Non ci sono più i bond di una volta

Lo scenario del reddito fisso internazionale presenta nuovi rischi. Che impongono cambiamenti radicali di strategia.

Marco Caprotti 21/07/2011 | 13:36
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Se anche The King of Bond Bill Gross dice di preferire i dividendi alle obbligazioni, significa che veramente l’investimento in obbligazioni non è più quello di una volta. Più volte negli ultimi tempi il gestore di Pimco ha detto di essere preoccupato per un debito americano alle stelle e per una politica monetaria della Federal Reserve che preferisce combatterlo mettendo le mani nelle tasche dei cittadini attraverso un aumento dell’inflazione. Una strategia, ha detto The King che porta a una graduale ma costante discesa dei tassi di interesse reali. Uno degli elementi che chi investe in obbligazioni aborre. L’alternativa? Acquistare azioni di società che staccano ricche cedole o, in alternativa, rivolgersi a Paesi più solidi fra cui, dice, ci sono anche alcuni emergenti.

Lo scenario muta
Che si sia d’accordo o meno con Gross (e considerando che l’indice BarCap nell’ultimo mese ha guadagnato l’1,3%, sono di più quelli che per ora non lo seguono) è innegabile che lo scenario a livello internazionale nel quale si stanno muovendo gli investitori in bond sta cambiando. Dopo anni di tassi di interesse al ribasso che hanno spinto i portafogli obbligazionari, ora lo scenario sta cambiando. In Asia molte banche centrali da mesi hanno iniziato manovre restrittive sul costo del denaro per combattere l’inflazione. La stessa strada è stata scelta dall’Europa per combattere l’aumento dei prezzi al consumo (importato), con il rischio di soffocare nella culla una crescita che peraltro stenta ad emettere i primi vagiti. Il quadro, proprio nel Vecchio continente, è complicato da una situazione di debolezza del debito di alcuni Paesi che ha fatto scatenare la speculazione internazionale. Il risultato è che gli operatori stanno perdendo progressivamente fiducia nel mercato obbligazionario.

La trappola più evidente è rappresentata dai tassi di interesse. Ma ce ne sono altri, come l’eccessiva dipendenza dai giudizi delle agenzie di rating o l’utilizzo di determinati benchmark che, nel corso del tempo, hanno cambiato la loro struttura e la loro funzione. Usare per le scelte strategiche i giudizi di società di analisi sul merito del credito come S&P, Moody’s e Fitch è come guidare guardando soltanto lo specchietto retrovisore. E’ una scelta poco prudente che non tiene conto dei nuovi rischi che ci sono sul mercato.

Attenti al benchmark
Un discorso simile vale per l’uso dei panieri. L’esempio che viene portato è quello del Barclays Capital U.S. Aggregate Bond Index (Agg), un benchmark che generalmente viene utilizzato per investire nel reddito fisso americano e che è diventato un segnale della tolleranza al rischio degli investitori. Molte strategie (soprattutto passive) sono costruite intorno a questo indice che viene anche utilizzato per misurare le performance dei gestori. “Più del 70% dell’Agg è composto da titoli detenuti dal governo Usa e sta assumendo sempre più le caratteristiche di un asset costruito sui Treasury”, spiega lo studio. “E proprio come i Tbond ha aumentato la sua sensibilità ai movimenti dei tassi di interesse”.

La diversificazione vince sempre
In una situazione del genere, in cui cambia il mercato e cambiano i rischi che lo compongono, diventa sempre più difficile fare scelte strategiche. “Molti investitori in bond si stanno comportando in maniera sbagliata”, spiega Eric Jacobson, direttore della ricerca sul reddito fisso di Morningstar. “E’ vero che in uno scenario di crescita dei tassi di interesse e aumento dell’inflazione non si sentono più al sicuro. Lasciare tutto per tenere i soldi in tasca, però non è la scelta giusta. Anzi, in una situazione di inflazione crescente quel denaro tende a perdere gradualmente il suo potere di acquisto. In questo momento conviene cambiare il portafoglio costruendolo su indici diversi: sia quelli utilizzati per le strategie passive che quelli usati per quelle attive. Questo è un primo passo verso la diversificazione. Il secondo è quello di avere in cassa strumenti obbligazionari diversi, sia a livello geografico che di durata. Facendo attenzione che siano liquidi”.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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