Il vantaggio dell’hi-tech non è il prezzo

Le big americane del settore sono presenti nei migliori portafogli Usa. Ai gestori piacciono le strategie aziendali. Dal punto di vista delle valutazioni, dicono però gli analisti di Morningstar, il rapporto Price/Fair value dei titoli suggerisce un atteggiamento cauto. 

Francesco Lavecchia 13/09/2016 | 10:41
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Per una volta i gestori non ne fanno una questione di prezzo. L’ultimo sondaggio condotto tra i money manager americani più influenti (il Morningstar Ultimate Stock-Pickers), mostra un evidente sovrappeso dei i titoli finanziari, ma illustra anche un certo gusto per i tecnologici. Il report sottolinea come i titoli di questo segmento siano presenti in più del 50% dei fondi presi in esame. Una scelta che poggia più sulle strategie delle aziende hi-tech che non sulle valutazioni di Borsa. Da inizio anno, infatti, l’indice Msci del settore ha guadagnato il 6% circa e ora le stock hanno raggiunto un rapporto Prezzo/Fair value di 1,04 (dati al 12 settembre 2016). 

Microsoft continua a essere il più popolare tra i fund manager americani. Il titolo, presente in ben 16 portafogli, è scambiato a un rapporto P/FV di 0,97 che gli vale un Morningstar rating pari a tre stelle.

Microsoft è sulla strada giusta
I gestori americani sono concordi con i nostri analisti nel valutare positivamente la strategia del nuovo Ad Satya Nadella. “Sotto la nuova guida, Microsoft è emersa come uno dei principali player nel segmento del cloud computing (seconda soltanto ad Amazon). La piattaforma Azure genera al momento un terzo circa del giro d’affari complessivo del gruppo e rappresenta uno dei principali driver della crescita futura”, dice Rodney Nelson analista azionario di Morningstar. “Nonostante l’azienda abbia abbandonato il business della telefonia, con la dismissione di Nokia, la decisione di continuare a mantenere una forte presenza nell’industria degli hardware (con i prodotti Xbox e Surface) è funzionale alla strategia di attrarre nuovi sviluppatori di applicazioni all’interno del suo ecosistema, anche se rappresenta un ostacolo all’espansione dei margini di profitto”.

Microsoft gode di una forte posizione di vantaggio competitivo (Economic moat) per effetto degli elevati costi che i suoi clienti sarebbero costretti a sopportare nel caso volessero passare a un diverso fornitore. L’ecosistema creato dall’azienda americana, composto dal modulo operativo Windows e da un cospicuo pacchetto di software e servizi risponde alle esigenze della clientela business e dei privati e questo garantisce un alto tasso di fidelizzazione. Nei prossimi cinque anni gli analisti si aspettano un balzo del 50% nei ricavi prodotti da Azure, mentre il contributo di LinkedIn (social network acquisito nel giugno scorso) continuerà a essere marginale. In base alle previsioni, che indicano un progresso medio del fatturato del 6% e un margine operativo attorno al 28%, la stima del fair value del titolo è di 62 dollari (report pubblicato in data quattro agosto 2016).

Android è l’assicurazione sul futuro di Alphabet
Alphabet è il secondo titolo più presente nei fondi gestiti dai nostri “Ultimate Stock-Pickers”. Il gruppo americano è il leader incontrastato nel mercato della ricerca on-line. Grazie al suo motore di ricerca e a un ecosistema composto dal sistema operativo Android e dai siti YouTube, Google Maps e Gmail riesce a collezionare una mole di dati enorme che gli garantisce di essere il principale destinatario degli investimenti pubblicitari on-line. E per questo motivo gli analisti di Morningstar gli riconoscono una forte posizione di vantaggio all’interno del settore. “I numeri del secondo trimestre dell’azienda danno ulteriore sostegno alla nostra tesi sul futuro di Alphabet”, dice Ali Mogharabi analista azionario di Morningstar.

“Con la crescita degli utenti del Web, e quindi del tempo speso in rete, aumenteranno anche gli investimenti pubblicitari in questo segmento e con essi anche i ricavi del gruppo. Grazie ad Android, inoltre, il gruppo ha guadagnato una posizione dominante anche nel mercato mobile, che gli garantisce la possibilità di continuare a crescere nella raccolta pubblicitaria anche quando la maggior parte del traffico Internet si sposterà sui dispositivi mobile”. Sulla base di queste aspettative gli analisti stimano un progresso medio dei ricavi del 13% nei prossimi cinque anni e un fair value pari a 820 dollari (report pubblicato in data 28 luglio 2016). Al momento il titolo è scambiato a un rapporto P/FV pari a 0,96 che gli vale un Morningstar rating di tre stelle.

Oracle va alla rincorsa del cloud
Tra i titoli tecnologici sui quali puntano i gestori americani, Oracle è quello scambiato ai prezzi meno convenienti. Gli analisti stimano un fair value pari a 38 dollari (report pubblicato in data 28 luglio), di poco inferiore alle attuali quotazioni di mercato. Nonostante sia entrata in ritardo, rispetto ai suoi competitor, sul mercato del cloud computing, l’azienda americana ha operato gli investimenti e le nuove acquisizioni necessari per garantire che i suoi applicativi siano disponibili anche in ambiente cloud.

Oracle ha anche provveduto a espandere il proprio portafoglio di software e ad aumentare la flessibilità operativa in modo da consolidare il livello di fidelizzazione dei suoi clienti. “Il processo di transizione dal vecchio al nuovo modello di business si tradurrà in una debole crescita dei ricavi, attorno al 2%, e in margini di profitto stagnanti”, dice Rodney Nelson analista azionario di Morningstar.

 

 

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Titoli citati nell'articolo

Nome TitoloPrezzoCambio (%)Morningstar Rating
Alphabet Inc Class A156,28 USD1,42Rating
Microsoft Corp400,96 USD0,46Rating
Oracle Corp114,53 USD-0,30Rating

Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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