I più interessati ad una soluzione del genere sembrano essere i lavoratori che si c
ollocano al di fuori degli accordi collettivi a livello nazionale, quindi dai fondi pensione negoziali. In particolare lavoratori che svolgono la loro attività in settori caratterizzati da imprese medio-piccole, con scarsa penetrazione sindacale, oppure liberi professionisti o artigiani.
A livello giuridico i fondi regionali sono identici agli altri, a parte la loro intersettorialità e l’avere come destinatari solo chi vive o lavora in una determinata regione.
Insomma, vista la scarsa migrazione degli ultimi mesi (nel primo trimestre 2009 gli iscritti alla previdenza integrativa sono aumentati dello 0,9%, dati Covip), questa strada potrebbe essere un’interessante soluzione per coinvolgire nella previdenza integrativa tutti coloro che si sono ritrovati fuori dai fondi negozionali e non si sentono di entrare in un fondo aperto. Il federalismo previdenziale, inoltre, potrebbe anche fornire la spinta giusta al fine di avviare una politica territoriale a sostegno della previdenza complementare, che possa offrire ricadute positive non solo in termini di protezione sociale, ma anche sotto il profilo dello sviluppo economico locale, attraverso il riutilizzo delle risorse raccolte.
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