Bipiemme Visconteo

Cinque stelle di rating per uno dei bilanciati storici del mercato italiano, che nell’ultimo triennio cede qualche posizione a favore dei concorrenti. Nell’estate è stato premiante lo stock picking sulla parte azionaria, mentre solo il 15% del portafoglio punta sulla ripresa di dollaro e yen.

Maria Grazia Briganti 28/09/2007 | 09:47
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E' un capitano di lungo corso. Con i suoi 22 anni di attività Bipiemme Visconteo è, infatti, uno dei fondi più longevi del mercato italiano. Cinque stelle di rating overall, che scendono, però, a quattro nell’ultimo triennio, il fondo dal suo lancio ha reso il 340%, poco più dell'8% annuo.

Ma si tratta di “un risultato difficilmente ripetibile”, commenta il responsabile della gestione Armando Carcaterra “perché ottenuto in un periodo di trend di discesa strutturale dei tassi e di forte crescita sui mercati” che con molta probabilità non si verificherà nei prossimi 25 anni.

Anche spostando l’analisi all’ultimo triennio, il fondo

ha guadagnato il 6,2% annuo (dato al 31 agosto 2007), un buon risultato per un prodotto bilanciato prudente, dove la componente obbligazionaria è prevalente. In realtà l’asset allocation del fondo è più aggressiva di quella media della categoria e si avvicina a quella di un fondo moderato, perché la componente azionaria può arrivare fino al 40% del portafoglio.

Una possibilità ampiamente sfruttata da Carcaterra che, in team con Gianluca Ferretti (responsabile per il mercato obbligazionario), Gianluca Follador (selezione azionaria sull’Europa) e Andrea Marcadori (selezione sulle small cap), nei mesi precedenti all’estate ha progressivamente diminuito la quota delle azioni, fino a portarla -già alla vigilia della crisi sui mercati- al 30%.

Un’altra differenza con la categoria, è la concentrazione sul mercato dell’area euro. Non più del 15% del portafoglio è esposto al rischio di cambio, prevalentemente contro yen e dollaro americano, un’esposizione che deriva esclusivamente dall’investimento obbligazionario e spiegato dalla presenza nel benchmark di una quota pari al 20% dell’indice Jpm Globale.

Il portafoglio è sottopesato sul rischio tasso e ha una duration (durata media finanziaria dei titoli detenuti) al di sotto dei tre anni. La diversificazione è assicurata dalla presenza di qualche obbligazione corporate, fino a un massimo del 15%, prevalentemente di matrice bancaria, ma il gestore assicura che si tratta di emissione di elevata qualità, europee, i cui differenziali hanno sofferto la crisi dei subprime, ma sono al momento stabili.

Il portafoglio azionario, invece, frammentato su oltre 120 titoli, è esposto al mercato tedesco e soprattutto a quello italiano, un contesto che il gestore conosce profondamente e dove le scelte di stock picking gli hanno permesso di sovraperformare il benchmark della parte azionaria, nonostante il listino domestico non abbia brillato rispetto agli altri.

Sotto il profilo dei costi, il fondo presenta una commissione di gestione annua dell’1,35%, cui si aggiunge una fee di performance dello 0,15%, calcolata sulle variazioni del benchmark.

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Info autore

Maria Grazia Briganti  è stata editor & analyst di Morningstar Italy

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