Accanto alle cinque stelle

Oltre al Rating, primo strumento per valutare il grado di efficienza della gestione, Morningstar consiglia di analizzare anche gli altri elementi che costituiscono le scelte strategiche del gestore.

Germana Martano, 26/10/2001 | 13:37
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Come è possibile che tra i fondi azionari internazionali a cinque stelle ci sono tanto l’italiano Anima Trading che ha reso in 3 anni il 16% annualizzato, quanto il tedesco Universal Acatis Aktien Global Fonds UI che vanta un rendimento del 30,4% sullo stesso periodo?

Perché le cinque stelle Morningstar individuano quei fondi che per rendimenti, rischiosità e costi risultano i migliori all’interno di ciascuna categoria. Tale analisi va però completata con la valutazione delle scelte strategiche di ogni gestore nel perseguimento dei suoi obiettivi guardando all'interno dei portafogli dei singoli fondi, come fa Morningstar sui dati che le singole società forniscono.

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Qui di seguito sono analizzati i fattori che caratterizzano la gestione di quattro fondi. Hanno tutti guadagnato le cinque stelle, ma al loro interno le diversità non mancano.

Paese : il domicilio dei fondi comporta differenze non trascurabili per l’investitore. L’Italia, ad esempio, rispetto al resto dei Paesi europei prevede che la quota del fondo sia espressa ogni giorno al netto del prelievo fiscale. Ciò significa che il sottoscrittore non vede le tasse che paga perché la tassazione avviene direttamente in capo al fondo ed è già inglobata nella performance. Nel confronto con i colleghi europei questo vuol dire però performance già nette e quindi più basse in fase di mercati al ribasso.

Ancora: in Francia le commissioni di gestione che gravano sui fondi funzionano come le commissioni di entrata in Italia. E cioè c’è una differenza, a volte anche sostanziale, tra quelle dichiarate nei prospetti e quelle effettive applicate poi ai risparmiatori. Rispetto a Francia e Germania, inoltre, l’Italia è il Paese che ha i più bassi costi di distribuzione.

Dimensione del patrimonio : sono gli stessi gestori a dividersi sul ruolo che la dimensione del patrimonio gestito assume nelle scelte di gestione. Per alcuni, fondo grande e fondo piccolo non fanno differenza; per altri invece i fondi piccoli sono più flessibili nella gestione, ma soggetti a più difficoltà nel rispetto di vincoli regolamentari, mentre i più grandi sono più statici da gestire, ma rendono i loro money manager forti della possibilità di accedere a informazioni di qualità.

Large-small cap : nel definire una società large cap o small cap ci si riferisce al numero delle azioni emesse, moltiplicato per il valore corrente del titolo. Investire in fondi che a loro volta scelgono principalmente titoli large o small cap fa la differenza: inserire in portafoglio azioni small significa ad esempio partecipare al risultato di società di piccole dimensioni solitamente non così ben seguite dagli analisti e dagli investitori professionisti come le società a larga capitalizzazione.

Questa prerogativa però può trasformarsi anche in un vantaggio: la possibilità di scoprire titoli small cap poco noti ma ad alto potenziale di crescita, è infatti più elevata. Alcuni esperti affermano che le società a piccola capitalizzazione di solito performano meglio delle più grandi in quanto più abili nell’espandersi e nel crescere delle large cap, ma questo non è sempre vero.

Le large cap sono solitamente più conosciute e più stabili e per questo motivo, tutti i fondi che puntano su di esse sopportano minori rischi e sono soggetti a una volatilità più contenuta. Ma anche essere un player di grandi dimensioni ha i suoi svantaggi: ad esempio è più facile prevederne i movimenti mentre è più bassa la possibilità di anticiparne le attese.

Value-Growth: per definire se un titolo è value o growth è necessario disporre di due elementi: il prezzo dell’azione, cioè il valore assegnato alla società dal mercato, e i risultati economici della società stessa. Se il rapporto tra il prezzo e i risultati effettivamente ottenuti dalla società è elevato vuol dire che vi sono aspettative di una sua forte crescita negli anni a venire: qui siamo di fronte a un titolo growth.

Le valutazioni più elevate che caratterizzano i titoli growth sono giustificate da una serie di motivi, tra cui l’appartenenza settoriale del titolo: molti titoli del comparto farmaceutico sono classificati come growth, perché i brevetti garantiscono una protezione agli utili delle società produttrici per diversi anni e i prezzi di questi titoli incorporano pertanto la maggiore stabilità dei risultati garantita agli investitori.

Per i titoli value, invece, le attese sono di ritmi di crescita moderati: tra questi rientrano pertanto titoli industriali con una storia solida e buoni risultati nel passato, ma le cui prospettive per il futuro non parlano di una crescita a ritmi sostenuti.

Price/Earnings : è uno degli indicatori che aiuta a capire se un titolo è value o growth. Si tratta infatti di un indicatore finanziario calcolato come il rapporto tra il prezzo corrente dei titoli di una società e gli utili per azione della stessa.

Le società che gli investitori ritengono suscettibili di forte crescita tendono ad avere P/E molto elevati mentre le società mature hanno spesso P/E ridotti. Anche dei fondi si può calcolare il P/E, che non è altro che lo specchio dei P/E dei titoli comprati dal gestore.

Azioni in Portafoglio : trattandosi di fondi azionari è normale che la maggior parte del portafoglio sia investita per l’appunto in azioni. Ma la diversa quota del portafoglio di un fondo investita in azioni, anche solo qualche punto percentuale, può fare una gran differenza in termini di performance e rischio del fondo.

Paese prevalente in cui è investito : trattandosi di fondi azionari internazionali è normale che la maggior parte del portafoglio sia investito sulle Borse americane, perché rappresentano il mercato più grande. Alcune differenze in termini di obiettivi raggiunti dai quattro fondi sono dovute alle percentuali di azioni americane in portafoglio, come si evince dalla tabella.

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Il gestore francese, per esempio, ha scelto di investire un altro 16% del portafoglio sul Giappone e un altro 16% sull’area dell’euro.

Il tedesco non investe sul Giappone e sull’area dell’euro punta un più modesto 10,5%. Diversa ancora la scelta dell’italiano che al 28,5% investito sulla Borsa nipponica ha aggiunto un 20,4% sulle Borse dell’area euro e risulta investito su quasi tutte le aree del mondo. Cosa che lo accomuna al collega inglese, che dedica il 10% del portafoglio alle Borse delle Tigri asiatiche.

Settore prevalente : per un fondo azionario internazionale la scelta del settore su cui puntare è praticamente libera. Anche qui l’analisi dei differenti settori preferiti dai quattro fondi spiega molto delle performance conseguite da inizio anno.

Primi cinque titoli in portafoglio : la provenienza del gestore, ovvero del domicilio del fondo, è particolarmente esplicativa della scelta dei titoli in portafoglio. Quanto più vicini al gestore sono i titoli su cui investe, tanto più il money manager si sente evidentemente confidente della buona riuscita delle sue scelte. Clicca qui per visualizzare la tabella

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Anima Fondo Trading A16,78 EUR0,55Rating

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