L'M&A ingrassa FirstMerit

La banca americana cresce con le acquisizioni, ma l'effetto delle sinergie operative non si traduce in un aumento degli utili. Il titolo resta sottovalutato dal mercato.

Francesco Lavecchia 01/09/2014 | 17:16
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Dopo i dati del secondo trimestre di FirstMerit, i nostri analisti confermano le loro previsioni per la parte restante dell’esercizio e mantengono la stima del prezzo obiettivo a 20 dollari per azione. Nei primi tre mesi del 2014, le entrate per commissioni bancarie sono state penalizzate dalle avverse condizioni climatiche dell’inverno, ma nel secondo periodo dell’esercizio l’istituto di credito americano ha ricavato 73 milioni da questa fonte di entrate, in crescita dell’8% rispetto ai primi tre mesi dell’anno.

Basso profilo di rischio
Il margine di interesse, invece, è sceso del 3,65% per effetto del più basso rendimento garantito dal portafoglio prestiti “Questa è una diretta conseguenza del basso profilo di rischio della banca americana, che presenta una delle percentuali di prestiti incagliati tra le più contenute del settore e riesce a finanziarsi a costi di deposito molto convenienti, mantenendo un’elevata redditività del capitale”, dice Dan Werner analista azionario di Morningstar. “La combinazione di questi due fattori garantisce a FirstMerit una posizione di vantaggio rispetto ai suoi competitor”.  

La nota negativa del trimestre è legata al risultato netto. Nel secondo trimestre gli utili sono saliti a 59,5 milioni di dollari (dai 48,5 milioni realizzati nello stesso periodo dello scorso anno), ma sotto le attese dei nostri analisti. Gli effetti positivi delle sinergie con l’ultima banca acquisita, Citizens Republic, iniziano a vedersi, anche se il guadagno in termini di risparmio di costi operativi sarà più evidente quando verrà completata l’integrazione dei due gruppi.

Le valutazioni degli analisti
FirstMerit è cresciuta in maniera significativa negli ultimi anni rilevando diversi istituti di credito usciti con le ossa rotte dalla crisi finanziaria negli Usa. Dal 2007 ad oggi, ha raddoppiato il suo attivo patrimoniale diventando una delle maggiori banche commerciali nella regione di Chicago. Dall’altra parte, però, l’allargamento del gruppo ha aggiunto complessità dal punto di vista operativo.

I nostri analisti stimano per i prossimi cinque anni una crescita media dei ricavi del 5% e un progressivo innalzamento dell’Eps (utile per azione) all’1,9 nel 2018 dall’1,19 del 2013. Questo dovrebbe avere un impatto immediato sulla redditività del capitale che salirà all’11,5% alla fine del quinquennio. 

 

Per leggere l'analisi completa su FirstMerit clicca qui.

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Info autore

Francesco Lavecchia

Francesco Lavecchia  è Research Editor di Morningstar in Italia

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