Il valore del growth

Stili a confronto: come individuare i driver di crescita.

Valerio Baselli 14/05/2009 | 16:13
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Le fasi dei mercati, oltre che dalle aspettative dei rendimenti, vengono influenzate anche dai differenti approcci d’investimento. Fino a 4-5 anni fa, quando l’ottimismo e la convinzione in una “crescita infinita” non erano ancora stati intaccati dallo scoppio della crisi finanziaria, era quasi scontato puntare su di una strategia growth piuttosto che sulla contrapposta strategia value. La pessima congiuntura mondiale ha portato molti investitori a prediligere esposizioni meno rischiose.

Ma vediamo innanzitutto quali sono le differenze principali tra questi due approcci. La strategia growth si contrappone alla strategia value. La prima cerca di selezionare titoli con forti potenziali di crescita (possibilmente già in atto, quindi non va in cerca scomme

sse), attribuisce un’importanza relativa al prezzo attuale, cerca una redditività molto alta e non necessariamente si cura dell’indebitamento (sintomo di forti investimenti), dei margini già alti e della capitalizzazione. Inoltre, predilige aziende che non distribuiscano dividendi o, se proprio lo devono fare, che abbiano una payout ratio (cioè la porzione percentuale dell’utile netto destinato ad essere distribuito agli azionisti) molto bassa. Al contraio, la strategia value cerca di selezionare le aziende già affermate nel loro settore di appartenenza, in genere large cap, molto solide finanziariamente (basso indebitamento e alta redditività) e ad un prezzo spesso “sottovalutato” dal mercato; dalle quali ci si aspetta un crescita moderata, ma costante, del fatturato, degli utili e dei flussi di cassa e di conseguenza del prezzo.

In generale, si può affermare che gli investitori che prediligono incrementi in conto capitale dovrebbero indirizzarsi verso titoli growth a fronte di una rischiosità superiore, mentre coloro che richiedono un’elevata distribuzione di dividendi dovrebbero indirizzarsi verso azioni value.

La ragione principale che sta alla base dello stile growth è molto semplice, dice Michel Wetser, Portfolio specialist growth di Ing IM Italia. Questa via garantisce migliori rendimenti nel tempo, pur presentando un grado di rischio superiore agli investimenti value. L’evidenza sembra dargli ragione. Confrontando le performance degli indici Msci World Growth e Msci World Value notiamo come, da inizio anno, il primo abbia guadagnato il 3,1%, mentre il secondo abbia perso quasi un punto percentuale (elaborazione Morningstar Direct, al 13 maggio in dollari). Se confrontiamo i rendimenti a 3 anni annualizzati, incontriamo in entrambi i casi delle perdite, ma l’indice growth è sceso meno (-9,6% contro il -11,8% dell’indice value).

Certo è che l’investitore oggi si trova confuso e non è sempre facile capire quali siano i rischi e le opportunità dello scenario attuale. Il rischio principale è che la situazione economica peggiori, spiega Wetser, mentre è molto difficile dire cosa accadrà nel futuro. Bisogna aspettare due o tre anni, in modo che la situazione si stabilizzi. In ogni caso, consiglia, è meglio non puntare sul market timing, ma invece pianificare un piano di accumulo di capitale, così da entrare sul mercato un passo alla volta. La composizione di un portafoglio diversificato di stile growth passa dall’individuazione dei c.d. growth drivers, quali l’innovazione dell’industria, il comportamento dei consumatori o i cambiamenti sociali e politici, per poi focalizzarsi su una attenta stock selection, che si basa su diversi fattori come la qualità del management, la posizione competitiva, la qualità del prodotto o servizio offerto e la capacità di innovare.

Attualmente il gestore, che non si basa quindi su di una diversificazione geografica o settoriale, ma sull’analisi della singola azienda, trova più interessante l’esposizione verso i mercati emergenti, in particolar modo asiatici. Il Vecchio continente, in un ottica growth, risulta invece meno attrattivo, principalmente a causa degli alti costi lavorativi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Valerio Baselli

Valerio Baselli  è Giornalista di Morningstar.

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