Fondi globali, più di nome che di fatto

La parola "globale" nel nome dei comparti potrebbe far pensare agli investitori di prendere posizione su un paniere di azioni ampiamente diversificato a livello geografico. Ma è davvero così?

Johanna Englundh 17/11/2022 | 09:26
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I fondi azionari globali sono tra i più apprezzati dagli investitori europei: a fine settembre, oltre 1,4 miliardi di euro sono stati allocati in comparti della categoria “Global Equity Large Cap”, ovvero il 34% del totale dei capitali complessivamente investiti nel risparmio gestito. Tuttavia, l'esposizione che gli investitori stanno ottenendo potrebbe non essere così globale come pensano.

 

Figura 1

Gli indici di mercato azionario assolvono a tre funzioni principali: riflettono ciò che sta effettivamente accadendo nel mercato prendendone, per così dire, la "temperatura", sono un punto di riferimento rispetto al quale gli asset manager possono essere giudicati e consentono agli investitori di assemblare portafogli ben diversificati e a basso costo. 

L'indice Global Markets di Morningstar misura la performance delle azioni domiciliate nei paesi sviluppati e in quelli emergenti di tutto il mondo. Ma la sua esposizione al mercato statunitense è del 60%. Nell'indice MSCI World, invece, che copre solo i mercati sviluppati, l'esposizione al mercato Usa è ancora più elevata, pari al 70% (a fine settembre).

In altre parole, chiunque usi questi indici per monitorare il mercato mondiale vede un quadro pesantemente distorto da quanto accade sui listini di Wall Street. La performance relativa dei gestori di fondi globali rispetto all'indice dipende in gran parte dal peso che viene dato agli Stati Uniti nel portafoglio, mentre chi compra un fondo passivo, che replica un indice equity globale, sta in realtà facendo una grossa scommessa sul mercato americano.

Negli ultimi 10 anni, l’esposizione agli Stati Uniti degli indici globali è aumentata di 17 punti percentuali per l’MSCI World e di 15 punti percentuali per il Morningstar Global Markets. Perché?

 

Figura 2

 

Perché gli Stati Uniti dominano
L'elevata esposizione degli indici globali agli Usa riflette il modo in cui gli Stati Uniti dominano i mercati globali. Tuttavia, il loro peso sul totale della capitalizzazione di mercato dei benchmark globali è più di quattro volte la quota statunitense del Prodotto interno lordo globale (a parità di potere d'acquisto). Questo fenomeno si è rafforzato a partire dall'inizio del millennio, quando la quota statunitense del Pil mondiale ha iniziato progressivamente a ridursi. 

"Il Morningstar Global Market Index (come l'MSCI World Index) è ponderato in base alla capitalizzazione di mercato corretta per il flottante, che riflette il valore di mercato aggregato di tutte le azioni dell'indice", spiega Alex Bryan, director of product management equity indices di Morningstar. 

“Quando il valore delle azioni in un mercato, come ad esempio gli Stati Uniti, cresce a un ritmo più veloce dell'indice nel quale è inserito, allora sale il peso di quel paese all’interno del benchmark".

 

Figura 3

 

La maggiore esposizione degli indici globali al mercato Usa non è dovuta alla crescita della quota del Pil americano rispetto alla ricchezza mondiale, ma piuttosto all’ascesa dei listini di New York. Secondo Bryan, ci sono diversi fattori dietro la sovraperformance del mercato azionario americano: "Tra questi, ci sono sicuramente la maggiore esposizione al settore tecnologico rispetto agli altri listini internazionali, la forte crescita degli utili e l’apprezzamento del dollaro”, aggiunge Bryan. 

Gli investitori in fondi passivi dovrebbero quindi aspettarsi un incremento di questo sbilanciamento degli indici verso gli Stati Uniti? Secondo Bryan non è possibile, al momento, fare delle ipotesi sulla possibilità che questi fattori continuino ad agire anche nei prossimi anni. 

Detto questo, nel 2022 il settore tecnologico sta soffrendo enormemente a causa dei rapidi aumenti dei tassi di interesse e delle incerte condizioni economiche.

Meta ha annunciato il taglio di 11.000 posti di lavoro, Amazon sta pianificando la riduzione del personale più grande della sua storia, mentre Apple, che non si è ancora pronunciata sulla possibilità di nuovi licenziamenti, ha già proceduto a ridimensionare il suo programma di assunzioni.

Per quanto riguarda il prezzo delle azioni, il titolo Meta ha perso il 70% da inizio anno (in dollari all’11 novembre 2022), Netflix ha ceduto il 50%, mentre Amazon è scesa del 41%. Apple ha ottenuto risultati migliori ed è in calo "solo" del 17%. Il Morningstar Global Index, invece, ha fatto segnare nello stesso periodo -17% (in dollari).

Le performance del settore tecnologico, e in particolare dei big del comparto high-tech, potrebbero far quindi pensare che il grande squilibrio dell’indice verso il mercato azionario statunitense sia in calo. 

Cosa significa per gli investitori?
Se investi in un fondo azionario globale gestito passivamente, la tua esposizione al mercato azionario statunitense è molto ampia. Questo non è automaticamente un male, ma è importante esserne consapevoli in modo da poter prendere decisioni circa la composizione del resto del portafoglio. 

Una maggiore esposizione agli Stati Uniti non è necessariamente buona o cattiva notizia, rispecchia solo il cambiamento nella composizione del mercato azionario globale. Detto questo, ciò si traduce in una maggiore concentrazione geografica, che potrebbe ridurre la diversificazione e potenzialmente aumentare il rischio di cambio, a seconda del domicilio dell'investitore. 

Va ricordato, però, che il mercato in cui sono quotate le azioni dice molto poco su dove operano, poiché le società statunitensi, e non solo, fanno affari in tutto il mondo, e che il mercato azionario statunitense è di gran lunga il più grande al mondo ed è ben diversificato.

 

Figura 4

“Se desideri aumentare il controllo sull'esposizione geografica che hai nel tuo portafoglio, puoi utilizzare gli indici regionali per riequilibrare i pesi. Questo, però, aumenta il turnover di portafoglio e quindi i costi di transazione", avverte Bryan. 

Un'altra lezione preziosa è esaminare attentamente il portafoglio per vedere se inconsapevolmente c’è un'esposizione maggiore verso gli Stati Uniti di quanto avresti pensato.

Un fondo focalizzato sugli Stati Uniti, ad esempio, potrebbe non essere così utile se possiedi già una quota importante in un ETF che replica un indice globale. Potrebbe quindi valere la pena aumentare il peso di altre regioni in modo da ridurre il rischio paese.

 

 

 

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Info autore

Johanna Englundh  è un editore per Morningstar in Svezia.

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