Fondi pensione, e se fossero regionali?

Inizia a prendere forma l’idea del federalismo previdenziale.

Valerio Baselli 03/06/2009 | 08:39
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Le strade del federalismo portano alla previdenza complementare. Attualmente esistono organismi previdenziali operanti su base regionale in tre realtà italiane: Laborfondis del Trentino Alto Adige (operativo dal 2000; al 31/12/2008 contava 112.000 iscritti, all’incirca il 45% del bacino potenziale; dati Covip), Fopadiva della Valle d’Aosta (opera dal 2003; a inizio anno contava circa 6.000 partecipanti, pari al 18% del bacino potenziale) e Solidarietà Veneto del Veneto (fondo intersettoriale con un tasso di adesione del 13%). A queste regioni potrebbero aggiungersi presto anche Sicilia, Lazio, Lombardia, Toscana e Friuli Venezia Giulia, che hanno già mostrato interesse nel percorrere questa strada.

I più interessati ad una soluzione del genere sembrano essere i lavoratori che si c

ollocano al di fuori degli accordi collettivi a livello nazionale, quindi dai fondi pensione negoziali. In particolare lavoratori che svolgono la loro attività in settori caratterizzati da imprese medio-piccole, con scarsa penetrazione sindacale, oppure liberi professionisti o artigiani.

L’idea che sta alla base dell’iniziativa regionale si rispecchia nella convinzione che agendo in via preventiva a sostegno dei bisogni previdenziali dei cittadini le regioni risparmieranno sui costi economici e sociali del futuro, in termini di welfare e spesa pubblica. Se poi si tiene in considerazione che le regioni, per forza di cose, hanno un rapporto molto più diretto con i cittadini che lo Stato centrale, risulta ancor più intuitiva la maggior facilità con cui esse possano tenere banche dati o efficaci network di comunicazione.

A livello giuridico i fondi regionali sono identici agli altri, a parte la loro intersettorialità e l’avere come destinatari solo chi vive o lavora in una determinata regione.

Insomma, vista la scarsa migrazione degli ultimi mesi (nel primo trimestre 2009 gli iscritti alla previdenza integrativa sono aumentati dello 0,9%, dati Covip), questa strada potrebbe essere un’interessante soluzione per coinvolgire nella previdenza integrativa tutti coloro che si sono ritrovati fuori dai fondi negozionali e non si sentono di entrare in un fondo aperto. Il federalismo previdenziale, inoltre, potrebbe anche fornire la spinta giusta al fine di avviare una politica territoriale a sostegno della previdenza complementare, che possa offrire ricadute positive non solo in termini di protezione sociale, ma anche sotto il profilo dello sviluppo economico locale, attraverso il riutilizzo delle risorse raccolte.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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