L'Italia temporeggia e il mercato vende

L'Fmi prevede per la Penisola una recessione più lunga rispetto al resto dell'Europa.

Marco Caprotti 15/05/2012 | 09:06
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I tempi lunghi per la sistemazione della situazione italiana non piacciono ai mercati. L’indice Msci del Belpaese nell’ultimo mese (fino all’11 maggio e calcolato in euro) ha perso il 3,5%, portando a -5,5% la performance da inizio anno.

Gli operatori sono preoccupati per la penisola che, sempre più spesso, viene accomunata alla Spagna nell’elenco dei paesi problematici dell’Eurozona. Il Fondo monetario internazionale stima una contrazione del Pil dell’1,9% quest’anno e dello 0,3% nel 2013 e sottolinea come si tratti dell’unica tra le grandi economie a registrare un calo del Pil nel 2013. Nel World Economic Outlook si prevede per l’Italia, assieme alla Spagna, una recessione più profonda rispetto agli altri Paesi europei.

Sono state corrette in meglio le stime precedenti, quando era stato previsto un calo del 2,2% del Pil per quest’anno e dello 0,6% l’anno prossimo. Il rapporto deficit-Pil secondo l’Fmi, passerà dal 2,4% del 2012 all’1,5% nel 2013, per arrivare poi gradualmente quasi al pareggio (1,1%) nel 2017. Il debito sarà pari al 123,4% quest’anno e al 123,8% il prossimo.

Le speranze di Bankitalia
Più ottimista la Banca d’Italia. “Le misure di consolidamento fiscale attuate dalla metà del 2011, gli interventi in materia previdenziale e i progressi nelle riforme volte a elevare il potenziale di crescita dell’economia hanno consentito di riguadagnare fiducia sulla sostenibilità dei conti pubblici”, recita l’ultimo “Rapporto sulla stabilità finanziaria” dell’istituto centrale. “Il miglioramento registrato sul mercato del debito sovrano è significativo, anche se è stato in parte ridimensionato dalle tensioni delle scorse settimane, nate al di fuori dell’Italia. Nostre simulazioni, che ipotizzano la piena efficacia degli interventi governativi, mostrano che il rapporto debito-Pil comincerebbe a ridursi già nel 2013 anche se il costo del debito aumentasse e la crescita risultasse inferiore alle attese”.

L’Italia, comunque, risente del contagio e della recessione. “Il differenziale di rendimento tra i titoli italiani e tedeschi rimane elevato”, prosegue il report. “Continua a risentire dei fattori speculativi che hanno spinto i tassi in Germania su valori eccezionalmente bassi. Nell’attuale fase di debolezza congiunturale e di volatilità dei mercati è essenziale proseguire, con rapidità e coerenza, nel vasto programma di riforme strutturali in grado di influire sulle aspettative di reddito futuro, senza le quali sarebbe più difficile rafforzare il consolidamento dei conti pubblici e cogliere le opportunità della ripresa globale”.

Le banche respirano
Gli istituti di credito, intanto, iniziano a respirare. Il sistema bancario italiano, infatti, secondo Palazzo Koch è tra i meno esposti verso i paesi dell’area dell’euro in difficoltà, sia direttamente sia indirettamente (attraverso posizioni creditorie verso banche estere a loro volta esposte verso quei paesi). Nei primi due mesi di quest’anno gli istituti domestici hanno ripreso ad acquistare titoli pubblici italiani, dopo la pausa registrata nello scorcio del 2011. Quasi il 60% degli acquisti ha fatto capo a banche piccole e medie, che hanno ottenuto una quota molto bassa dei finanziamenti a medio termine erogati dalla Bce. “Il patrimonio dei principali gruppi italiani è ulteriormente cresciuto”, dice lo studio. “Il core tier 1 ratio è salito al 9,3%”. Osservazioni che, comunque, non hanno tranquillizzato l'agenzia di rating Moody's che ha deciso di abbassare il rating di 26 istituti italiani.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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