Fondi pensione aperti in difficoltà

Hanno chiuso i primi sei mesi con un calo del 4,3%, facendo peggio delle casse di categoria e del Tfr, ma meglio dei listini internazionali. Chi ha sottoscritto le linee azionarie ha subito le perdite più consistenti, ma nel lungo periodo posso essere recuperate.

Maria Grazia Briganti 28/08/2008 | 16:27
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I fondi pensione aperti si presentano al giro di boa di metà anno con qualche difficoltà. Colpa dei mercati azionari in crisi e del calo dei prezzi delle obbligazioni, soprattutto europee, appesantite dall’inflazione in crescita e dal conseguente aumento dei tassi di interesse.

Proprio l’aumento dei prezzi ha invece spinto verso l’alto il tasso di rivalutazione del Trattamento di Fine Rapporto (Tfr), che nello stesso periodo ha garantito il 2,1%, cioè l’1,5% più il 75% dell’inflazione.

Ma vediamo nel dettaglio cosa è successo e quali risultati hanno archiviato i risparmiatori italiani che hanno destinato la propria pensione integ

rativa a un fondo aperto. In media, secondo i dati Morningstar chiusi al 30 giugno, le oltre 420 linee aperte presenti sul mercato hanno perso il 4,33% nel primo semestre e il 3,68% nel corso dell’ultimo anno. Le casse di categoria, invece, (leggi l’articolo sui fondi chiusi) negli stessi periodi hanno contenuto le perdite rispettivamente al -2,6% e allo -0,55%, anche grazie a una composizione dei portafogli in media più conservativa e meno esposta ai mercati azionari.

Nel triennio, invece, in cui non erano tuttavia attive ancora le linee garantite, il guadagno medio dei fondi pensione aperti è stato pari al 2,56%.

Dall’analisi per macro-categorie, tuttavia, il confronto con i mercati finanziari di riferimento è meno penalizzante: con un calo medio del 12%, le linee azionarie hanno comunque contenuto le perdite rispetto ai listini (-18,1% la flessione dell’indice Msci World nel semestre e -23,2% quella dell’S&P/Mib). Le linee bilanciate più aggressive hanno perso il 9,2%, quelle bilanciate circa il 7%, mentre le linee monetarie e garantite hanno guadagnato lo 0,44%, contro lo 0,77% offerto nel semestre dai mercati obbligazionari (espressi dall’indice JPM GBI).

Come ribadito dal presidente della Covip Luigi Scimìa in occasione dell’ultima relazione “i segnali poco incoraggianti giunti dai mercati finanziari e dal sistema economico nazionale nei primi mesi dell’anno hanno reso più difficile per i lavoratori la scelta relativa all’adesione, anche per l’esigenza di valutare le prospettive di reddito in rapporto a una congiuntura economica non tranquillizzante”. Non sorprende quindi che il tasso di adesione dei primi sei mesi si sia fermato al 2,8%.

Le valutazioni previdenziali dovrebbero guardare a orizzonti di lungo termine. Se consideriamo, infatti, il periodo 2003-2007, prosegue Scimìa, il rendimento medio aggregato dei fondi pensione negoziali e aperti supera di dieci punti percentuali la rivalutazione netta del TFR. Appare, quindi, necessario promuovere la capacità di adottare decisioni che guardino ad un arco di tempo più esteso”.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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