La frontiera si fa spazio

Gli asset dei paesi non ancora emergenti, dicono gli operatori, continuao a offrire una buona diversificazione dei portafogli. Ma la scelta geografica, aggiungono, deve essere fatta con molta attenzione. 

Marco Caprotti 07/05/2014 | 09:58
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Gli asset dei mercati di frontiera continuano a entrare nei portafogli degli investitori. L’indice Msci dedicato ai paesi che non sono ancora emergenti nell’ultimo mese (fino al 2 maggio e calcolato in euro) ha guadagnato il 3,8%, portando a +13,4% la performance da inizio anno. Per gli operatori istituzionali e privati, insomma, i frontier market sembrano diventati una valida alternativa per ottenere dei portafogli ben diversificati. “Delle 30 economie a più alto tasso di crescita a livello mondiale (misurate attraverso l’andamento del Pil reale), 23 appartengono a paesi di frontiera”, spiega uno studio firmato da Larry Seruma, responsabile degli investimenti di Nile Capital Management, società specializzata su queste aree.

La corsa continua
La corsa dei listini, secondo gli analisti, non deve spaventare. “La ripresa a seguito della crisi finanziaria globale è stata relativamente lenta nei mercati azionari di frontiera. Questo lascia spazio a opportunità di crescita: fino a poco tempo fa, hanno registrato un ritardo rispetto alle performance dei mercati emergenti e sviluppati”, spiega uno studio di Schroders. “Nonostante le recenti ottime performance, i mercati di frontiera continuano a presentare valutazioni allettanti. L’indice Msci Frontier Markets sta scambiando con un rapporto fra prezzi e utili che costituisce un piccolo premio rispetto al paniere emerging market, ma con uno sconto significativo rispetto ai mercati sviluppati”.

Di conseguenza attraggono sempre più l’interesse degli investitori e forti afflussi di capitali. “Allo stato attuale sono pochi gli operatori internazionali esposti su questi mercati”, dice il report. “Il graduale aumento delle emissioni azionarie dovrebbe comunque aiutare ad assorbire i flussi di investimento, a sua volta migliorando la liquidità e il sentiment di mercato”.

Le scelte operative
Come gli emergenti, anche i mercati di frontiera non possono essere trattati come se fossero un’asset class omogenea. “Una differenziazione paese per paese (il cosiddetto country picking, Ndr), resta la chiave per investire in queste aree”, spiega un report di Michale Cirami, gestore di Eaton Vance. “Alcuni stati come Serbia e Sri Lanka hanno continuano a fare progressi verso una libera economia di mercato e sembrano essere nella giusta direzione per arrivare a una crescita di lungo periodo. Molte zone di frontiera, inoltre, tendono a essere slegate dalle decisioni della Federal Reserve che condizionano invece i flussi di capitale da e per gli emergenti. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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