Gestori, il sorpasso di Italia e Giappone

Il Belpaese raccoglie più consensi delle altre piazze europee. Cambiano le previsioni su Tokyo. I manager escono dai porti sicuri di Bund e Treasury.

Sara Silano 15/03/2012 | 14:25
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Retrocede il rischio debito sovrano e i gestori tornano a guardare i dati macro. Nell’ultimo sondaggio sulle previsioni per i mercati finanziari nei prossimi sei mesi, condotto da Morningstar tra le principali società di gestione che operano nel Belpaese, prevale l’ottimismo sulle azioni, in particolare quelle asiatiche (Giappone incluso) e italiane.

L’Europa prende fiato
Le previsioni dei gestori sul Vecchio continente continuano a migliorare. Il punto di svolta è stato il secondo round di prestiti triennali a buon mercato (cosiddetto Ltro, long-term refinancing operation) agli istituti di credito lanciato a fine febbraio dalla Banca centrale europea. L’iniezione di liquidità ha dato una boccata d’ossigeno al sistema e allentato le tensioni sul debito sovrano. L’area euro, però, deve fare i conti con una situazione economica recessiva, che non facilita la riduzione degli squilibri dei bilanci pubblici. In questo scenario, il 30% degli intervistati prevede un’oscillazione delle Borse attorno agli attuali livelli con consolidamento del rally degli ultimi mesi. Il 45%, invece, è più ottimista e si attende un rialzo. Il rimanente 25% stima una discesa dei corsi azionari nei prossimi sei mesi (il numero è più alto di quello registrato per gli Stati Uniti e l’Asia).

Italia promossa
A marzo, la percentuale di ottimisti sul Belpaese è ulteriormente aumentata, passando dal 52,4% di febbraio al 55%. Per contro, i pessimisti si sono dimezzati. Da inizio anno, l’indice Msci Italy ha guadagnato oltre il 10%, grazie in particolare al recupero dei titoli bancari. Per i gestori, ci sono ancora spazi di apprezzamento, purché Roma prosegua sulla strada delle riforme strutturali.

Usa più in salute
Il quadro congiunturale americano è più roseo di quello europeo. Il dato più importante è quello sull’occupazione, che ha sorpreso in positivo. Per quanto riguarda i consumi, i gestori invitano a leggere le statisitiche con prudenza: l’aumento è determinato più dalla riduzione del tasso di risparmio che da un aumento delle retribuzioni. Dal punto di vista delle valutazioni azionarie, i fund manager sono divisi tra chi preferisce Wall Street all’Europa e chi ritiene quest’ultima più a sconto. Nel complesso, il 45% degli intervistati prevede un rialzo dei titoli americani nel prossimo semestre e una percentuale analoga il consolidamento attorno agli attuali livelli. 

Tokyo torna in luce
Cambiano le previsioni dei gestori sulla Borsa giapponese. A febbraio, era quella con la minore percentuale di ottimisti (42,8%), mentre a marzo passa davanti alle piazze finanziarie europee e statunitense (il 55% dei gestori prevede un rialzo nei prossimi sei mesi). E’ convinzione diffusa che le valutazioni siano attraenti e che scontino una situazione congiunturale peggiore di quella reale. Giocano a favore delle azioni la politica monetaria espansiva della Banca centrale e il recente indebolimento dello yen.

Asia, l’inflazione non fa più paura
L’area asiatica, Cina in testa, si sta lasciando alle spalle il pericolo di una fiammata fuori controllo dell’inflazione, che aveva dominato nel corso del 2011. Le Banche centrali hanno, dunque, più ampi spazi di manovra nel caso l’economia dovesse rallentare eccessivamente. In questo contesto, il 65% dei gestori prevede un aumento delle quotazioni azionarie a fronte di un 10% di pessimisti.

Via dai porti sicuri
I timori di default dei paesi europei periferici hanno spinto molti investitori a rifugiarsi nei titoli tedeschi e americani nei mesi scorsi. Oggi, queste emissioni offrono poche prospettive dal punto di vista dei rendimenti. Metà dei gestori intervistati prevede una discesa dei prezzi dei Bund e il 35% un’oscillazione attorno agli attuali livelli. Le stime non sono molto diverse per i Treasury americani. Per quanto riguarda i BTp, le previsioni sono per un calo dei rendimenti, a fronte di un restringimento dello spread, grazie alle riforme del governo Monti e all'azione della Bce a sostegno del sistema creditizio.

Neutralità su Eur/Usd
Quasi la metà dei gestori ha un atteggiamento neutrale nei confronti del rapporto di cambio tra l’euro e il dollaro. Da un lato, l’iniezione di liquidità della Bce spinge verso un indebolimento della moneta comunitaria; dall’altro la Fed prosegue nella sua politica monetaria ultra-espansiva. Non sono attese quindi grandi variazioni nel cambio, il che spinge alcuni fund manager a preferire altre divise come il dollaro canadese.

 

Hanno partecipato al sondaggio, condotto tra il 5 e il 12 marzo, 20 delle principali società di diritto italiano ed estero operanti sul territorio. Si tratta di Aletti Gestielle, Allianz Global Investors Italy Sgr, Banca Profilo, Bnp Paribas AM Sgr, Carmignac Gestion, Convinctions Am, Eurizon Capital Sgr, Fideuram Sgr, Ing Investment Management, Invest Banca, Investitori Sgr, La Française des Placements, M&G, Nemesis, Pioneer Im, Sella Gestioni Sgr, Swisscanto, Swiss&Global AM Sgr, Threadneedle, VG.SA.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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