Il Brasile balla da solo

Il gigante verdeoro, a differenza delle potenze asiatiche, punta sui consumi interni, più che sulle esportazioni. Ma il futuro è nelle infrastrutture.

Valerio Baselli 17/11/2010 | 13:45
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L’America latina ha corso molto negli ultimi anni, ma non sembra intenzionata a fermarsi. Anzi, il futuro promette di consolidare il boom del presente. La locomotiva del sud America è sicuramente stato il Brasile. Non a caso, il Paese carioca è una delle nazioni che conta di più in ogni portafoglio dedicato ai mercati emergenti. In media pesa il 16% nei comparti emerging markets e arriva anche al 70% nei fondi dedicati alla sola America latina (dati a settembre 2010), principalmente grazie alla popolarità dei giganti operanti nel settore delle materie prime.

Qualche numero
I dati relativi al Brasile restano impressionanti. Secondo le statistiche di Threadneedle, il gigante verdeoro (che conta su quasi 200 milioni di abitanti con un’età media di 28 anni; in Italia è di 43) ha segnato una crescita del Prodotto interno lordo del 5,1% nel 2008, è rimasto sostanzialmente invariato nel 2009 e segnerà un balzo del 7,5% nel 2010. Le previsioni della crescita del Pil per il 2011 si aggirano attorno al 4,5%.

Il fatto che il Brasile non abbia un deficit pesante significa che ha spazio per concedersi una crescita forte nei prossimi anni, senza creare problemi alla bilancia dei pagamenti, si legge in una nota di Ing IM.

L’Asia è lontana
Quando di parla di “giganti emergenti”, si pensa subito alla Cina, all’India e al Brasile. In realtà ci sono ampie differenze nelle economie di questi Paesi. In particolare, oltre alle diversità politiche (il Brasile è una democrazia; non si può dire lo stesso della Cina), “La priorità del governo brasiliano è quella di tenere bassa l’inflazione e di investire nella crescita economica”, spiega Alex Gorra di BNY Mellon ARX. “Le esportazioni non costituiscono la fonte primaria di crescita e questa è una differenza sostanziale rispetto all’Asia”.

Inoltre, in Brasile l’imprenditoria privata è decisamente più sviluppata che in Asia, dove le grandi imprese e i grandi investimenti sono ancora sotto controllo del governo. Questo, ovviamente, si tramuta in un mercato azionario più dinamico.

Il futuro dice infrastrutture
“Il settore delle infrastrutture sarà fondamentale per la crescita del Sud America e del Brasile in particolare”, commenta Alex Gorra. Uno dei rischi dell’America latina, infatti, è che ci sia la crescita ma non le infrastrutture per supportarla. I dati economici della regione parlano di un budget stanzionato dai governi per questo settore di oltre 450 miliardi di dollari da oggi al 2015. Il Brasile si trova in prima linea con 150 progetti infrastrutturali approvati o in attesa di approvazione, per un totale di 230 miliardi di dollari.

Una spinta anche dallo sport
Un’ulteriore spinta da questo punto di vista arriverà anche dai mondiali di calcio del 2014 e dalle olimpiadi del 2016, che il Brasile ospiterà. Traguardi, questi, che l’amministrazione carioca ha fortemente voluto e che possono rappresentare un vero e proprio punto di svolta, anche per settori collegati come quello turistico, della ristorazione e dei servizi.   

Samba a Piazza Affari
Per chi volesse investire in Brasile, le opzioni non mancano. Come abbiamo visto, ampie fette di portafogli di fondi comuni dedicati ai mercati mergenti e all’America latina sono occupate dal Brasile, oltre ai numerosi Etf quotati a Piazza Affari: Amundi Etf Msci Brazil, Db X-Tracker Msci Brazil, iShares Msci Brazil (tutti e tre in rialzo di oltre 3 punti percentuali da inzio anno; dati in euro al 15 novembre) e Lyxor Etf Brazil, che replica l’indice Bovespa (+5,1% da inizio anno).

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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