Europa, i danni non li fanno solo i Pigs

S&P abbassa il rating di Grecia e Portogallo. Ma Eurolandia era già a un passo dalla stagnazione.

Marco Caprotti 28/04/2010 | 13:43
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I Pigs tornano a fare danni in Europa. Il ministro delle Finanze della Grecia, George Papaconstantinou, ha annunciato che il Paese non riesce più a collocare i titoli del debito pubblico e, dunque, non potrà fare a meno degli aiuti di Fmi e Ue. L’agenzia di rating Standard & Poor’s, intanto, ha tagliato a livello junk (spazzatura) il merito di credito di dei bond di Atene che rischiano di diventare inutili come merce di scambio con la Bce per ottenere liquidità. Perché ciò avvenga, comunque, anche le altre agenzie di rating dovrebbero ridurre il voto sul debito sovrano di Atene. Il differenziale di rendimento rispetto al Bund decennale tedesco, nel frattempo si è ampliato, raggiungendo i 682 punti base.

L’Unione europea si riunirà il 10 maggio a Bruxelles per affrontare la situazione greca. L’incontro avverrà il giorno dopo le elezioni regionali in Nord Reno Vestfalia. La chiamata al voto è la principale ragione per cui la Germania sta mostrando intransigenza nella concessione degli aiuti alla Grecia. Gli ultimi sondaggi, infatti, indicano che i tedeschi sono contrari a dare una mano ad Atene e i politici non vogliono inimicarsi l’elettorato. Sul piano di soccorso, peraltro, l’Unione Europea ha posizioni diverse e questo, ha detto Papaconstantinou parlando ai deputati socialisti in vista della scadenza cruciale del 19 maggio quando dovranno essere ripagati 9 miliardi di euro di debito pubblico, non sta aiutando.

La situazione nel resto dell’Europa, nel frattempo si sta deteriorando: S&P ha annunciato il taglio del rating del Portogallo e ha espresso outlook negativo. “Gli investitori hanno sempre più l’idea che la crisi possa espandersi ad altri Stati dell’Unione”, spiega in un’intervista Jeremy Glaser, analista di Morningstar (per vedere l’intervento completo Clicca qui). “A questo punto ci sono due possibilità. Il mercato può avere la percezione che Eurolandia sia instabile e quindi gli operatori possono decidere di spostare i loro investimenti verso altre aree. Se, invece, la Ue si muoverà compatta nel fronteggiare la crisi, si potrebbe arrivare a un livello maggiore di coesione fra gli Stati e a politiche fiscali più omogenee”

Ma non ci sono solo i Pigs a preoccupare gli investitori. L’indice Msci Europe nell’ultimo mese (fino al 27 aprile e calcolato in euro) ha perso lo 0,8%, anche se la maggior parte del calo è stata registrata negli ultimi giorni. “I dati resi noti da Eurostat, indicano che la zona è a rischio di stagnazione e corre il pericolo di un’altra frenata”, spiega una nota di Morningstar. L’ufficio statistico dell’Unione europea ha abbassato le stime riguardanti il Pil dei 16 Paesi che condividono la moneta unica per i prossimi trimestri: se prima si parlava di una crescita dello 0,1% ogni tre mesi, oggi si parla di andamento laterale (un termine tecnico che indica l’assenza di crescita).

Le notizie che arrivano dai singoli Stati di Eurolandia, del resto, non invitano a vedere rosa. La Germania ha registrato una crescita dello 0,4% nel secondo trimestre e una frenata della produzione industriale, mentre l’Italia ha subito una contrazione del Pil dello 0,3%. “Questo è uno scenario poco incoraggiante per l’Europa”, spiega uno studio di Howard Archer, economista della società di analisi IHS Global Insight. “La domanda domestica della regione è scesa dello 0,2%, i consumi non si riprendono mentre gli investimenti, da un trimestre all’altro, sono scesi dell’1,3%”, recita lo studio. “Insomma, l’area è ancora in una situazione economica e finanziaria difficile. I segnali di ripresa sono stati momentanei. E i pericoli di una contrazione sono decisamente forti”.

Non tutte le letture sono così negative. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha portato le stime sulla crescita delle sette maggiori economie della zona dall’1,5% all’1,9%. Non tutte viaggeranno, comunque alla stessa velocità. Se l’Inghilterra avrà un’accelerazione del 2%, la Francia crescerà del 2,3% (dato peraltro rivisto al ribasso dal precedente 2,7%). Con questo scenario l’Ocse ha raccomandato alla Banca centrale europea di non alzare i tassi di interesse mentre ai governi ha suggerito di ridurre i deficit di bilancio entro il 2011.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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