatili, come quelli in via di sviluppo che, dopo il rally del 2009, preceduto da un 2008 da dimenticare, hanno avuto un andamento altalenante, in corrispondenza con i forti flussi di investimento.

Tempo di vendere?
In una nota, John Rekenthaler, vice president della ricerca Morningstar, va controcorrente e mette gli azionari emergenti nella lista dei possibili acquisti. Lo fa non solo in considerazione del detto “Cheaper is better than expensive”, ossia “economico è meglio che costoso”, ma anche sulla base di alcune stime di GMO, la società di gestione americana famosa per aver predetto diverse bolle speculative, secondo la quale i titoli dei paesi in via di sviluppo sono quelli con le migliori prospettive di ritorni attesi in un orizzonte di sette anni (6,2% annuo).

Le mosse cinesi
Un invito a valutare con distacco i recenti avvenimenti sui mercati emergenti viene anche da Didier Saint-Georges, membro del Comitato investimenti di Carmignac Gestion. Dopo la Fed, è stata la Banca popolare cinese a gettare ombra su queste aree, ma l’iniziativa dell’istituto centrale è giudicata “buona”, perché mira a “consolidare il modello di crescita del paese nel lungo termine a spese del credito facile a breve termine, che è all'origine delle bolle speculative e della cattiva allocazione del capitale”. Per Saint-Georges, le probabilità di successo non devono essere trascurate, in quanto le autorità cinesi controllano i propri mercati dei capitali e si impegneranno a mantenere un livello di crescita tale da garantire il riequilibrio dell’economia e la pace sociale. Chi sceglie l’universo emergente, tuttavia, deve essere consapevole che è bene privilegiare le aziende di qualità, che generano elevati flussi di cassa, è meglio stare alla larga dalle valute di paesi con deficit e dal debito di lunga durata e pessima qualità.

Va controcorrente anche Matthew Vaight, gestore del fondo M&G global emerging markets, che definisce “irresistibili” i prezzi dei mercati emergenti. “Per quanto riguarda il price-to-book, questi listini stanno attualmente scambiando ai livelli più bassi mai visti da anni”, dice”, “e sono più economici rispetto all’azionario dei mercati occidentali per circa il 25%”.  In particolare, il fund manager guarda ai Bric (acronimo di Brasile, Russia, India e Cina): “Dieci anni fa erano la moda del momento, mentre oggi sembrano essere caduti in disgrazia”, afferma. “La sfida in posti come Cina e Russia, e in misura minore Brasile India, sta nel trovare società che siano ben gestite e che si impegnino a creare valore per i loro azionisti”.

Scopri quali sono i fondi azionari emergenti ai quali gli analisti di Morningstar attribuiscono il massimo del rating

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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