Un’asset allocation a misura d’uomo

Morningstar propone un approccio “continentale” alla costruzione del portafoglio e introduce il fattore specifico dell’industria di appartenenza nel calcolo del capitale umano.  

Francesco Paganelli 21/05/2014 | 10:20
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Una nuova ricerca condotta da Morningstar negli Stati Uniti propone un approccio originale e innovativo alla gestione dei risparmi. Lo studio potrebbe avere conseguenze importanti per gli investitori, soprattutto nella definizione dell’asset allocation ottimale (laddove quest’ultima può esser definita come il processo di divisione dei propri investimenti tra diverse classi di attivo, al fine di ottenere una combinazione di rischio-rendimento accettabile).

Il nuovo approccio è definito “Total Wealth” perchè propone un modello di ottimizzazione olistico, che tiene conto di tutte le componenti della ricchezza individuale e della loro interazione. Quando parliamo di diversificazione consideriamo infatti solo la parte finanziaria della nostra ricchezza, come se fosse un’isola a sé stante. Ma in realtà,  dovremmo avere un approccio “continentale”: quella finanziaria è infatti solo una delle componenti della ricchezza personale degli individui e tra l’altro quella più liquida e immediatamente osservabile. In aggiunta, propongono i ricercatori, dovremmo considerare altre tre componenti: il capitale umano, la ricchezza immobiliare e il valore della nostra pensione.

Queste quattro componenti non sono stabili nel tempo, ma i rispettivi pesi variano in funzione dell’età. Qui vediamo un’illustrazione grafica di come ipoteticamente si aggiustano i pesi relativi delle quattro componenti man mano che invecchiamo:

Si può osservare facilmente che la componente più importante della nostra ricchezza, soprattutto da giovani, è il nostro capitale umano. Esso è definito come il valore economico totale dell’insieme di competenze e abilità proprie di ciascun individuo. Logicamente, esso varia da persona a persona; dipenderà ad esempio dall’età, la salute, l’educazione, l’occupazione, l’esperienza di ciascuno.

Il valore e il rischio del capitale umano
Ma se dovessimo paragonarlo a un titolo finanziario, cosa sarebbe il capitale umano?

Anni di studi hanno condotto ad una conclusione: il capitale umano è simile ad una obbligazione high yield. In tempi “normali” si comporta in maniera simile ad un’obbligazione, mentre durante periodi di incertezza è più simile ad un’azione. Di conseguenza, il livello ottimale di esposizione azionaria dovrebbe diminuire nel tempo, parallelamente al consumo del nostro capitale umano. In altre parole, i giovani hanno già una componente importante della propria ricchezza assimilabile ad un investimento obbligazionario (cioè un elevato capitale umano) e nel costruire il proprio portafoglio finanziario dovrebbero tenerne conto.

I modelli che cercano di assegnare un valore al capitale umano considerano il salario percepito come un dividendo. In particolare, i ricercatori utilizzano un modello di attualizzazione dei dividendi (Gordon growth model) di questo tipo:

 

La novità di questo studio risiede nella differenziazione per singolo settore economico. In particolare, i parametri del modello vengono differenziati per industria, per ottenere delle stime più precise delle correlazioni esistenti tra capitale umano e attivi finanziari. Il tasso di attualizzazione viene infatti derivato dal rendimento di diversi indici obbligazionari settoriali. Dopotutto, il nostro salario viene pagato attraverso gli stessi flussi di cassa che servono a remunerare i creditori di un’azienda. E’ importante notare che il tasso di attualizzazione è incostante, a seconda del periodo storico e della singola industria. La crescita dei salari viene invece ottenuta dai dati compilati dal Bureau of Labor Statistics americano. Viene presa come approssimazione la crescita attesa dell’ocupazione nei diversi settori (per via delle frizioni nel mondo del lavoro si assume che una crescita dell’occupazione in un determinato settore sia correlata ad una crescita dei salari).

Una volta ottenuto il valore del capitale umano, vengono stimati attraverso una regressione i coefficienti di correlazione tra il capitale umano e 12 diverse asset class:

Si può osservare come ad esempio il capitale umano nel settore del Real estate abbia (come ci aspetteremmo) una correlazione abbastanza alta (e statisticamente significativa) con le obbligazioni high yield e con i Real estate investment trust (Reit).

Viene inoltre computata la rischiosità sistemica (il beta) del capitale umano specifico di ciascuna industria.

Anche qui si osservano differenze notevoli tra i diversi settori, per cui il capitale umano specifico di un’industria può essere più o meno rischioso (in termini di beta). Successivamente, sono determinati il valore della propria pensione (diverso per ciascuna coorte di età) e della propria ricchezza immobiliare. Per quest’ultima, viene effettuata una differenziazione a livello regionale per verificare la correlazione tra i prezzi delle case e l’andamento di alcune asset class finanziarie.


Cosa cambia rispetto al passato
La conclusione è che esistono differenze sostanziali tra un’ottimizzazione “isolata” ed una che tiene in considerazione altre componenti della propria ricchezza. Mentre nell’approccio tradizionale l’obiettivo di un’ottimizzazione è quello di minimizzare la varianza del portafoglio finanziario, qui il nostro obiettivo è la riduzione della variabilità della nostra ricchezza totale per ogni dato livello di rendimento atteso. Quindi, volendo stabilizzare il valore totale della nostra ricchezza, quello finanziario deve essere visto come un portafoglio di completamento, che diversifica i rischi impliciti nelle altre componenti.

Per ottenere una reale diversificazione è dunque essenziale valutare come è suddivisa la propria ricchezza e calcolare la rischiosità implicita di ciascuna componente (ricordiamo che ciascuna variabile presenta coefficienti di correlazione positivi e statisticamente significativi con gli asset finanziari).

Ad esempio, i risultati delle simulazioni indicano che un’ottimizzazione che prenda in considerazione il capitale umano specifico del settore governativo porterà ad una esposizione ottimale verso le azioni pari al doppio di un portafoglio tradizionale.

In generale,  le simulazioni prevedono in media un ribilanciamento consistente dei portafogli, spesso superiore al 20%. Le differenze sono particolarmente alte per i più giovani, il capitale umano ha un peso preponderante nella propria ricchezza totale.

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Info autore

Francesco Paganelli

Francesco Paganelli  è Fund Analyst di Morningstar in Italia

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