Titoli caldi, attenti a non scottarvi

Nella scelta delle azioni è bene non farsi impressionare dal sensazionalismo della stampa. Ha senso pagare un alto prezzo, solo se l’azienda ha le potenzialità per accrescere i profitti nel tempo.  

Marco Caprotti 18/03/2014 | 10:05
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Sono momenti complicati per gli investitori. Molte azioni, soprattutto nei mercati dei paesi sviluppati sono sopravvalutate. Allo stesso tempo ci sono pochi nomi di qualità a prezzi interessanti e scarse alternative di investimento in altri prodotti. Tutto questo è reso più arduo dal fatto che gli operatori non hanno zone di sicurezza in cui ripararsi se la congiuntura non rispetterà le attese o se dovesse manifestarsi uno shock finanziario inatteso. In una situazione del genere è facile considerare le alte valutazioni come un indicatore di buona qualità di una società.

La qualità (vera) può costare
“Gli alti prezzi non devono però far pensare che sia arrivato il momento di abbandonare completamente l’equity”, spiega Jeremy Glaser, analista di Morningstar. “Per gli investitori che hanno un orizzonte temporale, fare scelte nell’azionario ha ancora senso”. Se, però, bisogna pagare prezzi alti, vale la pena farlo solo per aziende che siano veramente di buona qualità. “Le società con un buon vantaggio competitivo (o Economic moat) non sono immuni dagli eventi macroeconomici o dalle vendite generalizzate che possono interessare i mercati in determinati periodi”, continua Glaser. “Tuttavia, hanno le potenzialità per vedere crescere i profitti nel corso del tempo. Senza contare che, spesso, sanno approfittare dei momenti di crisi per migliorare i propri fondamentali. Queste due caratteristiche le rendono buone scelte nel lungo periodo”.

Attenti ai giornali
Un buon sistema per iniziare un processo di selezione efficace è quello di evitare di farsi impressionare dai titoli sparati dai giornali. “La questione, qui, non è solo il sensazionalismo di certi articoli che ragionano esclusivamente sulle prospettive di breve periodo e non sulle potenzialità di lungo termine, si corre inoltre il rischio di avere un portafoglio concentrato su un solo settore”, continua Glaser. “Il problema è che, cercando altre opportunità nello stesso settore si arrivi, poi ad avere un portafoglio troppo concentrato su segmenti che, da un momento all’altro, possono passare di moda. E allora son dolori”.

Un occhio alla cedola
In ultima analisi, bisogna capire per quale motivo si inserisce un titolo (o un asset qualsiasi) all’interno del proprio portafoglio. “Di solito lo si fa per diversificare il rischio cercando, allo stesso tempo, di aumentare il rendimento”, dice Glaser. “Bisogna ricordare però alcune cose. Quando si acquistano delle azioni si compra una percentuale di una determinata società. Ciò significa che si avrebbe diritto, pro quota, agli utili. Questo solo in teoria. In realtà l’azienda trattiene i soldi per finanziare la propria crescita. Per distribuire un po’ di valore ai soci allora ci sono i dividendi. Le società che, nel corso del tempo, hanno mantenuto cedole costanti (in termini di frequenza e di crescita), di solito sono quelle che, nel lungo periodo, danno le maggiori soddisfazioni". 

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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