Oltreoceano, la linea di demarcazione tra Etf e fondi comuni si fa sempre più sottile. E considerando la velocità con cui le novità arrivano in Europa, gli Exchange traded fund attivi potrebbero giungere anche da noi fra qualche mese. In realtà la prima generazione di
fondi indicizzati e quotati che non replicano gli indici tradizionali è già presente a Piazza affari. Più precisamente, è bene distinguere tra gli Etf che seguono l’andamento di indici fondamentali, quelli che replicano indici quasi-attivi e quelli attivi.
E’ diverso il discorso per gli Etf che hanno benchmark quantitativi quasi-attivi. I più noti sono gli “intelligent index” costruiti attraverso metodi matematici che selezionano le società più solide, ben gestite, con forti potenzialità di sviluppo e valutazioni attraenti, e i “MarketGrader”, che considerano fattori quali la crescita, il valore, la profittabilità e i flussi di cassa. In questo caso, il paniere replicato non è rappresentativo di un intero mercato, ma è l’insieme dei titoli che il modello ritiene possano generare Alfa, ossia valore aggiunto e quindi maggiori rendimenti (a Piazza affari, ne sono un esempio i PowerShares Dynamic intelligent index e gli Spa Etf Marketgrader).
Infine, l’ultima generazione, appena nata negli Stati Uniti, è caratterizzata da una componente attiva più forte e meno vincolata a un benchmark. Il paniere di riferimento, infatti, è costruito attraverso analisi fondamentali e tecniche sui singoli titoli, oltre a valutazioni sul rischio di portafoglio e l’impatto dei costi di transazione. Alcuni sistemi prevedono il ribilanciamento settimanale e l’investimento in derivati. E nel futuro potrebbero esserci anche indici di Etf, che genereranno prodotti molto simili ai fondi di fondi.
I nuovi Etf arrivano in un momento di forte turbolenza dei mercati e, considerata la loro giovane età, non è possibile dire se saranno in grado di affrontare la fase di ribasso delle Borse meglio dei tradizionali Exchange traded fund, che sono più vulnerabili alle bolle speculative ed essendo basati su indici a capitalizzazione tendono a sovrappesare i titoli più costosi. Limitando l’analisi ai fondi basati su indici fondamentali, presenti da qualche mese in Italia, si nota che l’andamento non è stato del tutto correlato con quello dei benchmark a capitalizzazione e in alcuni casi è stato migliore (molto dipende dal mercato di riferimento). In base ai dati di Research Affiliates, che elabora gli indici Rafi, tali benchmark tendono a fare meglio su orizzonti di medio periodo (tre anni). Tuttavia, il numero contenuto di scambi a Piazza Affari e la comunque breve serie storica suggerisce di attendere di avere un po’ di informazioni in più per poter fare analisi comparative adeguate.
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