Quello che il Ter non dice

Il Total expense ratio non prende in cosiderazione tutte le voci di costo. Molto dipende dall’attività di trading del gestore.

Valerio Baselli 30/03/2010 | 13:46
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L’indicatore sintetico di spesa dei fondi comuni, ovvero il Ter, non sempre riesce a fornire una visione completa dei costi totali a capo del sottoscrittore. Nel dettaglio, il Total expense ratio racchiude in sè una serie di voci di costo, che possono essere definite certe, ovvero: commissioni di gestione, commissioni di performance (se presenti), Ter degli eventuali comparti in cui il fondo investe, compenso della banca depositaria, spese di revisione del fondo, spese legali e giudiziarie, spese di pubblicazione del valore quota e di prospetto informativo e altri oneri gravanti sul fondo.

Morningstar ha più volte sostenuto che scegliere un fondo con costi bassi è già, di per sè, un passo importante per migliorare la performance relativa. Bisogna però essere consapevoli che ci sono una serie di voci di spesa che rimangono nascoste agli occhi dell’investitore, ma che di fatto pesano sul rendimento netto.

Per ogni fondo, dunque, esistono ulteriori spese “invisibili”, che le società non sono tenute a includere nel calcolo del Ter. Ma quali? Appena il gestore del fondo investe o disinveste una somma di denaro, sorgono commissioni di negoziazione per le Borse, le banche o i broker. Queste spese di transazione vengono addebitate direttamente sul patrimonio del fondo. Quale sia l’ammontare preciso rimane solitamente nascosto all’investitore. Queste spese “invisibili” sono difficilmente evitabili poichè numerosi fondi rivedono la loro politica d’investimento e periodicamente cambiano le posizioni in portafoglio, generando ulteriori spese. E tramite queste vengono motivati quindi i costi di transazione.

Inoltre, si legge in una nota Morningstar, le società sono anche chiamate ad affrontare i “market-impact costs”, ovvero i costi legati al funzionamento del mercato. Per esempio, se il gestore sta tentando di comprare o vendere una grossa somma di azioni, sarà probabilmente costretto ad accettare delle condizioni meno vantaggiose rispetto a quelle che avrebbe ottenuto con volumi inferiori.

Tutto ciò comporta, in particolare per quei gestori molto attivi, maggiori ostacoli nel replicare, e ancor di più nel sovraperformare, il benchmark.

Se queste spese non sono tenute in cosiderazione dal Ter, come si possono monitorare? Avere la cifra esatta dei “costi invisibili” in capo ad ogni investitore è molto complesso. La soluzione più semplice per ridurre al minimo le spese nascoste è quella di prendere in cosiderazione quei fondi con volumi di trading contenuti e con bassi tassi di turnover, segno che il gestore opta per una strategia di tipo buy&hold (compra e aspetta).

La seguente tabella può aiutare ad avere una visione più chiara dell’entità dei costi di negoziazione, e il rapporto diretto tra essi e i movimenti di portafoglio. Essa mostra infatti il Ter, il tasso di turnover e l’ammontare degli oneri di negoziazione dei primi dieci fondi come patrimonio della categoria azionari italia (dati in euro al 31 dicembre 2008). Il caso più eclatante riguarda il fondo PRIMA Geo Italia A, i cui costi “nascosti” ammontano ad un terzo del Ter.

I 10 fondi azionari Italia più grandi: rapporto tra turnover e costi di negoziazione
Nome FondoOneri di neg. %Tasso di turnoverT.e.r.
PRIMA Geo Italia A 0,804 666,75% 2,480
Madiolanum Risparmio Italia Crescita 0,534 496,00% 2,392
Eurizon Azioni Italia 130/30 0,501 483,55% 2,100
Eurizon Focus Azioni Italia 0,408 394,13% 2,000
Gestielle Italia A 0,245 230,11% 2,103
UBI Pramerica Azioni Italia 0,196 102,00% 2,000
Arca Azioni Italia 0,167 121,79% 1,909
Pioneer Azionario Crescita A 0,159 158,24% 1,960
ANM Italia 0,144 48,00% 2,014
Allianz Azioni Italia L 0,082 8,95% 2,470
Fonte: Morningstar Direct e Relazioni annuali 2008    

*Hanno collaborato alla stesura di questo articolo Dario Portioli e Giacomo Pessano.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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