Borse, il barile lascia un po' di respiro

Le piazze finanziarie mondiali salgono grazie al calo del petrolio che fa partire qualche ordine d'acquisto. Ma i problemi restano.

Marco Caprotti 08/08/2008 | 16:20
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Settimana positiva, anche se sonnacchiosa, per le Borse mondiali. L’indice Msci World nell’ultima ottava (e calcolato in euro) ha guadagnato circa lo 0,5%. Il calo del prezzo delle materie prime - soprattutto del petrolio che è arrivato a circa 118 dollari al barile – ha convinto gli investitori a fare un po’ di ordine nei portafogli e far partire qualche timido acquisto. I problemi che nel corso dell’ultimo anno hanno investito i listini mondiali, tuttavia, sono ancora sul tappeto. Primi fra tutti, la crescita dell’inflazione, il rallentamento dell’economia e la crisi dell’immobiliare. In questa situazione le maggiori banche centrali hanno preferito non toccare i tassi per non strangolare un’eventuale ripresa della congiuntura.

“La strada verso la normalizzazione dei mercati sar

à certamente lunga, considerata la portata della crisi che stiamo affrontando”, spiega una nota di Axa Investment Managers. “I mercati avranno la tendenza ad esagerare e potrebbero anticipare il peggio. Potremmo essere tentati di soccombere alle varie Cassandra e cedere al panico. Non dimentichiamoci però che i mercati hanno già anticipato molte cattive notizie che hanno comportato valutazioni molto interessanti".

Stati Uniti
L’indice Msci North America nell’ultima settimana ha guadagnato circa l’1%. Gli Usa continuano ad avere a che fare con una situazione complicata. Secondo il Dipartimento del lavoro la produttività nel secondo trimestre è cresciuta, mentre il costo del lavoro è rimasto al di sotto delle attese. Il problema, fanno notare gli economisti è che questi buoni risultati sono stati ottenuti in una situazione di crescente disoccupazione che non fa presagire niente di buono per il futuro. La Federal Reserve, nel frattempo, ha deciso di dare un ulteriore impulso alla crescita lasciando fermi al 2% i tassi di interesse. Anche la fotografia del comparto finanziario è difficilmente decifrabile. Da una parte c’è il colosso dei mutui Fannie Mae che, dopo il quarto trimestre in rosso, ha annunciato una diminuzione dei dividendi. Dall’altra, un gigante delle assicurazioni sui bond come Mbia (che aveva pagata cara l’esposizione ai subprime) ha registrato profitti al di sopra delle attese degli analisti e ha detto che non metterà altro denaro a riserva perché non ha più bisogno di far fronte all’emergenza.

Europa
L’indice Msci del Vecchio continente nell’ultima ottava ha guadagnato poco più dell’1%. Il quadro europeo non è certo più semplice di quello americano. L’inflazione sembra essersi accomodata, ormai, sopra al 4% e la stagnazione aumenta. La situazione cosiddetta di stagflazione ha spinto la Banca centrale europea a lasciare invariati al 4,25% i tassi di interesse. Ora si aspettano le decisioni di questo autunno. La Bce ha già annunciato che dopo l’estate potrebbe dare una stretta al costo del denaro.

Ma i toni preoccupati del governatore Jean-Claude Trichet dopo l’ultima riunione per qualcuno sono il segnale che non ci saranno manovre fino almeno all’anno prossimo. “Le cattive notizie sul fronte immobiliare spingono la Bce a mettere la crescita in cima alle sue priorità” spiega una nota di Schroder. “Non ci attendiamo manovre per tutto il 2008. L’anno prossimo, invece, potremmo assistere a un abbassamento del costo del denaro”. La ritirata del prezzo del petrolio, intanto, ha dato un po’ di respiro ai titoli delle linee aeree e a quelli della grande distribuzione. Se il barile lascia un po’ più di soldi in tasca, è il ragionamento che si fa nelle sale operative, allora forse le famiglie avranno un po’ più di soldi da spendere per viaggiare ed acquistare.

Asia
L’indice Msci della regione (Giappone escluso) nelle ultime cinque sedute ha perso quasi lo 0,3%. Le notizie di un rallentamento globale continuano a pesare sulle prospettive dei grandi esportatori. A complicare le cose ci si sono messi anche le Olimpiadi di Pechino 2008. Molti investitori si aspettavano che la Cina approfittasse dell’attenzione dei media mondiali per annunciare qualche importante riforma economica e finanziaria. Visto il totale silenzio della Locomotiva dell’Asia gli operatori hanno preferito alleggerire le posizioni sulla regione.

Tempi duri anche per il Giappone. L’indice Msci del Sol levante nell’ultima settimana ha perso quasi il 2%. Le trimestrali, spiegano gli analisti, stanno riservando brutte sorprese. Il calo delle esportazioni, inoltre, potrebbe portare il Paese sull’orlo della recessione.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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