Le rinnovabili non accendono i fondi

Gli strumenti che investono in energie alternative chiudono l'anno in rosso, ma l'industria italiana si fa sempre più green.

Azzurra Zaglio 28/12/2011 | 15:30
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Nel mercato italiano del risparmio gestito, i fondi comuni specializzati in energie alternative e rinnovabili non sono numerosi (il totale ammonta oggi a 31). Il settore è molto volatile e così è l’andamento dei fondi, come tutte le industrie giovani. Alcuni di questi sono stati analizzati dai nostri analisti ottenendo, grazie al rigore dei processi di investimento e alle performance di lungo termine, rating Bronze. Sono strumenti di nicchia e, come tutti i fondi settoriali, sono indicati per ricoprire ruoli marginali nel portafoglio degli investitori per strategie tattiche e non core. I costi di gestione totali (Ter) della categoria sono tendenzialmente tutti equiparabili.

Per investire sulle energie alternative, si possono scegliere anche gli Etf. Nel mercato EtfPlus di Borsa Italiana, attualmente, sono attivi 6 Etf, lanciati dai principali emittenti come iShares, Lyxor, PowerShares e Credit Suisse. Sono fondi armonizzati, a replica sia fisica che sintetica, con un buon grado di diversificazione per numero e nazionalità di imprese quotate del settore. I loro Ter variano da un minimo di 0.60% a un massimo di 0,75%.
L’andamento di questi fondi nell'ultimo anno non è stato positivo per nessuno. In media la performance è stata di –20% circa. Gli Etf sono andati ancora peggio, soprattutto quelli di iShares e PowerShares, rispettivamente con rendimenti di -43% e -38%, calcolati rispetto ai prezzi di riferimento.

Come si sta muovendo l’industria?
Sempre più le aziende sono spinte a ridurre il proprio impatto sull’eco-sistema. Da un lato, il legislatore, interessato al cambiamento climatico e agli impatti di un modello di produzione e consumo insostenibile, sta introducendo direttive e normative per scoraggiare l’attività inquinante delle aziende. Dall’altro, il consumatore sta diventando attento ai prodotti che compra e riconosce il valore di scelte d’acquisto a ridotto impatto ambientale.

Nel 2011, la cifra investita dalle imprese in Italia per l’energia solare ha superato i 2,8 miliardi di euro. A rivelarlo è l’Irex Annual Report di Althesys, in cui emerge il fatto che le strategie degli operatori stanno mutando e molte delle iniziative imprenditoriali italiane puntano all’estero, per approfittare di incentivi maggiori e più vantaggiosi. Nell’anno in corso, infatti, le operazioni condotte al di fuori dei confini nazionali hanno raggiunto il 4% del totale, contro solo l’1% del 2010.

Le prospettive nel nostro Paese sono sempre più interessanti, soprattutto in vista del raggiungimento della grid parity (ovvero l’equivalenza di costo tra l’energia fotovoltaica e le fonti fossili) entro il 2013. A livello europeo, leggendo l’ultimo rapporto trimestrale di Ernst&Young  “Renewable Energy Country Attractiveness Indices”, si scopre che l’Italia è al quinto posto a livello generale, seconda in Europa solo alla Germania, quarta nel fotovoltaico, e settima nell’eolico.

A guidare però il mondo sono i paesi emergenti, con la Cina che si attesta leader del settore nonostante abbia subito un rallentamento rispetto al 2010. La Cina ha la più alta capacità installata di energia eolica; è il più grande produttore di pannelli solari e in costante sviluppo nell’implementazione delle vetture elettriche. A cercare di contenderle il podio, gli Stati Uniti che sono secondi.

 

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Info autore

Azzurra Zaglio

Azzurra Zaglio  è stata Redattrice di Morningstar in Italia.

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